2. |La Sharī'ah|

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Che cos'é la Sharī'ah? Dall'arabo, naturalmente, الشريع (traslit. Ash-Sharī') "la via, la strada, il sentiero". La definizione più banale sarebbe quella di "Corpus Legium" ovvero Insieme di Leggi.
Anche se dire "insieme di leggi" è un tantino inesatto, beh certo, quella era una definizione per grandi linee; dato che la fonte principale delle leggi islamiche sono il Corano, la Sunnah e il Consenso della Ummah. Si poteva dire "le fonti principali delle leggi" visto che sono tre, ma il singolare è più consono perché sono un tutt'uno. Gli uni non contraddicono gli altri: il Corano non contraddice la Sunnah e viceversa e il Consenso non contraddice nessuna delle due e viceversa. La Sharī'ah non è,  pertanto, soltanto un insieme di leggi; è più un insieme di principi su cui le leggi dettate dalla Sharī'ah stessa si basano. Poi, c'é anche una quarta fonte da cui si fanno derivare le leggi, l'Analogia, che è presente anche nella giurisprudenza laica. Tutte e quattro le fonti affondano le proprie radici nell'era del Messaggero di Allāh جل جلاله(Pace su di lui). In poche parole, quindi, la Sharī'ah comprende tutte e quattro (4) le fonti.

Quante Sharī'ah vi sono state nel corso della storia?

Nell'Islām si distinguono due categorie di inviati sulla Terra con una missione divina: i Messaggeri e i Profeti.
I primi sono coloro i quali a ciascuno di essi vi sia stata data una nuova Sharī'ah diversa da quella precedente, il che significa nuove Leggi Divine non aggiuntive, una nuova Sunnah, un codice tutto nuovo, insomma.
La storia islamica registra un totale di trecentotredici (313) Messaggeri sin dalla notte dei tempi.*

I secondi, invece, sono coloro i quali venivano inviati, qualora un dato popolo avesse smarrito la Via, senza alcuna Sharī'ah nuova se non con l'ordine di far seguire ad un determinato popolo la Sharī'ah precedente che l'ultimo Messaggero avrebbe lasciato al suo popolo come guida.
La conta di quest'ultimi, secondo le fonti storiche islamiche, raggiunge all'incirca i centoventiquattromila (124.000).

Pertanto, chi è Profeta non è un Messaggero, ma chi è Messaggero è, per definizione, anche un Profeta (perché fà seguire la propria Sharī'ah).

Il profeta Muhammad (Pace e Benedizioni su di lui) è l'ultimo Messaggero di Allāh e il Sigillo dei Profeti.
La sua Sharī'ah è, pertanto, quella che conosciamo oggi ed è definitiva.

*NB.: Secondo la concezione islamica, la notte viene prima del giorno e la giornata, quindi, ha inizio con la notte, l'espressione "alba dei tempi" non è proprio l'ideale.

Cosa conosciamo e cosa no

C'è chi fà rifermento alla Sharī'ah soltanto quando si parla di preghiera, del digiuno del Ramadan oppure del pellegrinaggio ecc...ma queste azioni sono soltanto una parte minuscola di essa. Ciò che non si sà è che la Sharī'ah propone al musulmano singolo un vero e proprio stile di vita sistematico.
Comprendendo la Sharī'ah si evince che la vita di un individuo tra altri individui all'interno di una società musulmana o non, è fatta di un continuo give and take: diritti e doveri.
Vi sono due macrocategorie di diritti: Diritti Divini (che spettano ad Allāh) e Diritti del Singolo.
I primi comprendono la professione di Fede in Allāh, negli angeli, negli inviati di Allāh, nei Libri Celesti, nel Giorno del Giudizio, nel Destino (nel bene e nel male) e nella Resurrezione dopo la morte, l'esecuzione delle preghiere collettive in moschea cinque volte al dì, il digiuno nel mese di Ramadan, purificazione dei beni posseduti dando una piccola parte di essi ai poveri e bisognosi** e, infine, il pellegrinaggio.

**NB.: Questa azione è sia un Diritto di Allāh che un diritto che spetta all'individuo.
Ovvero, l'atto di purificazione dei beni posseduti (che è reso possibile esso stesso dando una parte ai poveri) è diritto di Allāh in quanto ordine divino, mentre l'atto del dare al povero è un diritto di quest'ultimo.

La Sharī'ah non solo detta tali leggi ma stabilisce nei minimi dettagli anche quando e come attuare queste leggi. Ad esempio, stabilisce sia le cinque preghiere giornaliere e sia quando farle e come, chi le può fare e chi no, e questo perché e quando secondo un metodo preciso e minuzioso. Stabilisce sia che il singolo "benestante" debba dare una parte dei propri beni al singolo bisognoso e sia quando, o meglio, raggiungendo quale somma del prezzo dei beni posseduti il musulmano verrebbe giudicato come "benestante" e per quanto tempo dovrebbe averli posseduti...
...sia a chi (il ricevente), o meglio quando una persona viene considerata "povera" dalla Sharī'ah e quindi meritevole della somma ausiliare, per non parlare della quantità esatta sancita.

Lo stesso vale per i diritti del singolo che comprende un'immensa lista. Dalle semplici transazioni di beni di valore al matrimonio, dai modi e maniere di interazione col prossimo nella quotidianità alle pene capitali, dai valori della famiglia e i diritti dei familiari prossimi all'eredità dopo la morte del musulmano, senza contare i diritti dei vicini di casa, i diritti della comunità, i diritti di chi non è musulmano ecc...
Un altro esempio per questa sezione potrebbe essere quello del matrimonio; la Sharī'ah afferma che due individui di sesso opposto possano (in alcuni casi) debbano (in altri) sposarsi mediante il vincolo matrimoniale. Questo tema è anch'esso di maestosa corposità: vi sono interi volumi in arabo, attenzione***, che trattano soltanto di questo tema alla luce della Sharī'ah dettando il diritto di dote per la donna stabilendone una quantità minima e i motivi, la tutela dei neonati e le sue leggi, l'allattamento e le sue leggi, le regole del divorzio e come lo si attua secondo il Corano, quanti tipi di divorzi vi sono, cosa spetta alla donna in caso di divorzio e perché, quando e come la donna abbia diritto di chiedere il divorzio e, qualora il marito non glielo concedesse, a chi altri potrebbe chiederlo ecc... Davvero sorprendente! Non credete? Sì, sorprendente proprio per il fatto che molti hanno una concezione della figura di Dio piuttosto pessimista, come un essere che castigherebbe soltanto i suoi sudditi senza alcun riguardo per essi, no? Ma se si apre il Corano si nota con chiarezza che si dà molta più importanza ai diritti dell'uomo che ai Diritti di Allāh! Lo stesso per i sei (6) libri dei detti profetici (La Sunnah) e tutti gli altri che trattano delle leggi alla luce del Corano e della Sunnah stessa; un libro di giurisprudenza islamica, ad esempio, se composta da otto (8) volumi, si noterà che soltanto due (2) descrivono le leggi riguardanti i Diritti di Allāh e i restanti sei (6) quelle riguardanti l'umanità. Tant'è vero che chi causa fastidio od atrocità al creato ma ha fede, prega cinque volte al dì, digiuna, purifica i propri beni, va al pellegrinaggio, nel Giorno del Giudizio, se l'oppresso non vorrà perdonarlo, gli atti di sottomissione ad Allāh da parte dell'oppressore saranno dati in dono all'oppresso. In poche parole, non gli serviranno a niente.

Purtroppo, carissimi, nessuno di questi temi verrà trattato nei dettagli nelle pagine seguenti poiché non facenti parte del tema centrale del libro: La figura della donna nell'Islām.

***N.B.:
L'arabo come lingua ha un motto: "usare meno parole possibili per esprimere la massima quantità di informazioni" come simbolo di raffinatezza stilistica e mentale di chi lo parla, formalità ed eloquenza; l'intera grammatica si piega a favore di questo concetto cardine della lingua. Pertanto, normalmente, una pagina di arabo tradotta in italiano equivarrebbe allo spazio di due pagine, si immaginino interi volumi in arabo!

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