16º

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Marc mal sopportava le persone che non facevano quello che lui diceva.
E Sophie Jackson era una di quelle.
Per dieci giorni aveva cercato in tutti i modi possibili e immaginabili di avvicinarla per capire cosa diavolo era successo durante il primo volo.
Purtroppo Sophie si era trincerata dietro un atteggiamento di freddezza che lo faceva imbestialire.
Allo stesso tempo non trovava pretesti per giustificare una punizione e quindi doveva lasciarla stare.
Ma le buone occasioni difficilmente tardavano a presentarsi specie quando riguardavano Marc Clandon e la sua indole perseverante e subdola.
Tutti gli allievi erano stati portati più volte in volo, quel giorno era arrivato il momento di mettere in pratica le lezioni che avevano preso e fare dei brevi voli con l'aiuto della torre di controllo, in autonomia e con lo scopo di portare un fantoccio a destinazione.
Sophie era stata messa nel primo gruppo, ognuno di loro sarebbe decollato con il proprio caccia e un fantoccio da scaricare al punto x.
In pista erano allineati quattro caccia e Sophie insieme agli altri stava facendo il walk around, che consisteva nell'ispezione esterna del velivolo.
Quando furono pronti salirono ognuno sul proprio caccia e iniziarono a fare le manovre di controllo funzione apparecchiature.
Marc sapeva che sul caccia che aveva Sophie c'era un piccolo problema che non l'avrebbe fatta arrivare al punto x per il rilascio del fantoccio.
Voleva metterla alla prova e vedere se finalmente riusciva a provocare una qualsiasi reazione in lei.
A metà volo l'avrebbe fatta rientrare. Non poteva mettere a rischio la sua vita.
Al momento del decollo vide Diane alzare due dita in segno di vittoria alla sua amica e poi portarle al cuore. Doveva essere un messaggio in codice tra loro.
"A noi gioiellino, facciamo vedere al capitano di che pasta siano fatti. Papà non abbandonarmi proprio oggi."
Il decollo proseguì in modo eccellente e dopo due minuti in pista c'erano solo il capitano e altri allievi.
Marc era in contatto via radio con i quattro velivoli, ognuno di loro faceva domande su domande tranne Sophie.
"Jackson, sei operativa?"
"Si capitano."
"Nessuna domanda?"
"No capitano."
"A che velocità stai viaggiando Jackson?"
"A circa 1600 km orari capitano."
Marc fece un rapido calcolo per calcolare quanto fosse distante dalla base quando un forte fischio risuonò nella cassa della radio da campo.
"Ragazzi che succede?"
Tre risposte furono di diniego, quella di Sophie non arrivò.
"Jackson?"
Nessuna risposta, i ragazzi stavano iniziando ad allarmarsi.
"Qui base, Jackson rispondi!"
Al terzo tentativo la radio gracchiò qualcosa.
"Sto sorvolando la vecchia miniera di Ely, non so se riuscite a sentirmi. Ho un problema di avaria, il bruciatore del motore di sinistra è andato. "
"Torni indietro Jackson, ripeto torni indietro."
Sophie non rispose, mancavano due fottute miglia al rilascio del fantoccio, non sarebbe tornata indietro.
Aumentando la velocità sarebbe riuscita a sganciare il carico e tornare indietro, certo aumentare la pressurizzazione a bordo poteva essere un problema per lei. Ma durante l'addestramento era riuscita a spingersi fino a sei g di velocità. Aumentando la velocità con l'F-14 non sarebbe arrivata a più di quattro g, poteva farcela. Certo al ritorno avrebbe dovuto affrontare l'ira di Marc Clandon ma tutto nella vita aveva un prezzo.
"Negativo capitano. Posso farcela."
"Jackson non è in grado di fare una mossa avventata, non ha ancora la capacità. Torni indietro, ripeto torni indietro. "
"Te lo puoi scordare Clandon. Sophie Jackson non si arrende facilmente."
"Jackson mi ricevi? Torna indietro."
Sophie aumentò la velocità, raggiunse il punto x e sganciò il portello di scarico.
Ora il problema era virare a quella velocità, poteva seriamente perdere il controllo del velivolo.
Moderò di poco la velocità e fece una virata a 90º facendo ruotare il velivolo sull'asse longitudinale fino a ritrovarsi con le ali in verticale.
"Maledizione Jackson, può scordarsi di diventare pilota. Torni indietro cazzo!"
Sophie sorrise.
"Non sbraiti capitano, sono riuscita nel mio compito. Ho sganciato il carico, sono a dieci miglia dalla base e tra poco più di cinque minuti sarò lì."
"Sei una stupida incosciente. Faremo i conti una volta atterrata. Non puoi fare di testa tua."
Dopo alcuni minuti tra l'esultanza dei suoi compagni Sophie raggiunse la base e atterrò in modo impeccabile.
Quando scese dal caccia però l'ira funesta di Marc Clandon si scagliò su di lei.
Uno schiaffo la colpì in pieno viso, facendo scattare la testa di lato.
La coccarda e le mostrine attaccate alla tuta vennero strappate con rabbia e gettate a terra.
"Sei un incosciente! Ti avevo detto di tornare indietro non di fare l'eroina del cazzo. Credi che con questa bravata tu sia diventata migliore ai miei occhi? Ti sbagli! Sono queste le stronzate che mi fanno capire chi ha davvero la passione per le ali e per il suo lavoro."
Sophie trattenne le lacrime. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Aveva ragione.
Ne aveva abbastanza.
Lei non sarebbe diventata pilota, non nella base di Fallon.
"Ha ragione capitano, ha sempre avuto ragione lei. Io non diventerò mai pilota. Ha vinto capitano. '
Sotto gli occhi attoniti di tutti gli diede il casco e se ne andò via.
Diane la chiamò più volte ma non servì a nulla.
Raggiunse la sua stanza, prese la sua roba e abbandonò per sempre la base.
Era stanca, per affrontare Marc Clandon e il suo odio verso l'universo femminile ci voleva una corazza di lega indistruttibile. Lei era solo un corpo rattoppato, non aveva più la capacità di ribellarsi.
Aveva creduto che finalmente lui avesse capito che a lei interessavano davvero le ali.
Ma si era sbagliata, non c'era posto per lei in quella base.
Raggiunse la macchina e fece appena in tempo a salire e mettere in moto prima di vedere sopraggiungere Diane con Frank alle calcagna.
La vide gesticolare e pestare i piedi a terra dallo specchietto retrovisore, mentre Frank cercava di consolarla.
"Perdonami Diane, ma ora devo stare da sola."
Guidò senza meta per oltre un ora finché non arrivò vicina alla spiaggia di Newport Beach.
Trovò un parcheggio e scese dalla macchina, aveva solo voglia di bere, bere tanto fino a stordirsi.
Peccato che stavolta Diane non aveva idea di dove andare a pescarla, era stata sempre lei in passato a trovarla e riportarla a casa, abbozzò un sorriso sghembo. Diane ormai non aveva più bisogno di lei. Finalmente aveva trovato l'uomo giusto per lei, che l'avrebbe protetta e amata come meritava.
Sedette al bancone del bar dove era entrata e ordinò da bere.
L'uomo la guardò e senza opporre resistenza le versò il liquido ambrato.
Anni prima bastavano pochi bicchieri per raggiungere quel senso di torpore che le serviva per mettere a tacere i sensi di colpa.
Stavolta non aveva la benché minima idea di quanto alcool avesse bisogno per mandare giù il fatto di non aver ottenuto le ali.

Amami tra le nuvole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora