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Yelena

Sono in una radura sconosciuta, non sono mai stata qui. Muovo qualche passo e sento dell'acqua. Sono in un acquitrino. Perché sono qui? Cosa è successo? Con tutte queste domande in testa, comincio a camminare verso un bosco, non è il posto più sicuro del mondo, ma non so che altra strada prendere. Sento dei rumori dietro di me. Sono passi. Sento anche una voce. Mi sta chiamando. Comincio a correre, corro a più non posso. Devo allontanarmi immediatamente. Devo raggiungere il bosco e nascondermi lì. Corro, ma sento i passi dell'uomo sempre più vicini. Sento la sua voce. So chi è, ma ho paura di girarmi e vedere. Sto perdendo molte energie, sento i muscoli delle gambe andare a fuoco. Arrivo nel bosco e mi nascondo. Salgo su un albero, non è molto alto, ma ha molte foglie. Sicura del mio nascondiglio, riprendo fiato e lascio che qualche lacrima di paura solchi il mio viso. Sento ancora dei passi. Sta arrivando. Lo vedo, è sotto il mio albero. Spero se ne vada. Mi tappo la bocca per contenere il fiato. Non mi sente. Se ne va, sparisce nel bosco. Aspetto alcuni minuti prima di scendere. Scendo lentamente dall'albero. Non sento rumori. Cammino verso l'uscita del bosco. Devo fare piano o mi sentirà. Ad un certo punto sento del metallo freddo appoggiarsi sulla mia testa. Mi giro lentamente. E lo vedo. Vedo i suoi occhi iniettati di sangue. Vedo il volto della pazzia. Lo vedo che mi sorride, un sorriso che solo un pazzo può fare. Prende la pistola e mi dice: "Apri la bocca, tesoro". Mi rifiuto di aprirla. "Non farmi incazzare! Adesso per l'ultima volta, apri questa cazzo di bocca!". Non posso piangere. Apro lentamente la bocca, "Così bambina mia, brava". Dopo aver inserito la pistola all'interno della mia bocca, mi dice: "Che visione celestiale! Ops, dovrei dire demoniaca!", ride, ride come solo un pazzo potrebbe fare. Tremo dalla testa ai piedi, ma lo guardo dritto negli occhi, se devo morire devo farlo dignitosamente. Mi guarda e mi da un bacio sulla fronte. "Avremmo potuto essere felici, sai? Se tu non te ne fossi andata! Mi hai fatto male, sai? Perché te ne sei andata? Cosa ti ho fatto per meritarmi tutto questo male? Rispondimi! Ah, scusa, mi sono dimenticato che avevi la mia pistola in bocca. Aspetta... Ecco fatto!", detto questo mi toglie la pistola, è completamente pazzo. È passato dal piangere a ridere come uno psicopatico in un attimo. “Ed io? Io cosa mi ho fatto per meritarmi di essere trattata così? L'hai visto il mio corpo? Hai visto come mi hai ridotto? Come hai potuto dirmi 'ti amo' mentre mi seviziavi? Come?" "Io ti amo" "Una persona che ti ama non ti picchia, non ti sfregia, ma ti conserva come se fossi il bene più prezioso che possiede" "Io l'ho fatto" "Non è così, o non sarei mai fuggita!" "Stai zitta, lurida cagna. Tu mi hai tradito! Sei incinta di quel bastardo, porti in grembo un figlio non mio! Oh, mi hai fatto venire un'idea, non ucciderò te, ucciderò solo il bastardo, mentre terrò in vita te cosicché vivrai per sempre con il pensiero del tuo 'povero' figlio morto!", detto questo mi punta la pistola sul ventre e istintivamente porto le mani in grembo. Sono confusa... Io non sono incinta." Io non sono incinta, Igor" "Si che lo sei" "No, non lo sono" "Ho detto di sì, cazzo! Mi prendi per stupido?", comincia ad agitarsi, ho paura. "Stai calmo ti prego!" "Stare calmo? Mi prendi per il culo? Cosa dovrei fare, eh? Dovrei accoglierlo come se fosse mio figlio? Rispondi!" "Non sono incinta!" "Non mentirmi, cazzo!". Impugna la pistola e me la punta contro. Chiudo gli occhi e aspetto la mia fine. Sento uno sparo, la mia fine è arrivata....

Apro gli occhi di scatto, sono madida di sudore, ho un mal di testa allucinante. Istintivamente mi porto le mani al ventre, è possibile che sia incinta? Che sia un sogno premonitore? Non credo di essere incinta, dovrei avere almeno qualche sintomo, anche se so che, a volte, alcune persone non sanno di essere incinte fino al parto. Non penso di essere incinta perché con Igor ho avuto un solo rapporto e sarebbe veramente una sfiga se avesse fatto centro al primo colpo.
Mi riprendo da questi pensieri e mi alzo dal letto.... Sí, perché ieri quello stronzo è venuto a riportarmi a casa, stavo facendo un incubo su di lui, molto simile a quello che ho fatto poco prima. Ho paura di lui, di quello che può farmi. Ho paura che succeda davvero quello che ho sognato. Mi dirigo verso il bagno e apro l'acqua calda. Mi butto sotto la doccia e mi lavo canticchiando una canzone che ascoltavo quando avevo il telefono. Dopo dieci minuti esco e mi asciugo. Vado in camera, odio portare i vestiti in bagno, preferisco cambiarmi nella stanza. Mi metto l'intimo, dei jeans e un maglione bianco. Vado in cucina a prepararmi la colazione, devo cercare di rubare qualche soldo a Igor e comprare le pillole. Anzi no, ne parlerò direttamente con lui, non voglio un figlio adesso e, soprattutto, non lo voglio da lui. Sento che scende le scale e si accomoda su una delle sedie attorno al tavolo. Prendo un respiro e mi giro a guardarlo. Indossa una maglia nera e dei pantaloncini del medesimo colore. Ha i capelli bagnati quindi presumo che si sia appena fatto la doccia. "Devo chiederti una cosa", gli dico. Mi guarda attentamente e mi dice: "Dimmi". "Ho bisogno che tu mi accompagni a comprare la pillola, perché l'ultima volta non abbiamo avuto un rapporto protetto" "No, ho bisogno di un erede. Quindi rifaremo sesso tutte le volte che voglio e saranno tutte senza preservativo" "Io non voglio avere un figlio tuo, capisci?" "Nemmeno io, ma come ho già detto, e bada bene che non mi piace ripetere, ho bisogno di un erede che prenda il mio posto quando non ci sarò più", quando pronuncia quel 'quando non ci sarò più' mi si stringe lo stomaco. Credo che sia dalla felicità. "Puoi farlo con una delle tue puttane il figlio" "No, non voglio. Lo voglio da te il figlio, perché sono sicuro che sia mio e perché sono sicuro che tu non hai nessuna malattia venerea" "Per favore, non voglio avere un figlio ora, sono troppo giovane, non sarei una buona madre. Potresti cambiare idea più in là e, forse, non vorrai più un figlio da me, dunque perché non possiamo aspettare?" "Ho detto di no. Chiuso il discorso. Adesso fammi il caffè che me ne devo andare". Non sono riuscita a fargli cambiare idea. Non importa, oggi esce per andare a lavoro e io me ne vado da questo posto. Prego che non ci sia nessuno dei suoi uomini nei dintorni. Mentre formulo questi pensieri, non mi accorgo che alle mie spalle arriva Igor. Mi prende per i fianchi e comincia a baciarmi sul collo. "Lasciami", dico dimenandomi. "No, adesso vieni con me così papà ti scopa per bene" "Lasciami! Non toccarmi!", cerco di opporre resistenza ma non ci riesco. Mi trascina fino in camera e mi butta sul letto. "Sai, tutto quel discorso sul figlio mi ha fatto venire voglia di scoparti" "Lasciami andare, ti prego!", mentre sta per spogliarmi il suo telefono squilla. Sbuffa, si
alza da me e lo va a prendere. Risponde ed esce dalla stanza. Mi alzo dal letto e mi chiudo in bagno. Devo andarmene. Devo escogitare un modo per andare il più lontano possibile da qui. Sento che rientra in camera e mi chiama. Non uscirò mai di qui. Deve sfondare la porta se vuole prendermi. Inaspettatamente mi dice: "Devo andarmene, stai in casa e non provare a scappare. Ti troverei senza difficoltà e la punizione sarebbe esemplare". Tremo dalla paura, ma devo essere coraggiosa. Devo arrivare ad una benedetta farmacia e farmi dare delle pillole. Esco dal bagno dopo alcuni minuti e mi dirigo al piano inferiore. Come al solito la porta è sprangata. Vado verso una finestra e cerco di romperla. Dopo vari tentativi ci riesco e salto fuori dall'abitazione. Comincio a correre verso la direzione in cui Igor si dirige solitamente. Corro a perdifiato, non ho tempo da perdere. Dopo una mezz'oretta di corsa, giungo al limitare del bosco e davanti a me vedo una strada. Credo porti alla città. Ricomincio a correre, seguendo la strada. Dopo qualche chilometro giungo in un paesino, chiedo ad un abitante informazioni per raggiungere la farmacia e, dopo alcune vie sbagliate, riesco a raggiungerla. Entro e trovo solo un farmacista al bancone. Devo rubare le pillole. Non posso fare altrimenti. Devo escogitare un piano. Vado al bancone e dico: "Buongiorno, potrei avere due confezioni di pillole anticoncezionali, per favore?" "Certo, signorina. Le vado subito a prendere. Attenda un attimo perché ho tutto sul retro", bingo, chiedo le pillole e poi faccio finta di dimenticarmi un altro farmaco, così mentre lui lo va a prendere, io me ne vado. Ritorna con in mano i due flaconcini e colgo subito la palla al balzo. "Potrebbe darmi anche un farmaco per il mal di testa, per favore?" "Certo, signorina. Arrivo subito". Poggia i due flaconcini sul bancone, gira le spalle e torna sul retro. Afferro le due confezioni e corro via, sento la sua voce che impreca dietro di me, accelero il passo e ripercorro la strada a ritroso, mi ritrovo nel bosco dopo una lunghissima corsa. Non sento più passi dietro di me. Non li sentivo più già dalla fine del paesino, ma dovevo assicurarmi di essere abbastanza lontana dal negozio. Adesso il problema è trovare il casolare. Decido di seguire il mio istinto. Cammino e corro verso quello che credo sia nord. Dopo un'ora circa riesco ad individuare quella maledetta casa. Non volevo tornarci, ma devo. So che mi troverebbe in pochissimo tempo. Devo conquistarmi se non il suo cuore, almeno la sua fiducia. Entro e non vedo nessuno. Corro in cucina e prendo una pillola. Corro al piano di sopra e le nascondo dietro all'armadio. Spero che non le trovi. Vado al mio posto preferito e mi siedo sulle rive del fiume. Aspetto solo che scenda la sera e poi ritornerò a casa.

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Igor

Sto contrattando con quei deficienti di messicani. Ho io il monopolio della droga, non c'è nessuno nella mafia che sia più forte di me. Tutto quello che succede prima passa da me. Infatti so che Yelena ha rubato delle pillole anticoncezionali dalla farmacia. So che adesso è in riva a quel dannato fiume. So tutto. Nemmeno io voglio un figlio o perlomeno non ora. Le ho detto che lo volevo solo per farle un dispetto. So che lei vuole conquistare la mia fiducia e poi fregarmi. È scontato. Troppo scontato. "Miguel, tu gestisci il mercato dell'erba e delle coca e invece Andrés si prende l'eroina. A voi spetta il 10% ciascuno, io mi prendo il restante 80%. Tutto chiaro?" "Solo il 10%?" si azzarda a dire Miguel, "Sei contrario alla mia scelta?", "No, certo che no, però..." "Allora abbiamo finito di contrattare. Andatevene". Li caccio via con poca grazia. Non me ne frega un cazzo di ciò che vogliono loro. Sono io quello che comanda qui. Non esistono repliche. Peccato che per Yelena non sia così. Deve contraddirmi. Sempre. Devo controllarla. Devo farle credere che ha lei il controllo, ma sarò sempre e solo io a giostrare il tutto. Adesso devo pensare a quei cazzo di americani. Ma che cazzo vogliono? Non basta che li abbia distrutto la famiglia? No, devono rompere il cazzo. Vedremo, manderanno sicuramente qualcuno della famiglia a contrattare. Sono stanco morto. Decido di andare a 'salutare' Alina. Credo che una sana scopata non possa farmi altro se non bene.
Mi dirigo verso il bordello, ho una voglia matta di bere. Ho bisogno di pianificare la prossima mossa, quando verrà il figlio di quell'americano. Devo portare Yelena alla villa, per avere maggiore controllo su di lei e poi devo ospitare anche l'americano in casa mia. Adesso però non voglio rotture di coglioni, penso solo a bere e a scopare e poi si vedrà.

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Yelena

Sono tornata a casa pochi minuti fa, cominciava a fare buio e non mi fidavo di rimanere là fuori. Certo, non che qui dentro sia il posto più sicuro del mondo, ma è meglio rispetto al bosco. Non ho nulla da fare, mi annoio tutto il giorno. Proverò a chiedere a quella sottospecie di uomo se potrebbe prendermi dei giochi da poter fare quando non c'è nessuno. So che non sono di certo in villeggiatura, ma cavolo, mi rapisci, ma almeno fammi divertire! Mi sono sempre piaciuti i giochi di società così come le parole crociate o il sudoku, ci giocavo spesso con le bambine dell'orfanotrofio. Non avevamo molti giochi, ma almeno quelli c'erano, anche se rotti. Mi dirigo in cucina e apro la dispensa. Non c'è nulla da cucinare né da mangiare. Fantastico! Un'altra sera a digiuno. Sconsolata chiudo il frigo e mi dirigo verso la camera da letto. Improvvisamente mi balza un'idea in testa, oggi sono andata in farmacia ed è stato emozionante rubare quelle pillole.... Perché non rifarlo in un negozio di alimentari? Con questo pensiero in testa, esco di casa e imbocco la stradina che mi porta al paesino. Dopo qualche chilometro arrivo al piccolo paese. Cammino attraverso vie strette e, alla fine, trovo un piccolo negozio di alimentari. Certo, è fatto di pochi scaffali, ma a colpo d'occhio sembra avere tutto quello che mi serve. Non posso prendere molta roba o non riuscirò a scappare, quindi devo prendere solo il necessario. Vado verso uno scaffale su cui sono esposti vari tipi di formaggio e salumi. Prendo un paio di confezioni e aspetto che la ragazza al bancone si giri dalla parte opposta e scappo. So che è del tutto sbagliato ciò che sto facendo, ma mi fa sentire così libera e potente che vorrei che questa sensazione non mi abbandonasse mai. Dopo un'estenuante corsa giungo a casa e ripongo il poco cibo negli scaffali. Spero che Igor non faccia domande, semmai le facesse dirò comunque la verità. Mangio un po' di formaggio e salumi che ho rubato e con la pancia piena vado a mettermi a letto. Apro la porta e quasi mi viene un infarto. C'è un uomo seduto sul letto che si rigira una pistola tra le mani. Avanza verso di me e dice: "Ecco qua la puttanella di Igor. Mi ha mandato a sorvegliarti, sarà difficile tenere le mani a posto. Ah, mi sono dimenticato di dirti che il capo mi ha chiesto di interrogarti e mi ha lasciato carta bianca.... Quindi preparati, sarà una lunga serata", ho paura, quest'uomo mi sembra addirittura più sadico di Igor. Il suo sguardo è velato dalla pura pazzia. Ho paura. Tremo. Mi aspetterà una lunga serata. Per una volta prego che Igor torni presto...

Darkness loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora