18.|Padre e Figlia|

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Padre e figlia...

In molte famiglie si fraintende il precetto coranico che ordina ai familiari di dare alla figlia metà della parte data in eredità al figlio in caso in cui il padre venisse a mancare. Rifacendosi a questo Segno coranico molti, quando fanno regali ai propri figli, tendono a dar di più od il doppio ai figli maschietti rispetto alle femminucce, che è grave errore***! Quel precetto ha un campo d'applicazione completamente diverso da quello di compere e regali! Infatti, quel Segno coranico è stato rivelato per il contesto dell'eredità quando il padre decede; quando il genitore è in vita, però, deve trattare i figli con equità. In breve, i figli, maschi o femmine, hanno uguali diritti nei confronti del padre quando quest'ultimo è ancora in vita; dopo la sua morte, invece, le figlie prendono la metà della parte spettante ai figli maschi dall'eredità. Se i figli del defunto sono di tenera età, la loro parte viene preservata dai familiari fino all'età adulta, per poi essere restituita.

***N.B.: Ad ogni individuo verrà chiesto a proposito dei Diritti di Allāh l'Onnisciente e Diritti del Creato dopo la morte; i primi possono essere perdonati anche senza Verdetto per Compassione Divina ma i secondi sono relativi alle creature e non possono essere perdonati da Allāh se non dagli individui che hanno subito ingiustizie.

Le ragioni del dimezzamento...

In primo luogo, come si è detto precedentemente, la musulmana non è obbligata in nessun caso a guadagnare nè per la propria sopravvivenza nè per quella altrui, in quanto:

•Prima di sposarsi è mantenuta dal padre, dopo dal marito e, in vecchiaia o, in caso di decesso del marito, dai figli;
•La musulmana eredita sia dal padre, sia dal fratello e sia dal marito defunti;
• il figlio maschio è colui che un giorno si sposerà e darà la dote alla propria moglie e manterrà una famiglia: il maschio è più bisognoso di denaro della femmina in quanto ella è mantenuta dal padre, ed è colei che un giorno si sposerà e riceverà una dote, per poi essere mantenuta dal marito e dopo ancora dai figli.
La Sharī'ah tiene conto, in questo caso, del bisogno dei due generi.

Nel Giudaismo, le donne, ad esempio, sono totalmente esonerate dalla spartizione d'eredità che sia madre, figlia o sorella; la donna avrebbe diritto ad una parte di essa solo nel caso in cui questa non avesse figli maschi.

Tra gli antichi romani le donne erano uguali agli uomini in termini di quantità ricevuta come parte dell'eredità senza, però, ereditare nulla dal marito defunto; poiché per il popolo romano l'eredità non passerebbe da una famiglia all'altra.
In caso di decesso della madre, la somma in denaro od altro ricevuto in eredità per la morte del padre sarebbe passato ai fratelli, avendo così quest'ultimi ereditato sia dal padre che dalla madre.

Negli antichi greci dopo la morte del padre il figlio maggiore prendeva il suo posto; se il defunto non avesse avuto figli maschi, tutti i parenti maschi venivano chiamati e nella spartizione donne e bambini rimanevano esonerati.

Così, come se ne è citato parte in un capitolo precedente, nell'Arabia preislamica della Jāhiliyyah le donne, oltre ad essere ereditate esse stesse, non venivano rese partecipi alla spartizione che andava soltanto ai figli maschi che erano abili a portare le armi.

Ripetendo la lettura degli ultimi paragrafetti e riflettendo, si nota come la Sharī'ah, ancora una volta, abbini il valore dell'uguaglianza con quello della giustizia.

In questi capitoli si è parlato della musulmana prevalentemente all'interno delle mura domestiche perché è proprio quì che i loro diritti vengono estorti e manipolati, fenomeno dovuto ad un'ignoranza cieca e nera!

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