CAPITOLO 3 - STELLA, EVAN

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---Avviso---

Come nel precedente libro, Uno Scatto per Amore, la parte di Stella rimane scritta normalmente, mentre quella di Evan sarà scritta in grassetto, così si potranno distinguere le due parti in tempo reale senza confusioni.

Vi invito a farvi sentire, lasciare commenti e pensieri perché esprimere le proprie opinioni è una fortuna incredibile, quindi non siate timidi, ci tengo davvero tanto! 

In più sarebbe divertente se commentaste, o scriveste in privato, come secondo voi procederà la storia, quali scelte faranno i protagonisti e come affronteranno le situazioni che gli si parano davanti.

Vi auguro buona lettura, vi voglio bene, un baio Mellix!

---Fine Avviso---


È il lunedì dopo la partita, un'altra settimana volata via. Sono a lezione di letteratura con la Holtman. Una professoressa bassa, tozza, tinta di un biondo platino inverosimile. Tutti ci chiediamo se si tinga in questo modo perché voglia nascondere la ricrescita oppure i capelli bianchi, ma è ancora un mistero irrisolto. L'aula è pietosamente fredda. Bisogna considerare che io abbia indosso solamente una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini fino a metà coscia, tuttavia il vento fuori è impetuoso e gelato. Secondo il meteo sono previste tre trombe d'aria nelle prossime sette ore, una è già passata scardinando, per l'appunto, la centralina elettrica della scuola. Fortunatamente, essendo una scuola privata e costosa, ha una struttura resistente a onde sismiche e raffiche ventose, ma è priva di un generatore d'emergenza. Guardo fuori, noto i rami spezzarsi per il fortissimo vento, così come vedo della spazzatura turbinare su se stessa. In sostanza niente elettricità equivale a niente riscaldamento e luci nelle aule. Ora, non è che venga acceso spesso il riscaldamento data la costante temperatura, ma in questo caso farebbe comodo. Il minimo raggiunto è circa quindici gradi, e giuro, stavo gelando. Non so come facciano le persone del nord a vivere toccando temperature anche sotto lo zero. Il mio intento di prendere quanti più appunti possibili in vista dell'esame è andato a farsi benedire, senza luce e con le nuvole che coprono il cielo, è fin quasi buio, perciò sto andando alla cieca, scrivo parole senza sapere esattamente cosa sto annotando. Non è poi così buio, ma sembrano le nove di sera, quando il sole cala e si vede ben poco. Sforzo un sacco la vista, tanto che mi viene mal di testa. Prendo appunti fino a che la mano inizia a dolere. Da qui decido di ascoltare e basta visto che il mio corpo non collabora. Mi accascio comodamente sulla poltroncina rossa in tessuto e imbottitura, sposto di lato il piccolo tavolino. Poche aule hanno queste sedie, di solito le più grandi come l'aula magna, il piccolo teatro, la sala riunioni e questa, se non vado errata. Perlopiù aule dove si tengono piccole riunioni, assemblee, piccoli saggi e si consegnano le pagelle.

A fine lezione ci consegna un compito da fare, un tema relativo di settecento parole, trecento virgole, cento punti, e cinquanta punteggiature speciali, per esempio i due punti o il punto di domanda. Ditemi anche se scrivere in grassetto, in stampatello oppure in corsivo, già che ci siete...!
La campanella trilla, tutti gli studenti del corso consegnano in cattedra il compito della settimana: impaginazione di un testo formale di tre pagine per la candidatura ad un posto di lavoro. L'ho trovato alquanto ridicolo, quale datore di lavoro si mette a leggere tre pagine di un tema esplicativo sul comportamento, gli hobby e la vita privata del suo futuro dipendente, quando può chiedere a lui in un colloquio e finire in dieci minuti? Beh, non sta a me giudicare l'assegnazione dei compiti, devo svolgerli, ottenere voti eccellenti e diplomarmi. Ritiro l'esame della settimana scorsa. Sorrido soddisfatta del voto una A piena. Fiera di me stessa sorrido alla professoressa che mi osserva dai suoi piccoli occhialetti che le rendono gli occhi ancor più minuti. Esco frettolosamente dall'aula per evitare una certa persona.

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