17. Fidarmi di te

74 4 0
                                    

L'appartamento è piccolo, si capisce che vive da solo.
La stanza del salone è la stessa della cucina, le pareti sono bianche come le mattonelle del pavimento, i mobili di color marroncino chiaro.
Sembra accogliente.
<< È un problema per te dormire sul divano? >>.
<< Anche se lo fosse avrei scelta? >>.
<< No, infatti >> ammette con l'accenno di una risata nella voce.
Sbuffo ripensando a ciò che mi aspetta... Che poi, nemmeno credo di sapere realmente cosa sia.
<< Cosa faremo adesso? >> Gli domando scoraggiata.
<< Beh, per prima cosa andrai dalla polizia ad informarla di tutto >>.
<< Ma non hai paura di rimetterci anche tu? >>.
<< Ovviamente, ma è la cosa più giusta da fare>>.
Ha ragione.
Si avvicina di un passo a me.
Lo guardo negli occhi e mi ritrovo ad incantarmi nelle sue iridi.
<< Mi dispiace tanto per averti mentito, sono disposto anche al carcere pur di farmi perdonare da te e riacquistare la tua fiducia >> mi dice e c'è qualcosa nel suo sguardo che mi fa capire che è sincero.
Solleva la mano sinistra e con il pollice mi accarezza la mandibola.
Lentamente avvicina le sue labbra alle mie.
Istintivamente chiudo gli occhi e capisco di essere fregata: Marcus, o meglio, Matteo, è riuscito ad andare oltre alla corazza che mi ero costruita attentamente intorno al cuore.
È riuscito ad entrarci, a toccarlo, a farlo battere veramente e nonostante tutto, so di poter contare su di lui.
Il telefono squilla e noi ci blocchiamo.
Un minimo movimento e le nostre labbra si toccano.
Ma niente.
Lui si allontana da me e mi fissa divertito.
<< Ti sei dimenticata come si afferra un cellulare? >>.
In tutta risposta gli dedico una smorfia e lo tiro fuori dalla borsa.
È mia madre.
Una fitta mi si forma all'altezza dello stomaco.
<< Rispondi, non farle avere sospetti >> mi suggerisce un Matteo esperto.
Faccio come mi ha detto.
<< Pronto? >>.
<< Tesoro, come stai? Sì è ripresa Lucia? >>.
<< Si sente meglio >>.
<< Menomale, comunque ti ho chiamata per dirti che la settimana prossima ritornerai in Calabria, io e tuo padre pensiamo sia la cosa migliore >>.
<< Sì mamma >> rispondo a macchinetta praticamente.
<< Adesso devo andare, ciao tesoro mio >>.
E attacco.
Non le rispondo nemmeno.
Mi sento totalmente tradita dalla persona che pensavo di conoscere di più ma che a quanto pare conosco meno.
Una lacrima mi solca il volto.
Matteo lo nota e improvvisamente mi abbraccia.
Non ho le forze per rifiutarlo, quindi mi accoccolo a lui.
<< Ti va di parlare? Potresti raccontarmi del rapporto che hai con tua madre, così cerco di capirci qualcosa >>.
Faccio un cenno d' assenso mentre mi siedo sul divano seguita da lui, poi inizio a parlare.
<< Mi ha sempre iscritta alle migliori scuole fin dalle elementari, non mi ha mai fatto mancare niente, se si parla di vestiti, cibo e libri >> mi fermo un attimo.
Non è facile da spiegare.
<< Ciò che mi è sempre mancato invece, è il suo affetto, le sue attenzioni, i bei momenti che avremmo potuto passare insieme >>.
<< Mi dispiace >> mi interrompe lui.
<< Non fa niente, ci avevo fatto l'abitudine. Però, ero convinta che in fondo mi volesse bene, a modo suo. Di certo non mi sarei mai aspettata che mi volesse morta >> dico con una punta d'ironia nella voce.
Silenzio.
Quel tipo di silenzio assordante, che sottolinea il peso delle parole appena pronunciate.
<< Ti va di vedere un film? >> Mi domanda Matteo di punto in bianco, come se nulla fosse.
<< Perché no? >>.

...

Due vaschette di popcorn dopo...
<< Corri da lei scemo! >> Urlo al personaggio in TV.
<< TU LEVATI DEFICIENT... >>
<< Ma non ce la fai a rimanere zitta per almeno dieci minuti? >> Mi domanda un Matteo esasperato.
<< Scusami, è che nei film mi ci immergo con tutta me >> dico come se questo giustificasse le mie urla isteriche.
<< Ho notato >> ribatte lui.
E non so dire con esattezza quanto impiego ad accorgermi che la mano di Matteo ora è sulla mia.
E poi succede tutto molto in fretta.
I nostri sguardi si incontrano e i nostri occhi si penetrano.
<< Sai, nessuna mi ha mai guardato come mi guardi tu >> mi dice d'un tratto.
<< Sei unica Ambra >> aggiunge, poi gli occhi mi calano sulle sue labbra.
Ne ricordo il sapore.
Sono morbide, soffici, delicate e ...
<< Mi dispiace di averti mentito >>.
Ed ecco che sembra tutto sparire improvvisamente, mentre queste semplici parole, mi fanno tornare con i piedi per terra.
<< Ambra, io lo so che ti risulta difficile fidarti di me, dopo quello che ti ho fatto, ma almeno provaci, ti prego >> dice, poi lo fa: prende e mi bacia.
Il mio cervello si spegne e il cuore si accende.
Non rifletto lucidamente, non riesco a scansarmi come vorrei.
Riesco solo a ricambiare il bacio, ad attirarlo a me come se fosse la cosa più naturale e spontanea del mondo.
Io e lui.
Ci siamo solamente noi.
Appena ci stacchiamo da quel dolce bacio, i nostri occhi si trovano, i nostri sguardi si promettono amore e le nostre bocche formano quella curva chiamata sorriso.
<< Ricominciamo da capo, ti va? >> Mi domanda speranzoso.
Annuisco decisa.
Un enorme peso mi abbandona.
È strano come sembri tutto perfetto proprio quando va tutto male, è strano come io riesca ad essere così  tranquilla, come io rimanga integra, mentre il resto del mondo sembra andare in pezzi.
Matteo mi abbraccia ed io chiudo gli occhi mentre mi lascio cullare dalle sue mani che prendono ad accarezzarmi sulla nuca e non so bene come, ma finisco per addormentarmi tra le sue braccia.

...

~... Vedo tutto offuscato, noto una sagoma sfocata avvicinarsi a me.
Comincio a piangere dalla paura.
<< Dammi la bambina >>
<< Scordatelo Laura >>
<< Ho detto, DAMMI LA BAMBINA! >>... ~
Mi sveglio di scatto ansimante.
Matteo mi sta stringendo tra le sue braccia.
<< Shh, tranquilla, è solo un incubo >>
E questa semplice frase basta per farmi sbottare mentre ricollego i pezzi.
Rido.
Una risata priva di ogni gusto.
<< Mia madre mi diceva sempre così: "È solo un incubo", "Stai sognando" >> inizio io.
<< Ma di cosa stai parlando? >> Mi domanda lui confuso.
<< I miei incubi sono sempre gli stessi, simili tra loro, come dei pezzi di un puzzle che uniti formano una figura, un'immagine che ha un senso solo se non manca nessuna parte >>.
<< Dove vuoi arrivare? >>.
Presi coraggio.
Emisi un sospiro.
Poi parlai:
<< Adesso mi è tutto più chiaro, i miei non sono incubi, sono ricordi >>.

Eiiiiii!
Che mi dite?
Come va?
Che ne pensate?
Fatemi sapere, alla prossima❤️

Lo Sbaglio Più GiustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora