CAPITOLO 22 - STELLA, EVAN

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«Esci da casa mia maiale!», grida ruvide mi svegliano. Scatto seduta ascoltando meglio, appurando di aver davvero sentito le urla di Olana. Mi metto seduta, in ascolto.

«Sei una puttana, dove sono i miei soldi èh?», ci risiamo con questa storia. Capita frequentemente di sentire scene come questa, Olana porta spesso a casa le sue conquiste. Peccato solo siano quasi sempre pervertiti o delinquenti. Fanno ubriacare la donna e la mattina seguente fingono che, durante la notte passata insieme, essa abbia rubato i soldi dal portafogli e la accusano di furto così da rubarle i soldi. Ovviamente capita pure in questa casa, ecco perché i soprammobili sono tutti in legno o plastica, quelli preziosi o con valore emotivo li ho fatti sparire per proteggerli. Non si può nemmeno sporgere denuncia contro questi furti o abusi, si ha volutamente fatto entrare la persona in casa, perciò è inutile.

«Non ti ho rubato niente e non sono una puttana», grida lei cercando di non apparire disperata. In realtà lo è eccome. Voglio dire, quale donna entra in un bar di periferia accertandosi che sia frequentato solo da gente sconosciuta, si fa offrire da bere e crolla al primo complimento? Ovviamente lei!

Ancora in pigiama prendo la mazza da baseball di mio padre. Capita che i tizi alzino le mani a volte, e che cercando di proteggerla facciano del male anche a me. Però non posso stare a guardare e sentire mentre le mettono le mani addosso in casa mia. La capisco, cerca attenzioni perché non ha mai avuto una famiglia sua, desidera sentirsi amata quanto lo desidero io.
E comunque tutto ciò che c'è in questa casa è mio, lo pago lavorando, quindi vadano pure al diavolo se pensano di potersene uscire coi miei soldi da casa mia!

Esco dalla camera tenendo la mazza ben in vista. Il tizio, tozzo, grasso, con la pancia da birra, puzzolente e calvo mi guarda. A mia volta gli lancio un'occhiataccia interrogandomi su come ad Olana possano piacere certi uomini.

«Ahahaha, una ragazzina con una mazza da baseball dovrebbe spaventarmi?», il suo tono è perfido, la voce ruvida e roca.

L'aria, grazie al suo fetore impuzzolentisce la stanza.
Olana, spaventata, scappa in camera sua al posto di rimanere e sostenermi. Con la bocca aperta roteo gli occhi al cielo. Sul serio?! Mi espongo per aiutarla e lei scappa...grandioso, viva la solidarietà. L'aiuto soltanto perché è casa mia e perché in fondo desidera soltanto un po' d'amore.

«La ringrazio della sua visita, ora può andarsene», dico rigidamente.
Se avesse lui la mazza in mano non esisterebbe ad usarla contro di me, io invece ho paura solo ad alzarla.

«Sai, forse potrei dimenticarmi che tua madre mi ha fottuto i soldi dal portafogli se tu...», non lo faccio finire, il verme.

«Mia madre non ha rubato nulla. Vattene!», cerco di sembrare sicura e non nervosa. Il tipo scatta verso di me tentando di afferrare la mazza ma la riceve sulle mani. Indietreggia capendo che la userò davvero se non se ne va. Pian piano lo spingo fino alla porta d'ingresso. Adesso chi è che si pavoneggia, èh?

«Ora la apri, te ne vai e non torni. Capito?», il tipo annuisce, apre la porta e se ne va minacciando di tornare. Nessuno ci crede!!! Chiudo a chiave ancora tesa. Prendo un grosso respiro. Olana esce dalla sua stanza piangendo, chiede scusa, alzo un sopracciglio tornando in camera ignorandola.

Per scacciare l'ansia mi dedico alla solita routine. Indosso la divisa e nel mentre che il latte si scalda chiamo Lullaby affacciandomi alla finestra. La vedo entrare con la coda dritta e andare verso la sua ciotola nella quale ho versato da mangiare. Avendo perso tempo non posso godermi il latte osservando il sole all'orizzonte, perciò lo bevo qui, in tutta fretta.
Mamma entra in cucina asciugando le lacrime. Provando compassione la avvicino abbracciandola e le sorrido.

«Va tutto bene, è andato via. La mazza è in camera mia, se torna usala!», sciolgo l'abbraccio ed esco.

Arrivata a scuola mi accorgo di aver fatto bene a vestirmi di più, c'è  un vento spaventoso. Il meteo ha previsto nei prossimi giorni un picco di raffiche ventose e trombe d'aria. Speriamo nulla di serio, l'ultima raffica ha ucciso un sacco di cuccioli randagi lasciandone parecchi feriti.

Una ragione per innamorarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora