Se mi avessero chiesto "cos'è per te il Paradiso?" avrei risposto decisamente con "una sedia".Una sedia, esatto.
Le mie gambe e soprattutto le dita dei miei piedi chiedevano umilmente pietà e mi imploravano di fermarmi.
Era dall'inizio del pomeriggio che trottavo come un cavallo per organizzare la festa alla figlia del dottor Morris.
E pensare che il mio diciassettesimo compleanno lo passai al bar del centro della mia città, a servire ai tavoli e a preparare luride bibite giallastre a uomini non proprio coscienti...Ma nella vita c'è chi può e chi non può.
Centosettanta invitati per una festa di compleanno. Centosettanta inutili segnaposti, tutti diversi, centosettanta sedie, centosettanta piatti. Centosettanta, come le rampe di scale che ho fatto in tre ore.
«È tutto pronto, Carmen?» mi domandó il signor Lewis sistemandosi il suo papillon sempre perfetto.
Certo che era tutto pronto, stavamo lavorando ininterrottamente da cinque ore per organizzare una festa che, normalmente, veniva preparata in due giorni.Quando le porte dello Sheraton si aprirono, le centosettanta persone arrivarono in tutto il loro splendore. Gli uomini erano elegantissimi, abbigliati con giacche molto signorili. Le donne più adulte sfoggiavano la loro femminilità in magnifici abiti impreziositi da pellicce e ai piedi indossavano décolleté vistosi.
Che belli i ricchi.«Signor Lewis, ma perchè sono tutti così eleganti?» interpellai Edward per eliminare la mia sempre presente curiosità.
«Ma che domande fa Carmen? Sono tutti invitati alla festa della figlia del più importante chirurgo d'America!» affermò euforico.
Beh, intanto, questo "chirurgo più famoso d'America" non si faceva ancora vedere e portava quarantacinque minuti di ritardo. Lui e tutta la sua famiglia.«Dottor Morris, che onore» pronunciò il signor Lewis non appena vide il medico varcare la soglia dello Sheraton.
Con il suo solito garbo lo accompagnò all'interno dell'hotel e io mi feci piccola piccola nel vedere la figura di quell'uomo che avanzava verso la mia.
«Bene, lei è Carmen, la new entry di quest'anno» annunciò Edward, presentandomi.
Timidamente avanzai verso il cliente, stringendogli la mano. «È un piacere conoscerla» affermai.Dietro di lui, come degli scagnozzi, c'erano due figure femminili. Immaginai che una era sua moglie, mentre l'altra la festeggiata.
Rapidamente salutai anche le due bellissime donne, abbigliate in modo fine e raffinato.Dopo queste brevi e noiosi presentazioni, corsi
in cucina. Il vero lavoro in quel momento.Il ricevimento proseguì tranquillo, fino al punto in cui Edward piombò in sala, dove ero intenta a sistemare la cascata di cioccolato e la confettata per la festa.
«Carmen, c'è bisogno del suo aiuto per servire la torta. Presto, mi segua».
«Signor Lewis.. ma io non so servire!» ribattei col cuore a mille.
«Oh andiamo, Carmen. Sa portare due piatti con le mani?» chiese accennando un sorrisetto malvagio «bene, allora sa servire! Andiamo»
Sbuffai e lo seguii.Con l'aiuto di un altro cameriere, sistemai il cartello con i piatti della torta fuori dalla sala. Ne presi due per volta e iniziai ad avvicinarmi agli invitati fingendo un sorriso cordiale.
Tutto filò liscio come l'olio, finché non arrivai al tavolo del dottor Morris.
Come se fosse acqua, il piatto mi scivolò dalle mani, andando dritto a terra.Abbassai gli occhi al pavimento per non incontrare lo sguardo del signor Morris che, ero sicura, mi avrebbe pietrificato. Che figura, pensai.
Raccolsi i cocci velocemente, come se non volessi far vedere a nessuno quello che era successo. Peccato che l'avevano già fatto tutti.
Con il piatto, ormai in mille pezzi, corsi in cucina. Cercai di cestinare quel disastro il più velocemente possibile, ma incontrai il signor Lewis che aspettava.
Mi accorsi della sua presenza e sospirai.
«Lo so, ho fatto un danno» ammisi attendendo una lunga paternale.
Mi sedetti su una sedia, mi portai le gambe al petto e dissi «ora può partire».
Edward mi guardò, fece per andarsene, ma rimase.
«Le risparmio la ramanzina» disse, e mi lasciò da sola nella stanza».
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Sheraton Boston Hotel
RomanceIN CORSO Spesso a quattro ore di volo dalla propria città si può trovare qualcosa di meraviglioso. È proprio quello che succede a Carmen, volata da Cuba a Boston per frequentare la sua tanto aspirata Harvard, l'università dei sogni. Il college del M...