CAPITOLO 1 - EVAN

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--- Avviso ---

Buonday a tutto quanti, finalmente sono tornata. Anzi, Evan e Stella sono tornati!

Spero stiate tutti bene e vi sia piaciuto il precedente libro. Come per "Uno scatto per amore" le regole sono le stesse, quindi le parti in grassetto rappresentano il pov di Evan e quelle normali rappresentano il pov di Stella. Spero davvero possa piacervi anche questo libro, ci ho messo parecchio a concluderlo ma sono soddisfatta, posso solo sperare soddisfi anche voi.

Detto questo, come sempre, se vi piace la storia, fatemi sapere se vi piace e cosa avreste voluto di diverso nei commenti.

Buona lettura, un baio, Mellix!

--- Fine avviso ---


Due settimane. Stella non mi parla da due settimane. Questa volta sul serio. Da quando è corsa via in quel corridoio, piangente, ho provato a ristabilire un rapporto con lei, ma mi ha chiuso fuori. Ho capito cosa sta cercando di fare, tuttavia mi sfugge ogni volta da sotto gli occhi. Ai corsi è l'ultima a entrare in classe, e la prima ad andar via, non viene più a far riabilitazione – spero davvero che stia facendo gli esercizi a casa – e, nei corridoi, ci rimane sempre per qualche secondo, per cambiare aula. Inoltre deve aver anche cambiato qualche corso perché, quando io vado via la mattina, lei arriva diretta in classe. Di solito i corsi pomeridiano sono più difficili di quelli mattutini, come faccia non lo so, immagino che per non pensare abbia scelto di mettersi a studiare, tenendo il più possibile la mente impegnata.

Spesso la vedo nei corridoi insieme ai suoi soliti amici, ogni tanto Kira, la sua migliore amica che ha sempre capelli di un colore differente, sgattaiola via per salutare Lucas, il mio migliore amico, ma anche a lui le cose vanno a rilento. Colin, altro amico di Stella, le ronza quasi sempre attorno, come se lei gli avesse espressamente chiesto di non essere lasciata sola. In realtà la solitudine se l'è creata da sola, sprofondando nella sua apatia. Quello è un posto che conosce, di cui non ha paura. Ogni tanto la vedo anche sorridere, capisco sempre che sono sorrisi sinceri, non finti come i miei.
Ho provato ad avvicinarmi, il risultato è stato di essere ignorato. Detesto questa situazione. Soffro come un cane. Tutto perché ho deciso che innamorarmi di lei fosse la cosa giusta da fare. Lo penso ancora, ma forse avrei dovuto mettere in conto che mi avrebbe scaricato una volta scoperto quanto le persone che popolano il mio mondo siano ripugnanti. Tre settimane fa la pensavo diversamente, ma visto che la sua spiegazione è stata "per non soffrire devo starti lontana", ho lasciato perdere il correrle dietro. Tanto non servirebbe, lei è totalmente diversa, devo pensare a qualcosa per riaverla fra le mie braccia perché mi manca davvero tanto. Il suo profumo, i suoi capelli, le sue risate e i suoi baci e più di tutto quei suoi occhi bellissimi. Azzurri con venature verdi, accesi di una luce tutta loro.

Delle dita schioccano davanti ai miei occhi.

«Amico, ci sei?», grugnisco per lo spavento e spingo via la mano. Dover continuare ad essere il capitano di questa squadra causa parecchi fastidi dentro di me. Nathan mi tira un asciugamano addosso ha i capelli bagnati ed il viso di uno che è stanco di riprendere sempre il proprio capitano. Lo capisco, ultimamente sono distaccato, distratto e gioco anche di merda. Lo hanno notato tutti quanto sto male. Ho rifiutato le avance di ben quattordici ragazze. Pensavano che liberandosi di Stella sarei tornato in pista, scopandomene una a settimana o di più, per dimenticare, si sbagliavano. Una come lei, con le magnifiche sensazioni che ho provato, non la scordi facilmente. Ogni sguardo era carico di magnetismo, ogni carezza accendeva le nostre pelli di desiderio, eravamo uniti con le anime, e adesso è tutto finito. Ha strappato questo legame profondo, dopo tanto tempo impiegato a instaurarlo, ha mandato tutto alle ortiche. Le nostre anime, adesso, sono separate e, in un certo senso, le invidio quelle sue barriere, perché farebbero parecchio comodo anche a me, me lo lascerei alle spalle, il dolore, continuerei per la mia strada, ricordando senza mali quanto è stato bello, intenso e breve il nostro rapporto. Però una sorta di velo ce l'ho anch'io. Blando rispetto al suo, naturalmente, tuttavia una sorta di velo, di nebbiolina, che copre soltanto il dolore, riesco a crearla. Rimangono tristezza, malinconia, distanza e chi più ne ha ne metta, però il dolore viene affievolito. Il buco allo stomaco mi abbandona, il pesante macigno che schiaccia il mio cuore si solleva dandomi un po' di pace. Una specie di apatia rivisitata, un'indifferenza nei confronti del dolore. Ecco si, così la definirei, indifferenza, perché accantono il dolore, a cui ormai ho fatto l'abitudine. Utilizzo questo velo soprattutto durante la notte quando, ripensando a lei, vengo sopraffatto dalle emozioni e vorrei soltanto correre ad abbracciarla. Una volta mi sono addirittura alzato, alle due circa, ho preso la macchina e sono andato davanti a casa sua, pensando che, non so, se avesse visto la macchina, sarebbe uscita a braccia spiegate, ci saremmo chiesti scusa a vicenda e il giorno dopo saremmo entrati a scuola per mano. Un sogno che sembra irrealizzabile.
L'immagine di Stella che ride passa davanti ai miei occhi. Il nostro primo appuntamento. I suoi capelli ondeggiavano al vento in barca, mossi come le onde, gli le brillavano per la gioia di vedere il mare, ricordo la sua sorpresa ha scoperto che so guidare la barca. Ho omesso che non ho la patente ma dettagli. Ha anche provato a guidare e quando si era seduta in braccio a me, scariche elettriche di eccitazione martellavano il mio sesso.
Finalmente era mia, la ragazza anaffettiva, inarrivabile, con mille pregiudizi ma anche la più dolce e solare...era mia, per colpa del mio stupido mondo ho dovuto lasciarla andare. In qualche modo ho capito che lo sta facendo per me, per proteggermi e per dare agli altri il vecchio me, o qualcosa del genere. Non la voglio la sua protezione, io dovrei proteggere lei! Nonostante questo ha chiesto tempo, ed è ciò che le sto dando, almeno finché non attuo il piano per distruggere quell'insulsa di Kate.

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