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Yelena

Non so quanto tempo sia passato, so solo che mi risveglio con un gran mal di testa. Quando ritorno in me, mi accorgo di essere legata e imbavagliata.

Sono seduta su dei sedili in pelle, e di fronte a me, c'è un uomo che mi sta fissando. Lo studio a fondo e mi accorgo che è davvero bello. L'unico problema che insorge è che probabilmente, ma ne sono quasi sicura, mi ha rapita.

Lo sconosciuto indossa un completo nero che gli mette in evidenza le spalle larghe e i muscoli possenti delle braccia.

Porta delle scarpe eleganti nere e lucide, però, a causa della scarsa illuminazione, non riesco a vedere il suo viso. Ad un certo punto si sporge in avanti e, grazie alla luce di cortesia, riesco anche a scorgere il volto dell'uomo.

Ha i capelli con del gel pettinati all'indietro, occhi azzurri, un piccolo naso e una bocca carnosa e molto bella. Riesco anche ad individuare un iris e diversi tatuaggi più piccoli che si estendono per tutta la lunghezza del collo e due tatuaggi sulle mani che rappresentano dei teschi.

Quando mi accorgo di starlo fissando è troppo tardi, e infatti un sorriso di scherno prende forma sulle sue labbra.

Si schiarisce la voce e mi dice: "Perché ti trovavi a casa del tuo vicino?". Ha una voce calda e sensuale, ma non mi faccio abbindolare, perciò lo fisso in malo modo e decido di non rispondergli.

Vedo una scintilla di stupore nei suoi occhi ghiaccio, ma si riprende subito e mi strattona per un braccio, dicendo: "Quando faccio una domanda devi rispondermi, non pensare che sia una tua scelta. Ricorda che tutto ciò che chiedo non è una semplice richiesta, ma un ordine. Hai capito?".

Raccolgo tutto il coraggio che possiedo, e guardandolo negli occhi gli dico: "Mettiamo bene in chiaro tre cose: punto primo: non sei nessuno, né per darmi ordini, né per portarmi dove vuoi senza che io lo sappia, né che lo voglia. Secondo punto: non penso che te ne freghi qualcosa di cosa stessi facendo a casa del mio vicino. Terzo punto: non osare mai più mettermi le mani addosso, hai capito?”.

E lui mi guarda, con sfida mista a scherno, e un sorriso strafottente disegnatogli sulle labbra.

Mi irrigidisco e aspetto una reazione, anche violenta, da parte sua, ma mi sorprende quando invece che mettermi le mani addosso, ordina al suo autista di andare in un luogo che deduco sia una specie di pub, chiamato "The Lust Doors".

Appena arriviamo al locale, apre la portiera, e con uno strattone mi fa scendere dalla macchina. Gli lancio uno sguardo assassino, ma lui, ignorandomi, mi trascina dentro al pub.
Entrando, vengo investita da una puzza insopportabile di alcool e fumo, vedo ragazze ballare su pali sopra ad un palco e, al di sotto di questo, uomini arrapati di tutte le età guardarle e incitarle a svestirsi sempre di più.

Schifata cerco di andare verso l'uscita, ma lo sconosciuto rafforza la presa sul mio braccio, ormai diventato viola, e mi obbliga a seguirlo fino al retro della struttura.

Arrivati lì, giungiamo ad un privé, scosta le tendine rosse e con voce roca mi dice: "Dietro a quella porta c'è un completo, mettitelo e fammi divertire."

Girandomi, vedo la porta che non avevo visto in precedenza, mi volto verso l'uomo e gli dico duramente: "Tu hai bisogno di aiuto. Non farei mai uno spettacolino per te, neanche sotto tortura."

Lui mi fissa con sguardo glaciale e mi risponde:
“Se ti rifiuti di fare questa esibizione, ti toccherà non solo farla a me, ma anche a quegli arrapati là fuori". Lo fisso con sguardo truce, e alla fine decido che sarebbe stato più conveniente fare la lap dance solo a quest'idiota.

Con stizza, quindi, mi dirigo verso il camerino e incomincio la ricerca del completino. Dopo cinque minuti mi accorgo che l'unico "completino" presente nel camerino è formato da due copricapezzoli a forma di stella e un tanga che non lascia molto spazio all'immaginazione.

Alla fine decido di rimanere con il mio intimo, nonostante sia molto restia nel ballare per lui, ed esco dalla stanza.

Mi osserva con sguardo famelico anche se sono abbastanza coperta, infatti indosso un reggiseno semplice nero e delle mutandine dello stesso colore, che però risaltano molto sulla mia pelle diafana.

Si accorge comunque del fatto che non indossi il "completo" che aveva predisposto per me, infatti mi chiede: "Perché non hai indossato quello che ti è stato lasciato in camerino?". Lo guardo e gli rispondo: "Ringrazia che stia facendo questa ridicola esibizione per te, quello che indosso non è affar tuo."

Inizio la danza, ma a metà dello spettacolo l'energumeno mi guarda e sussurra: “Yelena, non giocare con il fuoco, finirai per bruciarti." Mi fermo all'improvviso e gli chiedo: “Come fai a conoscere il mio nome?" Lui ride, ma non è una risata genuina, ma una di scherno, quasi diabolica, che mi mette i brividi.

“Davvero pensavi che non sapessi niente di te, che non ti conoscessi? Sei proprio stupida ragazzina, io so tutto di te. Vuoi che ti racconti la tua triste storia?" Accecata dalla rabbia, mi dirigo verso di lui e alzo una mano pronta a dargli uno schiaffo, ma prontamente mi blocca il polso, me lo torce e mi sussurra all'orecchio: "Questo è il tuo ultimo affronto verso di me".

Chiama i suoi uomini, che erano fuori dalla stanza, e dice loro di portarmi da Ulyana, che penso sia la maitresse di questo bordello. Mi dimeno con forza, ma quegli armadi sono troppo forti, così, stanca di lottare, mi lascio portare da questa Ulyana.

Arriviamo di fronte ad una porta di colore rosso, la aprono e mi ci buttano dentro con forza. Ulyana, seduta su una poltrona, osserva la scena divertita. "Quando qualcuno viene da me o è di sua spontanea volontà o è perché ha fatto arrabbiare un mafioso. Tu chi hai fatto arrabbiare?" mi dice sorridendo, "Non dovrebbe arrabbiarsi lui, bensì io visto che da quando mi ha rapita ha continuato ad umiliarmi" le rispondo, "Chiunque egli sia, non mi importa che cosa ti ha fatto, né perché l'abbia fatto. Io eseguo solo gli ordini" dopo avermi risposto, chiede agli uomini di quello psicopatico, di andare da lui e dirgli che "Ulyana vuole sapere cosa deve fare con la ragazza".

Dopo neanche cinque minuti, la porta si apre e rivela la figura di quel gorilla. Ulyana si alza e, con occhi lussuriosi e movimenti sensuali, si avvicina allo scimpanzé. "Caro Igor, che bella sorpresa. Quale buon vento ti porta qui?" gli chiede, certo, come se io non fossi seduta su quella sedia e lei non sapesse che lui è venuto qui per colpa mia. “Sono venuto qui per lei. Dovrai tenerla qui con te e farla lavorare come cameriera per tutti, ma come puttana solo per me. Ah, quasi mi dimentico, non percepirà neanche un soldo".

Detto questo lascia la stanza, non prima di aver dato una bacio appassionato alla maitresse. Io rimango attonita alle parole 'come puttana solo con me'.

Non sono sicura che l'abbia fatto per me, bensì per lui. Mi risveglio dai miei pensieri e vedo che Ulyana mi sta fissando con un inquietante sorriso sul volto.

"Preparati, ti renderò la vita un inferno" mi sussurra, mentre io penso 'cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?'. Detto questo si alza e fa il giro della stanza, apre un armadio e sento che prende un oggetto.

Non mi accorgo che sta venendo verso di me. Quando mi giro è troppo tardi, vedo solo la sua mano muoversi velocemente verso il mio collo e iniettare qualcosa, la guardo e noto che ha un sorriso strafottente sulla faccia.

Prima di svenire vedo delle braccia che mi sollevano, poi più niente.

Darkness loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora