Le donne ed il lavoroIl lavoro, dal latino labor,is
"fatica, sforzo, pena, affaticamento, affanno" è un tema molto ampio che riguarda un vasto campo di argomenti di studio quali sociologia, politica, economia e diritto (in quanto nel lavoro si esegue un processo contrattuale tenuto in regola dalla legge).Il lavoratore è un subordinato che attua prestazioni in base alle sue competenze metodiche e manuali al datore di lavoro per produrre e dispensare beni o servizi per poi usufruire di compensamenti monetari o meno in cambio.
Il lavoro, dunque, è un affaticamento a cui l'Islām non sottopone la donna, in quanto non solo è la personificazione dell'onore e del rispetto, ma anche avente un fisico non addetto all'affaticamento e quindi metafora di delicatezza, amore, compassione e riguardo.
Allāh il Misericordioso avrebbe equilibrato i due sessi dando all'uomo un fisico robusto ma poca capacità mentale di tolleranza e pazienza; al contrario, alla donna avrebbe donato un fisico snello e delicato, ma con elevata capacità mentale di tolleranza e pazienza.
L'Islām è una religione semplice e naturale che sancisce le Leggi tenendo in considerazione la natura di chi le dovrà seguire; Colui il Quale le sancisce è il Creatore, appunto, dunque la Sharī'ah non potrebbe mai risultar fallimentare nel sancire Leggi che non combacino con la natura umana.Georg Willhelm Friedrich Hegel, un filosofo tedesco dell'Ottocento che con la sua dialettica triàdica vasta ed articolata in generale e con la dialettica del Signore-Servo in particolare ne La fenomenologia dello Spirito, definisce il lavoro come mezzo dell'emancipazione dell'uomo. È un mito ideato dal filosofo in chiave puramente allegorica per dimostrare, dopo l'oggettivazione di una delle due coscienze divenute allora autocoscienze, il rapporto di dipendenza ed indipendenza reciproche in ipse tempore tra le due*: la coscienza dominante (padrona, impavida nei confronti della morte); la coscienza servile (schiava e sottomessa alla prima, in quanto sopraffatta dalla paura della morte).
L'uomo, quindi, secondo il mito hegeliano, prima ancora di essere emancipato è uno schiavo che lavora non per il proprio sostentamento, ma soltanto per gli interessi del padrone; stando a queste premesse, pertanto, l'uomo è uno schiavo maltrattato.
Soltanto dopo che avrà lavorato a tal punto che sarà l'esistenza del padrone a dover dipendere dall'operato del servo, l'uomo-lavoratore si emanciperà, in quanto, come citato, è adesso la vita del primo a dover dipendere dall'operato del secondo che è, ormai, sulla via della liberazione dalla propria servitù e dalle proprie paure e dell'indipendenza.*N.B.: Si domanda scusa per un uso di termini filosofici particolarmente tecnici per un vasto pubblico, parlando di Hegel non si è potuto fare a meno.
Chi, invece, avrà avuto modo di studiarlo, avrà modo di comprenderne il significato intrinseco. Dopo l'asterisco, comunque, quel periodo fraseologico si è ampliato.Nota: Sebbene Hegel non sia russo, è molto interessante notare che in russo "lavoro" si dice "работа" (traslit. "Rabota") che deriva da "раб" (traslit. "Rab", pronunciato come "rap") che significa proprio "schiavo".
La donna non si emancipa, quindi?
La risposta più semplice, ovvia e senza idugi, per chi conosce l'Islām, è una sola: la donna non è schiava di nessuno tranne che di Allāh il Compassionevole in primo luogo, pertanto non ha bisogno di emanciparsi in quanto è già emancipata dal Creatore stesso: l'Islām non fa gravare sulla donna peso alcuno; ella non ha alcuna ragione di portar soldi a casa. Questa è la sua vera emancipazione.
Può, tuttavia, fare lavori non pesanti, che non gravano sul fisico e sul corpo come l'insegnante, il medico ecc. con l'unica condizione che deve fornire le proprie prestazioni ad un pubblico di sole donne rispettando il valore della hijāb, discusso in precedenza.
Allāh l'Onnipotente avrebbe obbligato l'uomo a cercare il proprio sostentamento e quello della propria famiglia, non la donna: nè per sè stessa, nè tantomeno per altri. Ella è indipendente da tutte le obbligazioni gravose. Ed ecco perché il lavoro, secondo la Sharī'ah, è obbligatorio per l'uomo e non per la donna; esso diventa, nel caso di quest'ultima, una pura scelta personale. Una scelta che è preferibile che si attui in circostanze estreme come il decesso del marito e dopo un fallito tentativo di sposarsi una seconda volta ed in assenza di padre, fratelli e simili che possano mantenerla.
Rapporto marito-moglie: su cosa si basa?
Il rapporto coniugale si basa sul rispetto reciproco ed amore. L'uomo non deve far torti alla donna, nè quest'ultima al primo. La moglie esprimerà tale rispetto con la propria ubbidienza e fedeltà ed il marito accentando i suoi consigli e non guardando verso le donne altrui, valorizzandone il ruolo che ella assume nella sua vita.
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Semplicemente...Regina
EspiritualIN REVISIONE. CONCLUSO. Si discute in chiave analitica e pratica la figura della donna nel mondo islamico alla luce della Sharī'ah (Legislazione Islamica) mettendo a nudo i dubbi che i mass media diffondono e rispondendo ai dubbi stessi. Il libro è...