Sophie si svegliò quando l'infermiera entrò nella stanza con il carrello dei prelievi.
"Buongiorno cara, ti sei svegliata vedo. Come ti senti?"
Sophie si guardò intorno, era in ospedale quindi li avevano trovati, erano arrivati a riva.
"Maggie e Josh stanno bene?"
La donna sorrise intanto che preparava il laccio emostatico e una siringa.
"Quelle due pesti stanno bene, non vedono l'ora di venire a trovarti. Se stai bene quando finisco li avviso."
"Oh si la prego, voglio vederli."
Quando finì il prelievo chiese se poteva alzarsi.
"Eviterei ancora per oggi. Fuori c'è il tuo fidanzato vuoi che faccia entrare anche lui?"
Sophie sgranò gli occhi.
"Il mio fidanzato? Ci deve essere un equivoco, io non sono fidanzata."
La donna fece una faccia sconcertata.
"Sul serio? Vuoi dirmi che quel tipo tenebroso dai capelli neri e gli occhi grigi davvero non è il tuo fidanzato? È da quando sei quì che non ti ha lasciato neanche un attimo."
Capelli neri e occhi grigi, Marc Clandon.
"Sono più che certa che non sia il mio fidanzato. Può dirgli di andare via."
"Va bene tesoro come vuoi. Ahh avessi venti anni di meno."
Quando la donna uscì Sophie tentò di sbirciare dalla porta socchiusa ma non vide nulla.
Dopo un quarto d'ora la testolina di Maggie comparve dietro la porta.
"Sophie sei sveglia?"
"Maggie, certo vieni."
La bambina non se lo fece ripetere due volte e saltò sul letto gettandole le braccia al collo.
"Sono così contenta Sophie, la mia mamma mi ha portato una bambola che volevo da tanto."
"Sono contenta per te piccola, ma Josh dov'è?"
Maggie prese a giocare con i capelli di Sophie.
"Josh dice che lui è grande, si è fermato con la mamma a salutare un signore quì fuori. Sai che ho conosciuto tuo fratello?"
"Davvero? E come ti è sembrato?"
"È bello."
"Io ancora non l'ho visto."
La bambina ridacchiò.
"Per forza Sophie hai dormito tanto. Io e Josh non abbiamo dormito di giorno, solo di notte. Però mi annoio quì, voglio andare a casa. Mamma dice che dobbiamo aspettare che arrivi il papà."
"Perché dov'è il tuo papà?"
"A lavoro. Il mio papà è...aspetta come si dice...non mi ricordo. Ma non viene mai in vacanza con noi perché lui deve portare avanti il paese."
"Ok, per caso è un governatore?"
La bambina spalancò gli occhi stupita.
"Sii. Lo conosci? È il governatore del Colorado."
Sophie scosse la testa.
Una donna ben vestita e truccata entrò in camera insieme a Josh.
"Ciao Sophie come stai?"
"Ciao Josh, sto bene. Tu e il tuo kayak?"
Il bambino mostrò un sorriso a trentadue denti.
"Mamma ha detto che me ne comprerà un altro. Vero mamma?"
Si girò a guardare sua madre per chiedere conferma e la donna annuì.
"Salve, sono lieta che si sia svegliata. Ci tenevo a ringraziarla per aver salvato i miei figli."
Sophie sorrise e si prese un attimo per guardare bene la donna.
Capelli corvini lunghi, forme allucinanti messe in risalto dal completo strettissimo viola, unghie laccate e anelli, tanti anelli.
Aveva un che di familiare.
"Non ho fatto niente di che, i suoi figli sono stati bravissimi. Ma...ci conosciamo? Mi sembra di averla già vista."
La donna si sistemò i capelli nonostante non ve ne fosse alcun bisogno, erano perfetti.
"Bhe ecco, ero in spiaggia quando si è avvicinata e mi ha chiesto cosa fosse successo. Non so se si ricorda ma mi ha consigliato di coprirmi."
In quel momento l'immagine di un costume succinto rosso le balenò davanti agli occhi.
Sophie arrossì suo malgrado.
Ricordava di aver bevuto, tanto, ma tutto il resto era abbastanza sfocato.
"Oh mio dio. Mi perdoni signora, non ero lucida in quel momento."
La donna abbozzò un sorriso di cortesia piuttosto falso.
"Non importa. Quello che conta è che i miei figli stanno bene e mi chiamo Charlene."
Sentire quel nome ghiacciò il sangue nelle vene a Sophie.
Era quella Charlene?
"Io...io sono Sophie."
"Lo so. Questi birbanti non parlano d'altro. Pare che abbiamo una passione in comune."
"Davvero?"
"I bambini hanno detto che frequenti una scuola per piloti, immagino nella base di Fallon."
Era quella Charlene.
"Si esatto."
La donna sistemò nuovamente i capelli, gesto che a Sophie iniziava a dare sui nervi. Non era carino dimostrare a chi si trovava in un letto di ospedale quanto fosse sciatto e dismesso.
"Anche io ci sono stata tanto tempo fa. Conosci il capitano Clandon?"
Sophie assunse un espressione guardinga. Cosa voleva?
"Si è inevitabile visto che mi da lezioni di volo."
"Oh ma sul serio? Eppure io sapevo che nessuna donna è riuscita a diventare pilota. Tu devi avere qualcosa di speciale."
Se prima aveva qualche dubbio in quel momento si dissolsero completamente.
Quella donna era una stronza.
"Non ho niente di speciale. Ho solo avuto un ottimo maestro."
In quel momento in camera entrarono Tony e sua madre.
"Sophie sei sveglia!"
"Tony, mamma. La signora è la mamma di questi due simpatici bambini ."
Abbracciò suo fratello e lasciò che sua madre scambiasse quattro chiacchiere con la donna, lei non aveva assolutamente più niente da dirle.
"Bene bambini è arrivato il momento di tornare nella vostra stanza, lasciamo Sophie con la sua mamma. Rimettiti presto mia cara, non sia mai che il tuo posto venga dato a un altra."
Se ne andò lasciando la scia del suo profumo stucchevole e un tarlo nella testa di Sophie.
"Allora signorina io e te dobbiamo scambiare quattro chiacchiere. Avevi promesso Sophie, avevi promesso di non rifarlo. Che diavolo è successo?"
Era logico che sua madre l'avrebbe rimproverata, erano più di tre anni che non toccava un bicchiere di alcool.
"Lo so mamma e ti chiedo scusa per questo, mi dispiace. "
Sua madre la guardò dritta negli occhi, conosceva bene i suoi figli e sapeva quando qualcosa non andava.
"Che ti succede Sophie? C'entra per caso il capitano? È quì da quando mi hanno chiamato, non è andato neanche a casa a riposare o cambiarsi nonostante glielo abbia detto più volte. È irremovibile, dice che deve parlare con te."
Tony assisteva in religioso silenzio al discorso tra la madre e sua sorella.
"Mamma il capitano Clandon può andare a farsi fottere. Non ho la minima intenzione di vederlo. Ormai sono fuori dalla base, non sono più una sua allieva."
Tony spalancò gli occhi.
"Che vuol dire che non sei più sua allieva? Stai rinunciando Sophie?"
Sophie si passò una mano sul viso.
"No Tony non rinuncerò mai. Proverò altrove, la base di Fallon non è l'unica al mondo a formare piloti."
Il fratello si rabbuiò.
"Ma dovresti andare via da Fallon. E noi?"
Questo la metteva in seria difficoltà. Andare via significava effettivamente lasciare quel che restava della sua famiglia già squarciata, Tony ne avrebbe sofferto tanto.
"Tony per adesso non andrò da nessuna parte. Mi prendo del tempo per me, ti seguirò ovunque andrai tanto che ti sentirai stanco alla fine di vedermi ogni secondo."
Il fratello le prese le mani tra le sue.
"Io non mi stancherò mai di vederti Sophie, sei la mia vita."
In quel momento Sophie scoppiò a piangere.
Tutta la tensione accumulata nei giorni precedenti sfociò in quelle lacrime.
L'amore per Marc, il primo volo in autonomia, lo schiaffo, un tuffo nell'ignoto per salvare quei bambini, e la consapevolezza di dover trovare il suo futuro altrove.
Tony la tenne stretta a se finché non si calmò.
"Scusami Sophie non volevo farti piangere."
"Non è colpa tua Tony. Mi serviva farlo, ora sono più calma."
In quel momento voci concitate giunsero dal corridoio, sembrava Diane.
Possibile che quella ragazza bisognava tirarla sempre fuori dai guai?
Sophie si alzò piano dal letto e raggiunse la porta, la aprì e guardò fuori.
Diane stava discutendo con Marc mentre Frank cercava di tenerla a bada.
"Credi sia stato facile per lei sopportarti? Te lo dico io, no! Le hai reso la vita un inferno, sai da quanto non beveva? Tre anni e sette mesi. Ora arrivi tu e che fai? La getti nuovamente nello sconforto. Bravo complimenti. "
Ma le parole di Diane non scalfirono Marc, non le aveva neanche sentite, la sua attenzione era catturata da Sophie.
Restarono a fissarsi occhi negli occhi, non esisteva più nessuno.
"Sophie che ci fai in piedi!"
Il richiamo di Diane destò Sophie che distolse lo sguardo e pregò l'amica di entrare.
"Mi spieghi chi diavolo ti ha dato il permesso di alzarti?"
"Per l'amor del cielo Diane smettila con la sindrome del dittatore. Sto benissimo e mi sono alzata solo perché stavi sbraitando in un corridoio di ospedale."
"Sbraitare, mi hai preso per una vecchia strega?"
Tony si mise a ridere e allentò la tensione.
"Staresti bene vestita da strega Diane."
"Tu piccolo impertinente devi frequentare di meno la figlia di Satana."
Tony scompigliò i capelli a Diane.
"Ti ricordo nana che io sono più grande di te."
"Nana? Nana a chi? Ti faccio vedere io!"
"Andiamo smettetela tutti e due, rischio che mi caccino via da questo ospedale prima che sia dimessa santo cielo."
Dopo aver chiacchierato a lungo con Diane, sua madre e Tony ricevette un saluto veloce da Frank e un ammonimento, ascoltare Marc.
Ma Sophie non ne aveva alcuna voglia.
Rimasta sola si alzò e andò a guardare fuori dalla finestra, palme, ragazzi sui roller, gente seduta al bar a godersi gli ultimi giorni di sole.
"Signorina."
Sophie si girò di scatto, un dottore con gli occhiali ,il camice bianco e due adorabili fossette se ne stava in piedi vicino al suo letto.
"Salve."
Si avvicinò lentamente e sedette sul letto.
"Sono venuto a dirle che domani può andare a casa."
Era carino e molto giovane. E gli occhiali gli davano un aria terribilmente sexy.
"Davvero? È fantastico. "
"Arrivederci signorina e si riguardi."
"Grazie, arrivederci."
Quando il medico uscì tenne la porta aperta a Maggie e Josh che entrarono e saltarono sul letto come furie.
"Ciao Sophie."
"Ciao bambini. Anche voi andate a casa domani?"
Maggie e Josh annuirono.
"Mamma verrà a salutarti dopo. Sta parlando con un signore qua fuori. Lo conosci? È sempre quì."
La curiosità dei bambini era disarmante, facevano le domande più pressanti e personali senza battere ciglio, come se fosse una cosa normale.
"Può darsi, come può essere che io non sappia chi sia. Siete contenti di tornare a casa?"
"Ma noi non torniamo a casa. Il papà è arrivato e ci porta a Disneyland."
"Wow. Beati voi."
"Non sei mai stata a Disneyland?"
"No Maggie. Diciamo che non ho avuto molto tempo. Voi però divertitevi tanto. "
"Ti posso assicurare che lo faranno. Sono venuta a salutarti domani usciamo di quì. Volevo ringraziarti anche da parte di mio marito purtroppo non ce la fa a venire in ospedale."
"Stia tranquilla non si preoccupi e non serve neanche continuare a ringraziarmi, l'avrei fatto per chiunque. "
"Bambini iniziate a tornare in stanza arrivo subito."
Sophie si chiese per quale motivo non se ne andava con i figli.
Salutò i bambini e si fece promettere di fare attenzione in futuro.
"Sophie non so cosa abbia tu di tanto speciale da tenere Marc incollato alla sedia fuori in corridoio. Voglio solo dirti una cosa, fa molta attenzione. Marc Clandon si nasconde dietro la sua aria burbera e cattiva per non farsi mettere il cappio al collo. Disdegna le donne e odia prendersi le sue responsabilità, sono stata fortunata ad incontrare quello che è ora mio marito. Ha cresciuto Maggie e Josh come figli suoi, con amore e dolcezza. Qualità e sentimenti di cui Marc non conosce il significato. Bene ora è meglio che vada. Grazie ancora e non so cosa si dice in questi casi arrivederci? "
Sophie deglutì a vuoto.
Venire a conoscenza di determinate notizie era a dir poco sconcertante.
" Grazie per la premura ma per me il capitano Clandon rappresenta solo il mio istruttore di volo. La ringrazio ancora e stia attenta ai suoi figli."
Avrebbe voluto dirle addio a mai più ma non vedeva l'ora che se ne andasse.
Rimase sola per il resto del pomeriggio, Tony e sua madre erano al centro estivo, Diane stava instaurando un rapporto con suo padre.
La solitudine le servì per rimuginare.
Quella Charlene aveva insinuato che Marc era avezzo alle responsabilità, questo poteva significare solo una cosa.
Josh e Maggie erano figli di Marc.
Ma da quanto le aveva detto Frank lei aveva scelto Philip, possibile che continuasse a tenere il piede in entrambe le scarpe?
Certo da una donna come quella ci si poteva aspettare di tutto.
Ma sul serio poteva pensare che Marc non si sarebbe assunto la responsabilità di due bambini?
E per quale motivo si era premurata di farglielo sapere? Lei con Marc non aveva alcun legame.
Tanti troppi pensieri frullavano nella testa, non era salutare cercare di venire a capo di una storia ingarbugliata come quella in un posto come l'ospedale.
Si alzò e raccolse le sue cose.
Per fortuna sua madre le aveva portato un cambio e un paio di scarpe.
Infilò il pantalone, la canotta e la camicia di sopra, indossò le scarpe e legò i capelli a coda.
Era in uscita l'indomani ma poche ore prima non avrebbero cambiato nulla, stava bene poteva andarsene.
Socchiuse la porta e sbirciò appena, non si vedeva nulla. Magari Marc aveva rinunciato e finalmente se n'era andato.
Aprì la porta e mise la testa fuori dal corridoio , a destra non si vedeva nessuno, a sinistra nemmeno.
Quando si girò per chiudere la porta dietro di sé gli occhi le caddero sulla persona che era seduta a terra con la testa penzoloni da un lato .
Marc dormiva profondamente vicino alla porta della sua stanza.
Sospirò stanca, quell' uomo era quanto di più testardo avesse mai visto in vita sua.
Si allontanò piano e percorse il corridoio fino alle scale.
"Ciao cara dove vai?"
L'infermiera che le aveva fatto il prelievo la vide e la fermò.
"Oh salve. Vado a casa, ho bisogno di una doccia e del mio letto. Sono stata dimessa, dovrei uscire domani ma non credo cambi qualcosa."
"No affatto. Solo all'entrata registra la tua dimissione, dovevano farlo domani ma dato che vai già via...cosa ne faccio del ragazzone che sosta in corridoio? Non ne vuole sapere di andarsene."
Sophie si girò a guardarlo.
"Lo lasci dormire. Domani avrà modo di liberarsi di lui. Grazie di tutto."
"Figurati cara."
Sophie imboccò le scale e le scese velocemente, erano solo le nove forse riusciva a recuperare l'auto al parcheggio davanti alla spiaggia, non era poi così lontano.
Quando raggiunse il parcheggio si rese conto che aveva quasi trattenuto il respiro, aveva paura, paura che Marc la raggiungesse.
Una volta che lo avrebbe avuto di fronte difficilmente sarebbe riuscita a mantenere le distanze.
Salì in auto e appoggiò la testa e le mani sul volante, respirò più volte poi mise in moto e partì.Il collo gli faceva male, segno che si trovava in una posizione strana.
Aprì gli occhi e vide movimento.
Si era addormentato.
Era giorno e la porta della stanza di Sophie era spalancata.
Si alzò immediatamente e entrò, le infermiere che stavano cambiando il letto smisero subito con il loro chiacchiericcio.
"Dov'è?"
Le infermiere si guardarono stupite.
"Chi?"
"Sophie, la ragazza che occupava questa stanza dov'è?"
"Non ne abbiamo idea, ci è stato detto di cambiare il letto e noi lo stiamo facendo."
Marc si passò le mani nei capelli scompigliandoli di più.
Uscì in corridoio e si diede dell' idiota, se n'era andata e lui non era riuscito a parlarle.
"Maledizione!"
"Che succede Marc, la tua pupilla ti ha dato il benservito?"
Sentire la sua risata malefica e orribile gli fece venire voglia di metterle le mani intorno al collo e stringere fino a farla diventare viola.
"Togliti dai piedi."
Charlene in quanto a cattiveria non aveva rivali.
"Sai Marc, può darsi che abbia capito di che pasta sei fatto. Ti dirò ha negato spudoratamente che tra voi ci sia qualcosa, ma la tua presenza quì ha mandato in fumo tutto ciò che lei ha negato."
"Spero per te che tu non abbia usato la tua lingua biforcuta per mettermi in cattiva luce o giuro su Dio e su Philip che stavolta me la paghi!"
La risata di Charlene si dissolse nel corridoio.
Marc era più che certo che Charlene aveva detto qualcosa a Sophie e aveva tutte le intenzioni di scoprirlo.
Uscì dall'ospedale come una furia, doveva cercarla.
Stavolta Charlene Foleman non l'avrebbe passata liscia. Non quando in gioco c'erano i suoi sentimenti e soprattutto Sophie, lei non si toccava.Sophie si versò dell'altro caffè e prese un altro muffin, adorava fare colazione, era il momento della giornata che preferiva in assoluto.
Aveva ascoltato le notizie alla radio, sentito sua madre e Tony e mandato un messaggio a Diane per avvisarla che era a casa.
Mise la tazza nel lavello e guardò fuori dalla finestra, era una bella giornata di sole e lei doveva essere alla base.
Sospirò pesantemente e si allontanò in modo brusco dalla finestra.
Mise le mani sui fianchi e fece avanti e indietro in cucina.
Sbuffò più volte e si sforzò di non pensare a Marc, a Charlene e ai bambini, ma era impossibile non pensarci e cercare qualche piccola somiglianza.
Quando suonarono alla porta gettò un occhiata all'orologio a forma di pomodoro appeso in cucina.
Erano le dieci, chi diavolo poteva essere?
Andò ad aprire nonostante fosse in pigiama.
La presenza di Marc sul pianerottolo la scioccò ma fu solo un attimo, appena reagì fece per chiudere ma lui fu più veloce.
La spinse indietro e entrò in casa chiudendo la porta.
Certo guardarlo ogni mattina, impeccabile con le sue fedeli lenti, la tuta, i capelli a posto e la barba inesistente era di per se piuttosto piacevole. Ma vederlo ora, con i capelli sfatti , la barba lunga, le occhiaie e una camicia sgualcita, senza occhiali e con gli occhi che mandavano saette era destabilizzante.
Sophie indietreggiò.
"Sei un incosciente!"
Sophie smise di indietreggiare.
"Capitano le ricordo che questa è casa mia e lei non ha né il permesso di trovarsi quì ne tantomeno il diritto di insultarmi."
Marc la raggiunse in due falcate e la guardò dritta negli occhi.
"E io ti ricordo che sei una spina nel fianco, che sei dispotica, arrogante e presuntuosa."
Detto questo la chiuse tra le braccia e la strinse forte.
Sophie non seppe ribellarsi. Lo voleva anche lei quell'abbraccio caldo e rassicurante.
La tenne stretta per un tempo indefinito, nessuno dei due aveva voglia di sciogliere l'abbraccio.
"Mi hai creato non pochi problemi sai?"
Sophie si allontanò e lo guardò a sua volta.
"Neanche lei è facile da gestire, e ne ha creati molti di più a me problemi."
"Voglio scusarmi con te Sophie."
Sophie mise distanza tra i loro corpi e lasciò che Marc la guardasse.
"Davvero capitano? E per quale motivo sentiamo."
"Quando hai fatto il volo l'altro giorno, ma tu apri a tutti in quello stato così succinto?"
"Cosa?"
"Il tuo pigiama. Potevi vestirti prima di aprire, ti sembra il modo?"
Sophie alzò le sopracciglia e fece uno sguardo allibito.
"Cioè mi faccia capire-"
"Piantala con questo lei Sophie. Ho solo voglia di farti cose indecenti in questo momento."
Sophie rimase spiazzata.
"Cosa credi che venendo quì regalandomi abbracci e proposte indecenti io metta una pietra sopra tutto quello che mi hai fatto passare in questi mesi? Sai che cosa vuol dire sentirsi fuori luogo e non adeguati? Sai che vuol dire mettere in discussione quello che è il tuo sogno da quando sei una bambina? No. Tu sai solo cosa vuol dire non volere una donna pilota punto. Le persone sono fatte di carne, anima e sentimenti Marc, io ho un cuore e un cervello. E sentirmi dire che non sarò mai un pilota e che non valgo niente mi ha gettato nello sconforto più totale."
Non si era accorta di aver iniziato a piangere, non finché Marc non la strinse nuovamente tra le braccia chiedendole perdono.
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Amami tra le nuvole
ChickLitVolare alto ,quello era stato il suo sogno fin da bambina. Mentre i suoi coetanei giocavano a nascondino lei accompagnava suo padre alla base militare . Finalmente potrà realizzare il suo sogno dopo anni dedicati allo studio e ai sacrifici. Le port...