Derek era comodamente seduto su una sedia dello studio di Christian, con in mano scartoffie di vario genere.
«Perdonami, non sapevo ci fossi tu» sussurrai, dopo essere piombata nella stanza senza bussare, convinta di trovare il mio fidanzato.
«Ehi Carmen» sorrise entusiasta «vieni pure, non disturbi affatto».
Mi invitò ad accomodarmi.
«Come va? Non ci si vede da tempo...».Derek, il fioraio dal grembiule verde scuro e armato di tronchesine, si era trasformato in tutt' altra persona. Una giacca grigia era delicatamente adagiata sulle sue spalle e una camicia nera con i primi due bottoni non appuntati fasciava il suo corpo.
«Si va avanti...» sospirai, chiedendomi tra me e me dove fosse finito Christian.
«Williams è uscito per dei documenti, sarà di ritorno a breve». Come un indovino mi lesse nel pensiero, non facendomi scomodare domandarglielo.
«E tu? Cosa ci fai qui?».
«Lo sto aiutando con alcuni affari... burocratici, mettiamola così» si limitò a dire, non entrando troppo nei dettagli, che io non gli chiesi.
«Se non ti dispiace io andrei, devo aiutare il signor Lewis che mi starà cercando disperatamente per tutto lo Sheraton» la buttai lì, inventando un'ingenua scusa per uscire da quella stanza.Derek mi salutò, augurandomi la buona giornata, gentile come sempre. Afferrai la maniglia color oro e, buttandola verso il basso, aprii la porta, ritrovandomi Christian di faccia.
«Ehi» disse solamente, avvicinandosi al petto dei fogli bianchi che teneva tra le mani.
«Ero venuta a cercarti».
«Hai bisogno di qualcosa?». Si asciugò la fronte, visibilmente sudata, e strinse la carta a sé come se potesse scappare.
«No, volevo solo salutarti. Ti lascio lavorare, a dopo». Lo congedai, lasciandolo rientrare nel suo studio.
Avevo la strana impressione che non avrebbe voluto trovarmi lì.Attraversai il corridoio che mi avrebbe portata lontano dallo studio per metà, finché non mi fermai per un secondo e nella mia testa qualcosa si mosse. Ritornai indietro e con la porta dello studio davanti, feci un lungo sospiro.
Mi avvicinai a questa che sapeva ancora di legno, come se fosse appena stato tagliato. Vi poggiai sopra l'orecchio delicatamente, continuando a respirare in modo affannoso.
Cambiai più volte posizione, cercando di captare qualche parola.«Sei sicuro di voler procedere adesso? In questo periodo, intendo» chiese Derek, aumentando incalzando la voce su alcune parole.
«Vorrei farlo il prima possibile» rispose lui, con tono deciso e autoritario.
«Come vuoi, ma sappi che in qualità di tuo legale ti consiglio di pensarci ancora una volta. Veronica potrebbe distruggerti con un solo dito se solo volesse».Veronica, come la donna alta, mora e scura di pelle che più volte cercava Christian.
Un grosso urlo partì dall' interno della stanza. «Non m'importa. Fallo subito».
Christian era infuriato ed anche se non lo avevo davanti riuscivo ad immaginare il suo volto rosso e le vene delle sue braccia gonfiarsi.
«Va bene, provvedo a farle ricevere i documenti per il divorzio allora».
Divorzio?
Feci irruzione nella stanza d'istinto, senza pensarci.
«Cosa ci fai qui?» mi chiese Christian con gli occhi iniettati di sangue.
Non parlai, non riuscivo a pronunciare una singola lettera, né tantomeno a costruire una frase. Lo guardai solamente, trovando in lui ciò che non avrei mai voluto scovare: il rancore, l'odio, la paura. Poi spostai lo sguardo su Derek, scuotendo la testa.Lasciai la stanza di corsa, prima che potessi scoppiare davanti a loro due. Tutto ciò che mi circolava dentro urlava la stessa cosa: la verità.
Christian, l'uomo che mi ha accolta in casa sua, che mi aveva dato la possibilità di lavorare e che poi, tramite i suoi squallidi mezzucci mi aveva fatta innamorare, accecandomi, era sposato con un'alta donna.
Christian era di un'altra davanti a Dio e davanti alla legge. Christian apparteneva a lei e non a me. E nessuna carta avrebbe potuto cambiarlo.
«Carmen» sentì pronunciare il mio nome da lontano. Derek mi corse incontro, avanzando più di me.
«Non scappare». Mi affermò un braccio, tirandomi velocemente a sé.
«Non lo fare» mi disse, prendendo il mio viso tra le mani comprimendolo, riferendosi ai miei occhi lucidi e spenti.
«Non lo merita, Carmen. Ti prego, non versare una sola lacrima per quell'uomo». I nostri occhi erano fusi l'uno nell'altro ma riuscivo solamente a scorgere il suo volto scuro e le sue pupille blu a causa delle lacrime che mi offuscavano la vista.Mi tuffai sul suo petto, chiudendo le mie mani in dei pugni e sbattendole contro di lui, che non si mosse nemmeno di un centimetro, resistendo al mio lieve ma rabbioso colpo. Chiusi per un secondo gli occhi, lasciandomi cadere in un baratro nero.
Ne ero completamente dentro fino al collo.
«Dov'è adesso?» domandai a Derek, esigendo di sapere il motivo per il quale non mi aveva neanche cercato per darmi una spiegazione.
«Sapeva che non l'avresti ascoltato, per questo ha deciso di lasciarti andare». Quelle parole fredde e distaccate dimostravano quello che in realtà era Christian Williams: un adulatore, un uomo senza palle.«Non potevo lasciarti da sola».
«Portami via da qui» dissi decisa, implorandolo con lo sguardo.Mi afferrò la mano, intrecciando le mie dita alle sue, stringendole con una live forza. Poi incominciò a correre come se qualcuno c'inseguisse. Raggiungemmo la sua auto e quando mi aprì la portiera per lasciare che entrassi, poggiò il suo palmo sul mio viso bagnato. Lo fece scivolare lentamente per poi stamparmi un bacio sulla fronte.
«Sei la donna più forte che abbia mai conosciuto» mi confessò, una volta aver iniziato a guidare. Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma qualunque posto sarebbe stato migliore rispetto a quello in cui si trovava Christian.
Vagammo per circa mezz'ora. Derek mi rivolse più volte la parola, ma non ottenne nessuna risposta. Arrivammo ad una destinazione da me sconosciuta.
«Stai tremando» mi disse, togliendosi la giacca. La appoggiò delicatamente sulle mie spalle, per poi abbracciarmi forte. Non ricambiai, non avevo le forze. Ma quel suo tocco forte e deciso mi permise di rimanere in piedi. In quel momento ringraziai per la sua presenza chiunque l'avesse voluta.
Mi prese nuovamente la mano e insieme raggiungemmo la porta di casa sua.
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Sheraton Boston Hotel
RomanceIN CORSO Spesso a quattro ore di volo dalla propria città si può trovare qualcosa di meraviglioso. È proprio quello che succede a Carmen, volata da Cuba a Boston per frequentare la sua tanto aspirata Harvard, l'università dei sogni. Il college del M...