Il Manor è silenzio, riesco a percepire l'amarezza di Scorpius rimbombare sul pavimento ad ogni suo passo. Ha le spalle tese, non si guarda attorno, immagino per paura di essere travolto dai ricordi.
Fanno male, i ricordi, soprattutto se sono felici. Zio George una volta mi ha detto che pensandoci, comprendi che non potrai più avere un rapporto di qualsiasi tipo con quella persona: non potrai più ridere alle sue battute, guardarla negli occhi, scompigliargli i capelli, stringerla. Ma nonostante questo la senti vicina, solo non abbastanza da poterla toccare. Ed è straziante perché ti manca, ti manca da morire, e il tempo che passa non fa in modo che faccia meno male. È come una ferita aperta che non si rimarginerà mai. Trascorrono giorni, mesi, anni, e il dolore è sempre lì, appena celato dalla consapevolezza che la tua vita non sarà più la stessa, perché ti è stata portata via la parte migliore di te.
Vorrei poter fare qualcosa per Scorpius, invece di seguirlo ammutolita. È devastante fissare dentro le sue iridi grigie e non vedere altro che un freddo sguardo vacuo.
«Rose» mi richiama «Questa era la mia stanza» dice piatto, soffermandosi davanti ad una porta che a me pare perfettamente identica a tutte quelle che abbiamo superato: di legno lucido, perfetta, senza il minimo segno che dimostri qualcuno prima di noi l'abbia mai toccata.
Abbassa la maniglia e non aggiunge altro. Non esita, non tentenna sulla soglia, entra a passo deciso lasciandomi interdetta ad osservare la sua schiena.
Lo seguo?
Ritrovarsi nella propria camera da letto dopo anni, è qualcosa di privato che immagino non voglia essere condivisa con qualcun altro. Credo.
Però se gli passasse per la testa l'idea di impiccarsi al suo prezioso lampadario da aristocratico, ce lo avrei per sempre sulla coscienza. Non posso permettere che lui compia un atto simile, quando Albus ha esplicitamente affidato la sua incolumità alla mia persona.
Faccio un respiro profondo, e dopo aver fatto scricchiolare pericolosamente un'asse di legno con la punta del piede, lo raggiungo.
Nessuno è più venuto qui, neanche gli Elfi Domestici addetti alla pulizia. L'odore pungente di chiuso mischiato a quello di qualche vecchio calzino in putrefazione, mi pizzica con forza le narici, ma non mi tiro indietro, dopotutto non è poi così diverso dalla puzza che si respira in camera mia dopo una partita di Quidditch. Fisso con attenzione ogni singolo centimetro per imprimere nella mente tutti i dettagli, perché magari, provando a capire quello che aveva nella testa lo Scorpius quattordicenne che ha tappezzato di roba le pareti, riuscirò a fare lo stesso con il sedicenne biondo platino che mi da le spalle.
Non riesco a vedergli viso. Se ne sta in piedi davanti ad una cassettiera dall'aria molto costosa — ignorando di essere nel bel mezzo di quello che potrebbe essere descritto come uno scenario apocalittico e di guerra — mentre stringe tra le mani qualcosa.
D'accordo Rose, usa il cervello, agisci.
Apro la bocca per smorzare la tensione con una battuta stupida e per niente appropriata, ma la richiudo rendendomi conto che peggiorerei solo la situazione.
Le gambe iniziano a muoversi nella sua direzione, senza prima consultare il cervello più Weasley che Granger — forse è meglio così, visto che non riesco a elaborare un piano d'azione decente — e senza che me ne renda neanche conto, la mia fronte si ritrova premuta contro la sua schiena tesa, e le mie braccia gli circondano il busto con forza.
Sono qui. Vorrei dirgli, ma so che lo sa già. Ne è come dimostrazione il fatto che lascia scivolare la mano sopra le dita che tengo intrecciate sui suoi addominali. Lo sento rilassarsi appena, e sono contenta di non essere completamente inutile.
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Per fortuna Cupido mi odia
FanficStoria vincitrice Wattys2019 Avevo sempre pensato che non sarei mai riuscita a sostenere una conversazione cordiale con Scorpius Odioso Hyperion Malfoy, per nessuna ragione al mondo e le motivazioni erano numerose. Ma dopo tutto, non trovavo nessun...