CAPITOLO 24 - STELLA, EVAN

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Guido fino alla casa al mare. Sono esterrefatto, mi ha cacciato senza riguardo perché voglio seguire la mia strada e non la sua. Tsè, testa di cazzo...!

Apro le finestre per cambiare aria. Inspiro profondamente aria polverosa accasciandomi sul divano. Scruto davanti a me la teca di vetro con all'interno alcuni dei vini pregiati di papà, la voglia di stappare una bottiglia e berne il contenuto prende il sopravvento, così mi alzo, scelgo la più costosa e ne verso un bicchiere. Certo, farebbe più effetto una bottiglia di Jack Daniel's ma ci si accontenta. È leggermente fruttato ma ha un retrogusto di sughero. È stata qui troppo a lungo.
Studio assiduamente la bottiglia rigirandola fra le mani. Scuoto la testa, è solo la rabbia che prevale sull'autocontrollo. Stringo i pugni sbattendoli piano sul bancone in marmo per forzarmi a lasciare la bottiglia. Devo calmarmi, pensare ad altro.
Per distrarmi torno alla macchina recuperando le borse, le lancio sul letto. Vado al piano di sopra sistemando alcune cose nelle cassettiere e in bagno. Torno di sotto, invio a Lucas un messaggio, dare una festa impegnerà il mio cervello, risponde dicendo di star arrivando. Dovendomi occupare, nell'attesa, mi metto a studiare meravigliandomi di me stesso. Cedo al vino andando di sotto per un altro bicchiere. Dopo averlo finito grugnisco versando l'intera bottiglia nel lavandino e tornando a studiare.

Vedere la biblioteca così affollata il sabato pomeriggio è singolare, presumibilmente, visto l'arrivo imminente degli esami, tutti cercano di mettersi in pari con lo studio.
Trovare un posto dove sedersi è come voler attraversare l'oceano a nuoto. Fortunatamente so nuotare benissimo. Infatti mi dirigo subito verso la vecchia scrivania messa stabilmente – e ingiustamente – in un angolo. Siccome è lontana dagli scaffali e dalle luci, in genere, viene evitata. Al contrario l'adoro proprio perché permette di studiare serenamente.
In tranquillità mi preparo per due esami scritti, finché, mentre sto ripetendo per un'interrogazione, Colin fa capolino davanti a me.

«Facciamo un giro al centro commerciale, vieni», esordisce accovacciandosi vicino alla mia sedia. Alzo un sopracciglio. «Era un ordine, perciò raccogli tutta questa roba da secchiona e andiamo a divertirci un po'!», sorride andandosene. Sospiro infilando i libri nello zaino. Li amo, davvero, hanno pensato a me.

Uscendo ci sono le macchine di Kira e Lea parcheggiate in doppia fila con le quattro frecce ad aspettarmi. Colin salta su con Lea, Patrick e Marika, io invece vado con Kira.

«Visto che sopporto il caldo mi devi un frappè!», esordisco allacciandomi la cintura mente Kira ingrana la marcia per partire.

«È da un po' che non dai una festa, successo qualcosa?», chiede Luc entrando in casa. Saliamo al piano di sopra e lui indica i borsoni chiedendo spiegazioni.

«Qualche imbecille ha ripreso me e Stella in corridoio pubblicando il video sul sito scolastico. Mio padre l'ha visto, è venuto da me sbraitando che fino a quel momento aveva tollerato i miei comportamenti immaturi ma che avrei dovuto sposare Kate a scuola finita perché lui e Lockwood hanno preso degli accordi. Ho risposto di no e mi ha cacciato», concludo stendendomi a pancia ingiù sul letto.

«Incredibile Caesar non molla mai», dice scuotendo la testa incredulo conoscendo il tipo, «Come mai qui, non è sua la casa?», domanda girandosi verso di me e sistemandosi il ciuffo di capelli ancora bagnato.

«No, è di mia madre. Straordinariamente ha preso le mie difese e volendomi aiutare mi ha ceduto le chiavi della casa. Si è infuriata perché ha realizzato che con o senza permesso, alla prima vera occasione di andarmene, lo farò senza guardarmi indietro, chi c'è, c'è. Penso voglia esserci!», concludo con naturalezza.

«Aspetta, tua madre si è schierata dalla tua per farti capire che ha capito di aver sbagliato?», la sua faccia è diventata una smorfia indecifrabile, «Ci ha messo un po'...», conclude riluttante.

Una ragione per innamorarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora