38. Il significato del pollo

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Il rumore scrosciante della pioggia fa da sottofondo alle risate chiassose che riempiono la sala comune, rendendo la mia voglia di studiare, già scarseggiante di suo, pari a zero. Sollevo lo sguardo dalla pergamena intonsa poggiata sul tavolo, e fisso fuori dalla finestra seminascosta dalle tende rosse. Il cielo grigio, uggioso, rispecchia un po' il modo in cui mi sento, mentre le gocce d'acqua che si abbattono violente contro il vetro mi ricordano che la mia voglia di spaccare qualcosa in testa a Scorpius, al momento è più elevata del normale. Perché, chiariamoci, io voglio sempre spaccare qualcosa in testa al mio ragazzo, solo che adesso il desiderio di farlo è quasi incontrollabile.

Ho un caratteraccio, lo ammetto, non conosco mezze misure, o sono calma o sono arrabbiata, o sono felice o sono triste. Sono tutta bianca, oppure tutta nera, il concetto è semplice. Non sopporto tante cose, tra le principali: il caldo afoso, parlare di mattina, il caffè con lo zucchero, i libri romantici, il rossetto, pozioni, la professoressa di divinazione, le verdure verdi e non riuscire a fare pace con Scorpius. Quest'ultima è particolarmente frustante, e favorisce a rendermi ancora più scontrosa.

Sbuffo, prendendomi la testa tra le mani e affondando le dita tra i capelli che oggi sono terribilmente arruffati e confusionari. Proprio come me. L'immagine di Scorpius, con gli occhi ardenti come tizzoni e le mani strette in due pugni lungo i fianchi, mi si para davanti alle palpebre e resta lì, a tormentarmi.

Ed io, che non ho mai avuto bisogno di nessuno, adesso tremo al pensiero di soffrire così tanto per la lontananza di un ragazzo.









«Se non mi dici cos'hai non posso aiutarti!» sbotto, decisamente infastidita dai continui sbuffi di Scorpius che, con le mani nelle tasche e lo sguardo annoiato, cammina al mio fianco riaccompagnandomi alla torre dopo la colazione.

Lo osservo, in attesa di una risposta, ma lui continua a fissare davanti a sé imperterrito. «Non ho niente» dice, secco. «E non voglio il tuo aiuto»

«Che ti prende dannazione?!» quasi urlo, fermandomi nel bel mezzo del corridoio. Scorpius si blocca, e con una calma glaciale mi pianta finalmente gli occhi in faccia.

«Succede che sei un'incoerente Rose, ecco che mi prende» ringhia, ed io che non ho la più pallida idea di cosa stia blaterando, aggrotto le sopracciglia senza capire. «Ho letto senza volerlo la lettera che hai spedito in risposta a tuo padre: "Sciocchezze, dovresti sapere che tutto ciò che dicono Al e James sono stupidaggini. Non potrei mai tollerare di stare con un viscido egocentrico vanitoso come Malfoy, non c'è pericolo."»

In un attimo il senso di colpa mi colpisce in pieno, perché non sono fiera di quello che ho raccontato a mio padre «Stai scherzando spero» è però quello che esclamo alterata, poiché sono terribilmente orgogliosa e non ce la faccio ad ammettere di aver sbagliato. «Non volevo che spedisse un'armata di Auror ad Hogwarts per arrestarti, dovresti esserne felice!» ed è vero.

«Tu non vuoi che lui sappia di noi, perché hai paura di deluderlo»

Ed è vero anche questo.

«Sono il figlio di Draco Malfoy, e ciò basta a rendermi un mostro ai suoi occhi. Tu hai la gloria eterna del tuo cognome, ed io lo schifo che la mia famiglia si è lasciata alle spalle. Logico. Pensavo che però ti saresti almeno sforzata di fargli cambiare idea, non che lo avresti assecondato. Evidentemente mi sbagliavo»







«Hai intenzione di continuare a trucidare con lo sguardo quella povera finestra ancora per molto?»

Dominique mi si siede di fronte, i capelli biondi raccolti in una coda e gli occhi chiari carichi d'empatia. Sospiro, aspettando che inizi a rimproverarmi perché il livello di stupidità presente nel mio corpo è davvero elevato e perciò me lo merito. «Ti prego, fa che la sfuriata sia veloce ed indolore»

Per fortuna Cupido mi odia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora