La mia prima settimana ad Harvard si concluse. Durante quei sette giorni conobbi davvero un sacco di gente.
Oltre a Susan, la ragazza pazza che condivideva la stanza con me, ebbi finalmente l'opportunità di conoscere le mie altre due coinquiline: Isabel, un angioletto dai capelli biondi e dalla pelle chiara e Cristina, un diavolo dalla giacca nera in pelle.
Erano tutte e tre bravissime ragazze ed ero sicura che mi avrebbero aiutato molto nel mio percorso.Inoltre incontrai tutti i miei professori. Ad Harvard la facoltà di medicina era molto ambita e di successo e i docenti che ne facevano parte erano dottori dalle carriere brillanti o vincitori di prestigiosi premi per le loro ricerche. Ero contenta di quello che stavo realizzando.
Per tutti i sette giorni mi sentii con mia madre. Fortunatamente non avevamo il fuso orario e l'ora coincideva perfettamente. Diceva continuamente che le mancavo molto e non potevo darle torto, perchè anche a me mancava incredibilmente.
Mio padre purtroppo non lo sentii. Era sempre in giro per il mondo. Lavorava su una nave da crociera e spesso era via per quattro o cinque mesi di fila. Tenevo molto a lui e sapevo che faceva orari insostenibili e stressanti solo per permettere a me e ai miei fratelli di studiare.
Sentii anche Luz, la mia sorellina, che tanto piccola poi non lo era più. Aveva quattordici anni ed era nel pieno dell'adolescenza. Mi mancava tanto parlare con lei ogni sera prima di dormire, della relazione con il suo fidanzato con il quale litigava costantemente.
Il giorno prima che partissi mi sussurró all'orecchio: «Carmen, sappi che quando io e Diego ci sposeremo tu mi farai da testimone. Ora è solo arrabbiato perché anziché uscire con lui ho preferito passare la giornata con te».
Thiago, gemello di Luz, era un piccolo ribelle che aveva solo il calcio in testa, mentre della scuola non ne voleva a proprio sapere. D'altronde, come dargli torto? Tutti a Cuba, dal centro ai vicoli di periferia, sognano un futuro in grande per ottenere tutto quello che da bambini non hanno potuto avere. E lui vedeva il suo futuro in quello.
La mia famiglia era la mia più grande supporter e, anche se quei quattro anni lontano da me sarebbero stati lunghi e dolorosi per loro, sapevo che mi avrebbero voluto sempre un bene dell'anima e che sarebbero stati contenti di vedermi vedermi felice e realizzata.
A Cuba sia io che mia madre lavoravamo in un bar. Avevamo turni diversi, affinché a casa ci fosse sempre qualcuno con i miei fratelli e con mia nonna, che da qualche anno abita con noi.
Io lavoravo dalle quattro del pomeriggio fino a mezzanotte, e la mattina alle sei ero costretta ad alzarmi per andare a scuola.
Mia madre invece aveva il turno dalle otto alle sedici.Purtroppo il lavoro di mio padre non bastava a sfamare tutta la mia grande famiglia e per questo abbiamo dovuto cercarne un altro.
Per un periodo rimase disoccupato e i miei fratelli furono costretti a lavorare in un altro bar da dove, appena mio padre si sistemó, andarono via.Ero venuta a Boston per evitare che i miei fratelli lavorassero, quando avrebbero dovuto solo studiare e divertirsi. Conclusi quei quattro anni avrei potuto finalmente esercitare la professione più bella del mondo e guadagnare molto. Ma per quel momento, per mantenermi, avrei dovuto trovare qualche lavoretto.
Avevo già contattato un hotel dove lo stipendio sembrava essere buono. Il mio obiettivo era quello di riuscire a vivere decentemente a Boston e magari di spedire anche qualcosa alla mia famiglia.
Loro avevano fatto molto per me e io volevo ripagarli.
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Sheraton Boston Hotel
RomanceIN CORSO Spesso a quattro ore di volo dalla propria città si può trovare qualcosa di meraviglioso. È proprio quello che succede a Carmen, volata da Cuba a Boston per frequentare la sua tanto aspirata Harvard, l'università dei sogni. Il college del M...