La settimana di permanenza allo Sheraton iniziò. Cosa passó nella mia testa? Come avevo potuto accettare?
Dovevo ammettere, però, che il signor Williams non si smentiva mai! Mi riservò la stanza più bella dell'hotel, la 116, proprio quella in cui soggiornó Marylin Monroe nel 1961.
Le foto della diva degli anni 50 appese nella stanza ne manifestano la maestosità.
In una c'è lei, con un vestito rosso mirato a metterle in risalto le curve, soprattutto quelle della vita.
In un'altra ,invece, aveva una gonna blu ed una delicata camicia bianca a maniche corte, arricciata all'altezza del seno. Era semplicemente splendida.Ad interrompere questo momento magico fu una voce cupa e affannosa. "Carmen, dov'è?" sentirono le mie orecchie.
Era il signor Lewis, il mio incubo.Mi alzai faticosamente dal bellissimo letto dal materasso in lattice sul quale ero seduta e, velocemente, mi diressi in prossimità della soglia della porta in legno della mia camera.
Avanzai leggermente con il corpo, in modo da avere una maggiore visuale sulle scalinate, e lì trovai Edward che correva nella mia direzione con la stessa delicatezza di un ippopotamo nell'acqua.«Signor Lewis, stia calmo» gli consigliai «avanti, venga qui e mi spieghi tutto».
Il pinguino dal papillon nero si fermò e continuò a salire le scale più lentamente, fino ad arrivarsi alla mia persona.
«Carmen, ho bisogno assolutamente di lei. Mi ha appena telefonato il signor Christian, il quale mi ha messo al corrente dell'evento di stasera.» mi disse, respirando a stento.
«Come? C'è un evento questa sera?» chiesi spaesata.
«È questo il punto, signorina Carmen. Il dottor Morris ha chiamato il capo Williams, affermando che questa sera avrebbe festeggiato allo Sheraton il diciassettesimo compleanno di sua figlia.» mi confessò.«Mi scusi signor Lewis» lo interruppi «ma questo dottor Morris non avrebbe potuto avvisare un po' prima?» domandai sfacciatamente. In fondo, per organizzare una festa ci volevano ore..
Edward ruotò gli occhi al cielo.
«Il signor Morris è il cardiochirurgo più famoso di Boston. Pensi che è stato lui ad operare Schwarzenegger un anno fa!» mi confessò, facendo gli occhi a cuoricino.
Non potevo trattenere una sonora risata.Insieme scendemmo le scale frettolosamente e, una volta arrivati al piano inferiore, mi fermai e decisi di mettere fine alla curiosità nei confronti di questo signore.
«E perchè questo Morris non poteva avvisare prima? Insomma, cosa c'entra il fatto che sia famoso?»Per un secondo Edward abbassò la testa, si sistemò il gilet e fece un respiro profondo.
«Veda, Carmen..» bisbigliò, controllando che in giro non ci sia nessuno «il signor Williams è molto grato al dottor Morris, per motivi che non sto qui a spiegarle.» farfugliò «e adesso mettiamoci all'opera, c'è una festa da organizzare!» affermò, sgattaiolando via.Sbuffando, mi auto convinsi del fatto che, ormai, non potevi lamentarmi.
Risalii su in camera, prendo il mio cappotto, il mio cappello e mi diressi al centro per acquistare le cose per questa stasera.
Come se non bastasse, a Boston stava arrivando il diluvio universale.Entrai nel negozio di fiori tutta fradicia, bagnata dalla testa ai piedi.
«Buonasera, posso aiutarla?» mi chisese un ragazzo armato di tronchesine che sorride per il mio aspetto a dir poco pietoso.
Ricambiai il saluto e gli elenco la miriade di cose che deve mandarmi tra qualche ora all'hotel.«È dura la vita allo Sheraton, vero?» incorizzó il ragazzo intento a fare il conto.
Oh si, soprattutto se lavorare lì non è proprio l'obiettivo della tua vita.
«Si fa quel che si può..» ammisi.
Presi la borsa che avevo lasciato sul pavimento in prossimità del bancone e, prima di pronunciare il mio sorridente "grazie, buona serata", il fioraio mi chiede: «E tu? Non sei americana, giusto?»
«Infatti sono cubana.» dissi secca. Non potevo perdere altro tempo, anche se non mi sarebbe dispiaciuto.
«Ah, va bene.. allora ti lascio andare, intuisco che sei molto impegnata.»
Quel ragazzo mi capii all'istante.
«Spero di rivederti, Carmen!» urlò quando ormai ero vicino alla porta, pronta ad uscire.
«Sicuramente» gli sorrisi.Lungo la strada di ritorno per lo Sheraton incontrai Isabel, la mia coinquilina dai capelli biondi come Barbie, insieme alla sua nuova conquista, Jack.
Non potei fare a meno di fermarmi a chiacchierare qualche minuto con loro che ne approfittano per aggiornami sulla vita di Harvard.
«E quindi il professore ci ha appeso per due lezioni consecutive. Tranquilla Carmen, non ti stai perdendo nulla» mi rassicurò la mia amica Barbie, che poi, tanto amica non lo è ancora.Mi chiedevo quando sarei trovato un po' di tempo per fare amicizia con le mie coinquiline. L'unica settimana passata all'università non mi bastava per conoscerle tutte a fondo. Ognuna frequentava lezioni e corsi diversi, spesso trovare un momento per noi quattro è difficile.
Ho bisogno di qualcuno con cui parlare e sfogarmi, che non sia sempre e solo mia madre che deve subirsi anche i miei problemi.Intanto a lei non l'ho detto ancora costa sto facendo adesso. O meglio, della mia settimana allo Sheraton. Penso che un po' ci sarebbe rimasto male, perchè in biologia vuole solo che io faccia quello che mi piace e quello che voglio, che in questo momento è la stessa cosa: studiare.
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Sheraton Boston Hotel
RomanceIN CORSO Spesso a quattro ore di volo dalla propria città si può trovare qualcosa di meraviglioso. È proprio quello che succede a Carmen, volata da Cuba a Boston per frequentare la sua tanto aspirata Harvard, l'università dei sogni. Il college del M...