19º

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Stare tra le braccia di Marc era come trovarsi in un luogo sicuro dove niente e nessuno poteva raggiungerti o toccarti.
Sciolse l'abbraccio e mise nuovamente distanza tra loro, si era fatta si consolare ma non aveva ancora dimenticato lo schiaffo che gli aveva dato davanti a tutti.
Quello bruciava insieme alle parole che le aveva rivolto.
"Va via."
"Non me ne andrò finché non avremo parlato."
"Io non ho nessuna voglia di stare ad ascoltarti."
Marc si infuriò.
"Certo. Hai sempre fatto così, mi hai messo un etichetta e ti rifiuti di ascoltarmi. Ma tu non sai niente di me."
Sophie lo guardò stanca.
"L'etichetta te la sei messa da solo, la gente si adegua a quello che tu presenti come biglietto da visita. "
Marc mise le mani sui fianchi e sbuffò contrariato.
"E tu Sophie ti sei adeguata a tutti gli altri senza darmi il beneficio del dubbio. "
"Ti rendi conto che fin da quando hai messo piede alla base non hai fatto altro che darmi contro? Possibile che distruggi le persone e non te ne accorgi? "
"Io ho fatto una promessa anni fa e devo mantenerla."
"Certo, hai fatto una promessa. Sei sicuro che il tuo amico Philip approverebbe il tuo modo di tenere fede alla parola data? Ammesso che sia stato lui a strapparti questa promessa, cosa di cui, perdonami, ma dubito fortemente. "
"Tu non conoscevi Philip!"
Marc le urlò contro.
A quanto pareva il suo amico Philip era il suo punto dolente.
"No hai ragione, non conoscevo Philip, non conosco te, non ho idea ne spiegazioni sul tuo comportamento. Ma sai cosa? Non è un mio problema, non sono più un allieva della base di Fallon quindi...."
"Ti sbagli Sophie. Tu sei e resterai una allieva della base finché lo vorremo io e il colonnello."
Abbozzò un sorriso.
Sophie lo fissò truce, lei non aveva alcuna voglia di sorridere. Gli faceva venire solo voglia di prenderlo a schiaffi.
"Errore Capitano Clandon. Roger non ti ha informato? Ho ritirato la mia scheda informativa. Non faccio più parte della base."
Marc sgranò gli occhi.
"Non puoi averlo fatto sul serio!"
"Perché ti scaldi tanto? Era quello che volevi fin dall'inizio no? Dovresti essere contento ti ho facilitato l'ingrato compito. Certo resta Diane ma sono sicura che ora che sarà da sola la dentro capirà che non era quello che voleva. E Terry non è un problema, a lei non interessano i caccia ma gli attrezzi da palestra. Fantastico no? Nessuna donna alla cloche di un caccia."
Voleva spingerlo al limite e vedere fino a che punto avrebbe resistito.
"Sophie tu non sai cosa stai dicendo. Non mi importa delle altre due ma tu devi ritornare alla base."
Sophie sorrise stanca.
"Negativo capitano. Sai quante altre basi ci sono al mondo? Tante. In una di esse di sicuro riuscirò a trovare posto per me."
"No!"
La veemenza con cui la contraddì stupì Sophie.
"Non puoi andartene. Ti mancano solo pochi esami per diventare pilota a tutti gli effetti e posso assicurarti che non ne hai di bisogno. Solo un pilota esperto sarebbe stato in grado di riportare a terra un caccia con un anomalia. "
Sophie lo guardò attentamente.
"Tu lo sapevi vero? Era una prova. "
Marc annuì.
"Ma... perché? Santo cielo sarei potuta finire male. Perché lo hai fatto?"
La vice le si era incrinata, non poteva essere stato così bastardo da mettere a rischio la sua vita.
"Volevo una reazione, sapevo del guasto, per questo ero in apprensione quando tu non mi rispondevi e non facevi domande. Essendo il tuo superiore dovevi fare quello che io ti ordinavo, ma tu sei testarda e cocciuta e hai fatto di testa tua. Rilasciando il carico e riportando indietro sia il mezzo che la tua persona intatta. Volevo che tu tornassi indietro e mi assalissi come tuo solito, che partissi con le accuse e me ne dicessi di tutti i colori."
Sophie non riusciva a capire.
"Ma perché? Per quale motivo dannazione."
Marc si passò una mano sul viso e poi tra i capelli.
"Sophie dopo il primo volo che abbiamo fatto insieme sei scesa dal caccia in lacrime e nonostante abbia chiesto a Terry non ha saputo darmi spiegazioni. Ti ho cercata ovunque senza trovarti, avevo bisogno che tu mi rassicurassi. Che stavi bene, che non era successo niente e che non dovevo rinunciare a uno dei piloti migliori che stavo formando. Ma non sono riuscito a trovarti e nei giorni a seguire sembrava quasi che mi evitassi, mi sono sentito in difficoltà e alla fine ho usato quell'espediente per ottenere una tua reazione. È stata la prima volta in assoluto da anni che ho avuto paura. "
Sophie aveva un groppo in gola.
"La prima volta in cui ho volato avevo cinque anni. Mio padre doveva occuparsi di me perché mamma doveva portare Tony a una visita molto importante. Così mi ha portata alla base, se ti chiedi il perché è presto detto. Mio padre era il generale Martinez."
Non si curò della sua reazione, continuò con il suo discorso.
" Era affascinante guardare tutti questi giochi enormi sulla pista alzarsi in volo uno dietro l'altro quasi come libellule, con grazia ed eleganza che era difficile immaginare data la grandezza. Così ho chiesto a mio padre dove andavano. Lui mi disse che facevano esercitazioni. Mi chiese se volevo provare. Ovviamente non me lo feci ripetere due volte. In pochi minuti fui imbracata con non poche difficoltà, le imbracature erano enormi per me. Ma mio padre rassicurò l'uomo che mi issava sul caccia che lui non avrebbe permesso che la sua principessa si facesse male. Durante il volo era impossibile per me guardare giù, non arrivavo al finestrino. Potevo solo guardare sopra di me. E sai cosa c'era? Nessuno. Solo nuvole candide e cielo azzurro."
Deglutì più volte, ricordare era sempre emozionante.
"Chiesi a mio padre come potevo fare per essere sempre al di sopra degli altri, non perché volessi sopraffarli o credermi superiore. Al di sopra degli altri nel senso di tutto quanto, volevo sentirmi libera e felice senza pregiudizi ne cattiveria. Lui mi disse che per essere al di sopra di tutto e tutti dovevo volare, volare alto. È stato in quel momento che mi sono innamorata dei caccia e della vita che mio padre faceva alla base. Spesso  portava me e Diane alla base e noi ci divertivamo a salire su un caccia in uno degli hangar a fare finta di essere in volo. Finché mio padre non ci ha fatto volare con lui, mezz'ora a testa. A sedici anni vedevo bene al di sotto di me e mi sentivo bene, contenta di dove ero. In aria mi sembra di respirare meglio, non so spiegarti la sensazione, ma mi sento libera. È stato durante uno di quei voli che ho detto a mio padre che sarei entrata in una scuola di formazione piloti top gun. Lui era al settimo cielo. Ma è stato sul suo letto di morte che gli ho fatto una promessa, gli ho promesso che avrei ottenuto le ali, sarei tornata  a volare. Per questo alla fine del mio primo volo con te ho pianto, perché ero tornata a volare ma questa volta senza mio padre. "
Marc aveva ascoltato con attenzione tutto il racconto di Sophie, doveva essere stata molto dura per lei. Lui aveva conosciuto il generale Martinez e lo aveva sempre rispettato in primis come uomo e poi come generale. Era un uomo davvero singolare , prima di far valere i suoi gradi era disposto a qualsiasi cosa. Era una persona eccezionale come poche, per questo la base ancora lo rimpiangeva.
"Mi dispiace Sophie. Ho conosciuto tuo padre e posso dirti che era una persona davvero eccezionale. "
"Pensa che disdetta, mio padre era il generale della base e io non sono riuscita a ottenere le ali nella sua base. È strana la vita, si prende gioco di te finché non ti fa mollare. Ma non credere che mi arrenda. Te l'ho detto, ho promesso che avrei avuto le ali e le avrò anche se sarà in Russia."
Marc si ombrò.
"Tu non andrai da nessuna parte. Vestiti ti riporto alla base."
Sophie scoppiò a ridere e scosse la testa.
"Ancora non ti è chiaro vero? Qui non valgono niente i tuoi ordini. E non verrò con te da nessuna parte."
Marc si avvicinò piano.
"Per anni ho lottato e combattuto affinché tutte le donne che si presentavano al mio cospetto fossero fuori dalla base in un mese o poco più. Nessuna è mai riuscita a tenermi testa e farmi uscire dai gangheri. Nessuna tranne te. Tutte fin troppo accondiscendenti, tutte con un cervello pari a quello di un criceto con l'aspettativa di avere accesso alle ali passando per il letto degli ufficiali più alti in grado. Tutte con un solo scopo, spassarsela e dire : ' Ehi ce l'ho fatta, sono una pilota ma non ho idea di dove si infili la chiave per accendere il motore' . Tu invece te ne stavi li a rispondere a tono ogni volta che ti ho rimproverato, hai accettato ogni sanzione e punizione senza battere ciglio. Sai quando ho capito che tu saresti diventata pilota? "
Sophie scosse la testa.
"Quando nonostante il caldo e la stanchezza hai scontato la tua punizione e quando nonostante ti avessi dato l'opportunità di farlo non hai mai mosso accuse contro le tue compagne. Questo ha fatto di te un eccezione ai miei occhi, non ti ho voluta sulla Vinson perché sapevo cosa sarebbe successo. I colleghi della base marina ogni qual volta vedono una donna sembra abbiano visto un apparizione, portarti lì avrebbe significato tanti, troppi occhi su di te. E questo non potevo sopportarlo."
Sophie alzò gli occhi al cielo.
"Non credi che avresti dovuto lasciarmi libertà di scelta? Avrei saputo cavarmela benissimo, non sono una sprovveduta e come ho rimesso a posto te avrei rimesso a posto tutti gli altri."
Marc si fermò a un passo da lei e la guardò dritta negli occhi.
"Non potevo correre il rischio. Anni fa credevo di aver capito cosa significasse essere importanti per qualcuno."
Sophie fece una smorfia di disappunto.
"Fammi indovinare, Charlene?"
"Si. Quando arrivò alla base rimasi basito da tanta bellezza, stravedevo per lei. Purtroppo anche Philip non era immune al suo fascino. Dopo un pò di tempo per non mettere a repentaglio la mia amicizia con Philip mi sono fatto da parte. Le dissi che i triangoli non mi piacevano e che in realtà io non avevo intenzione di sistemarmi. Se ci rimase male non lo diede a vedere, so solo che iniziò a diventare sempre più difficile cercare di mostrare a Phillip la sua vera natura. Lui era davvero innamorato, ma lei no. Charlene era un arrivista, le interessava solo riuscire a diventare pilota e non quante teste schiacciare per arrivarci. Durante un volo lo costrinse a darle il comando del mezzo ricattandolo nel modo più ignobile possibile. Voleva denunciarlo per molestie sessuali. Purtroppo Philip non fece mai ritorno da quel volo. "
Sophie si tappò la bocca angosciata, quella donna non le piaceva.
Non le piaceva per niente.
"Fu espulsa dalla base e segnalata in tutte le altre. Io.... Sophie so di aver sbagliato tutto in questi anni e di aver sbagliato soprattutto con te. Ma potresti cercare di perdonarmi? "
Sophie era in seria difficoltà, da un lato voleva farlo, dall'altro però c'era ancora qualcosa che la frenava.
"Io..."
Marc le prese il viso tra le mani.
"Dal giorno che ti ho vista alla base ho capito che saresti stata un problema. Ma non per la base. Hai portato scompiglio nella mia vita, mi hai fatto capire sul serio cosa significa tenere a qualcuno. Hai dimostrato che le donne non sono tutte uguali e che ti meriti quelle dannate ali tanto quanto me. Sto facendo una fatica immane per non spogliarti di questo assurdo pigiama che porti perché voglio  che tu tolga prima l'armatura fredda che hai indossato apposta per me. Sophie mi hai mandato il cervello a puttane e ti sei presa il mio cuore penso che sia arrivato il momento di darmi un po' di sollievo o il colpo di grazia. "
Gli occhi di Sophie brillavano, il cuore le batteva e aveva solo voglia di baciarlo ma doveva sapere.
"I figli di Charlene sono tuoi?"
Marc gelò sul posto.
Tolse le mani dal suo viso e strinse le labbra in una linea dura.
"Ancora quella maledetta stronza. Che ti ha detto?"
Sophie alzò le spalle.
"Che odi prenderti le tue responsabilità, che non sei un tipo che si fa mettere il cappio al collo e che meno male che ha trovato suo marito che adora quei bambini come fossero suoi."
"Cos... Assurdo! Sul serio ha detto che i figli che ha sono miei? Quanti anni hanno sei, sette? Ad aprile saranno nove anni che non vedo più Charlene. Come può dire una cosa simile?"
Iniziò a fare su e giù nella stanza, mentre Sophie lo guardava e cercava di venire a capo di tutto.
I bambini compivano otto anni di lì a qualche giorno , se Charlene fosse rimasta incinta c'erano molte probabilità che i bambini fossero di Marc.
I conti tornavano.
"Vestiti!"
"Marc ti ho già detto che-"
Non la fece finire di parlare.
La baciò, per zittirla. Ma anche perché aveva bisogno di sentirla, stava impazzendo.
Quando smise di baciarla appoggiò la fronte alla sua e la guardò dritta negli occhi.
"Ti amo Sophie. Non l'ho mai detto a nessuna. Perché sei stata l'unica a riuscire ad aprire il mio cuore e infilarti dentro. Mi hai fatto impazzire per mesi e perdere dieci anni di vita in ventiquattro ore. Ho bisogno di te nella mia vita, nei miei giorni. Ti amo e non posso fare a meno di te. Vestiti, andiamo a cercare quell'arpia, sono disposto anche a fare un test del DNA per provarti che mente. "
Sophie era arrossita, Marc , il tenebroso, scostante, burbero capitano Marc Clandon le aveva appena detto ti amo.
"Io, potresti ripetere per favore?"
Marc sorrise.
"Ti amo Sophie Martinez Jackson e-"
Stavolta però fu lei a zittirlo, si alzò in punta di piedi e lo baciò.
"Accidenti a te e alla tua aria burbera. Anche io ti amo. Non so bene quando è successo ma credo quando mi hai mostrato la prima volta i tuoi occhi. Marc non mi importa se quei bambini sono o no tuoi, quello che mi importa è che nel caso lo siano non gli faccia mancare la tua presenza."
"Ti posso assicurare che non sono miei e che nel momento in cui dovessero per qualche strano motivo esserlo diventerò una costante per loro. Non ti nascondo però che mi piacerebbe un domani averne più di due e magari che fossero biondi e con gli occhi azzurri. "
Sophie sorrise contenta e annuì.
"Vestiti ora, altrimenti difficilmente riusciremo ad uscire di quì."
Dopo un ora erano in macchina, aveva detto a Marc che il marito di Charlene era il governatore del Colorado. Grazie a un paio di telefonate a un amico di Marc riuscirono a scoprire in quale albergo soggiornasse .
Non distava molto dalla spiaggia in cui si trovavano al momento della tempesta.
Quando giunsero a destinazione Sophie era agitata, pregava suo padre che quei bambini non fossero figli di Marc.
"Pronta?"
Sophie scosse la testa ma si lasciò trascinare in quel complesso residenziale di bungalow dove soggiornava Charlene.
Quando giunsero davanti al bungalow giusto Sophie era un fascio di nervi, non sapeva cosa ci faceva lì ne come si sarebbe comportata quella donna.
Marc bussò e attesero che qualcuno andasse ad aprire.
"Sophie!"
La piccola Maggie le saltò in braccio e la strinse forte.
"Mamma c'è Sophie!"
Entrarono nel salotto dell'appartamento e Charlene seguita da un uomo sulla cinquantina uscirono da quella che molto probabilmente era la stanza da letto.
"Salve."
"Salve. Sono Marc Clandon e lei è Sophie Jackson."
Charlene era ammutolita e li guardava con odio.
L'uomo strinse la mano di Marc e accennò un mezzo sorriso a Sophie.
"Sono Adam Quince e lei deve essere la ragazza che ha portato in salvo i miei figli. Non so come ringraziarla, c'è qualcosa che posso fare per lei? Non so ha bisogno di denaro, di un auto, un appartamento. Chieda quello che vuole, nessun prezzo può comparare la vita dei miei bambini."
Sophie si schiarì la gola.
"La ringrazio governatore ma non sono qui per ricevere regali o riconoscimenti. Quello che ho fatto per Maggie e Josh lo avrei fatto per chiunque. "
"Bene. Sono felice, vi è poca gente così al mondo. Allora in cosa posso esservi utile?"
Marc guardò Sophie.
"Bhe in realtà ci sarebbe qualcosa in cui lei potrebbe fare chiarezza."
"Ma non state in piedi prego accomodatevi, Charlene offri da bere ai nostri ospiti."
La piccola Maggie fu mandata sul retro a giocare con Josh perché c'era da discutere tra grandi.
"Allora ditemi su quale questione dovrei fare chiarezza."
"Sophie è la mia ragazza e sta per diventare pilota dell'Aeronautica militare. Circa un ora fa mi ha detto di essere a conoscenza di un particolare che mi riguarda ma di cui io non ero al corrente. Pare che i suoi figli a detta di sua moglie li abbia generati io. Non so di preciso quando dato che sono oltre otto anni che non la vedo. "
Charlene sbiancò.
Il marito guardò i suoi ospiti con stupore e poi sua moglie con incredulità.
"Di che cosa sta parlando?"
La donna fece un risolino isterico.
"Non ho idea di che cosa stiano parlando Adam. "
Sophie era scioccata.
"Signora le ricordo che ieri in ospedale lei ha insinuato che Marc è il padre dei suoi figli, che non ha voluto assumersi le sue responsabilità e che suo marito ama quei bambini come fossero suoi. Lo ha detto lei."
"Signorina credo che lei avrebbe dovuto restare ancora in ospedale. Lei non sta bene. Io non le ho mai detto nulla del genere. Adam ti giuro si sta inventando tutto."
L'uomo sospirò dispiaciuto.
"Posso assicurarvi che Maggie e Josh sono miei figli, sono nati per inseminazione e sono più che certo di essere il loro padre biologico. Ora se volete scusarci avremmo un po' di fretta. Dobbiamo ripartire per il Colorado."
Marc si alzò e prese la mano a Sophie per tirarla su.
"Grazie per la chiarezza. Buon rientro a casa e spero vivamente di non vederti più Charlene. La prossima volta non ti assicuro la medesima gentilezza. Governatore Quince è stato un onore conoscerla."
Gli uomini si strinsero la mano mentre Charlene non osava alzare lo sguardo dal pavimento.
Fuori dal bungalow Sophie riprese a respirare normalmente.
"Quella donna è folle. Dovrebbe internarla non mandarla in giro da sola in vacanza. È una mina vagante santo cielo."
"Sophie ti prometto che Charlene non sarà più un problema. Ora possiamo andare alla base? Il colonnello mi ha impedito di fare ritorno senza di te."
Forse era arrivato il momento di riprendere la sua vita dove l'aveva lasciata, dove tutto era iniziato e dove tutto avrebbe avuto il suo seguito e il suo lieto fine.

Amami tra le nuvole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora