La donna nell'IslāmCon l'avvento dell'Ultimo Messaggero Muhammad (Pace e Benedizioni siano su di lui) tutti gli stereotipi riguardanti la figura femminile svanirono, pian piano, dalla penisola in questione. Il Corano proibisce, condannando categoricamente, la sepoltura delle neonate da vive ed afferma che non vi è alcun male nè vergogna nel mettere al mondo una bambina e crescerla. La Sharī'ah proibisce che la donna diventi oggetto di eredità e che non ne riceva parte a sua volta. In secondo luogo, essa prevede non che si paghi la dote all'uomo, al contrario, è l'uomo a dover dare una somma in contanti alla donna come dote con tutte le spese matrimoniali a suo carico.
La questione della dote
La dote, secondo una concezione prettamente islamica, è un diritto della donna sancito dai versi del Corano e, pertanto, non si discute; tuttavia, senza dote il matrimonio è giuridicamente valido viene, però, sempre in meno un diritto spettante alla donna e sancito dal Corano e, pertanto, continua a gravare sul marito fino alla sua compensazione. Molti però ne sono del tutto noncuranti; come si è visto,in certe comunità o religioni l'uomo non spende nulla e lascia gravare tutto sulle spalle del padre della ragazza proveniente, eventualmente, da una famiglia non o poco agiata. Tutto questo contribuisce a far pensare ancor di più che avere una figlia sia un grosso fardello sulle spalle portando a casi di femminicidio e suicidio.
Perché la dote?
La dote è prescritta nell'Islām in segno di onore e valorizzazione della figura della moglie come individuo.
Schiavizzata?
Questa tematica è anch'essa assai vasta, in quanto affonderebbe le radici in un'epoca ben più lontana dall'avvento del Messaggero e Profeta di Allāh.
Nell'Antica Grecia le donne di uno specifico rango sociale erano schiave, oppure si diventava schiavi semplicemente essendo debitori a qualcuno appartenente alla classe borghese. Così come in quella greca, anche nella società romana chi era schiavo, tale doveva rimanere e tale status sociale era ereditario. Analoga era la situazione nell'Arabia preislamica. Con l'avvento e la diffusione dell'Islām si è posto fine alla schiavitù; in quanto, come prescritto nel Corano, quando qualcuno viene meno a un voto, a una promessa, od altri tipi di negligenze, numerose per essere elencate, egli dovrebbe liberare uno schiavo oppure dar da mangiare ai poveri oppure digiunare tre giorni. Il Corano pone al primo posto l'atto di affrancare uno schiavo come segno di purificazione spirituale. Da ciò si evince che il Corano scoraggia indirettamente l'individuo musulmano a tenere schiavi in sua proprietà. Anche perché secondo la Sharī'ah l'essere umano nasce libero, con la libertà sociale tra gli individui come un dono divino elargitagli, nessuno, pertanto, avrebbe il diritto di estorcergli ciò che Allāh gli ha concesso. Chi nasce libero non può essere schiavo. L'Islām avrebbe messo a punto nuovi metodi e ragioni di liberazione e affrancamento prima non esistenti.
Per quanto riguarda il rapporto marito-moglie, basti vedere la hadīth (Sunnah) del Messaggero di Allāh (Pace su di lui)"Il migliore di voi è il migliore nei confronti della sua famiglia; ed io sono il migliore nei confronti della mia famiglia"
"Tra i musulmani, i più perfetti nella fede sono i migliori nella condotta morale, e i migliori di voi sono coloro che sono i migliori con le loro mogli"
È chiaro, pertanto, che le mogli non sono "schiave" dei loro mariti.
La cultura greca, per quanto emblematica ed affascinante, degna di orgoglio ed attenzioni, il suo modo di approcciarsi alla figura femminile non era l'ideale, in quanto permetteva alla donna pochi diritti perfino all'interno delle mura domestiche dato che essa non poteva partecipare alle cerimonie, pur organizzandole, nè ai banchetti di casa propria. Nell'Islām non si prevede nulla di lontanamente simile.
L'uomo ateniese, come si è detto, poteva avere quattro (4) tipi di donne. La moglie per i figli legittimi; la concubina che, in fin dei conti, era come la moglie, l'etèra e la prostituta.
Questo, dal punto di vista islamico, è chiaro maltrattamento della donna dal punto vista morale. L'Islām non permette al musulmano di guardare altre che la propria consorte. Sì, soltanto lo sguardo è proibito.In Sparta le donne avrebbero avuto più diritti e maggiore libertà, a quanto pare. Potevano andare in palestra, non curarsi dei figli; tutto questo perché mettevano al primo posto lo Stato. È vero che, quindi, le donne spartane erano libere? oppure era soltanto una manipolazione da parte del governo?
Da notare che anche la legislazione sulla dote ha contribuito a portare un ulteriore motivo di confusione nei riguardi della proprietà terriera; molti tra gli spartiati erano fermamente convinti che le loro spose dovessero essere scelte per la prestanza fisica naturale, appunto, per la loro tendenza al patriottismo così da poter generare maschi forti e prestanti in grado di combattere guerre, piuttosto che per le capacità economiche possedute tramite l'eredità acquisita, quindi nessuna dote formale veniva assegnata al momento del matrimonio. In tal modo le donne potevano facilmente diventare sempre più ricche, ereditando sia dal padre che dal marito. Mentre la Sharī'ah prevede sia la dote per la musulmana, sia l'eredità del padre, del marito e del fratello.Da qui in poi, si esporranno i diritti delle donne nell'Islām
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Semplicemente...Regina
EspiritualIN REVISIONE. CONCLUSO. Si discute in chiave analitica e pratica la figura della donna nel mondo islamico alla luce della Sharī'ah (Legislazione Islamica) mettendo a nudo i dubbi che i mass media diffondono e rispondendo ai dubbi stessi. Il libro è...