7. |L'avvento dell'Islām...|

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Storia

Il Messaggero di Allāh (pace su di lui) avrebbe vissuto sessantatre (63) anni. Ricevette la Prima Rivelazione all'età di quarant'anni (40). La sua Missione Divina su questa terra durò ventitré anni (23).
La vita del Messaggero di Allāh viene convenzionalmente divisa in due (2) periodi: Periodo meccano; Periodo medinese.
Il primo identifica e descrive la vita del Messaggero di Allāh (pace e benedizioni su di lui) in Makkah che lo vede ritirarsi in una caverna limitrofa in cui egli meditava in solitudine.

Durante uno di questi ritiri gli apparve l'Arcangelo Gabriele (pace su di lui) annunciandogli che Allāh l'Altissimo lo ha scelto come Suo messaggero e gli furono rivelati i primissimi Segni Coranici.
Dalla sua prima comparsa al Messaggero di Allāh passarono ben tre (3) anni alla sua apparizione successiva in cui i Segni successivi gli furono rivelati in cui Allāh gli  annunciava che durante questo periodo triennale il Suo Creatore non l'ha abbandonato e gli veniva comandato di aiutare gli orfani e i poveri. Egli, col passare del tempo, cominciò a predicare ai membri della propria tribù dei Quraysh, una tribù leader nella comunità meccana di allora. La città di Makkah era ricca e fulcro del commercio arabo e del politeismo. Subito i suoi insegnamenti non furono ben accetti nè ben visti dato che egli predicava uguaglianza sociale, il rifiuto dell'idolatria e la condivisione di beni con i bisognosi e gli orfani. I primi seguaci del Profeta (Pace su di lui) furono perseguitati dalle classi elevate meccane; molti furono messi sotto tortura ed altri uccisi, altri ancora si rifugiarono in Abissinia.

Boicottaggio sociale ed economico (616-619 d.C)

In una società tribale come quella araba di allora è buona precauzione essere affiliati od alleati con altri clan. La tribù dei Quraysh era suddivisa in quattordici (14) clan: I Banū Hāshim, i Banū Taym, i Banū Nawfal, i Banū Muttalib, i Banū Asad, i Banū Sahm, I Banū 'Āmir, i Banū Jumah, i Banū Makhzūm, i Banū Zuhra, I Banū 'Adi, i Banū Abd-Dār, I Banū Abd-Shams e, infine, i Banū l-Harith ibn Fihr.
Il Messaggero di Allāh (pace su di lui) sarebbe quindi nato nella tribù dei Quraysh nel clan dei Banū Hāshim il cui leader sarebbe suo zio Abū Tālib ibn 'Abdil Muttalib.
Il Messaggero di Allāh rimase orfano alla nascita e fu affidato al nonno 'Abdul Muttalib. Morto questi, il Messaggero di Allāh allora un bambino di otto (8) anni, fu preso sotto la propria cura dallo zio Abū Tālib, malgrado la sua povertà. Egli, come leader del clan e per l'amore che egli nutriva per il nipote, era assai protettivo nei suoi confronti sin dalla tenera età fino all'età adulta. Dopo l'annuncio della Profezia e della fede monoteista la figura del Messaggero era vista con poca discrezione ponendola sempre sotto pressione. Lo zio, sebbene non avesse mai accettato la fede islamica per timore delle opinioni dei co-leader di altri clan e dei membri del proprio clan, protesse il nipote da tutte le minacce e pressioni supportandolo in ogni situazione avversa. Molti leader coreisciti affrontarono il capoclan Abū Tālib direttamente diverse volte sia con tattiche persuasive sia con intrighi per poter strappare il Profeta dalla protezione dello zio e, così, poterlo isolare dalla comunità che gli avrebbe garantito la possibilità di assassinare il Messaggero di Allāh (pace su di lui) con un esito sempre negativo. Proposero persino uno scambio dei ragazzi; ovvero, proposero i capi coreisciti un giovane della stessa tribù di nome 'Umārah ibnul Walīd "il più bello dei ragazzi della tribù dei Quraysh" (trad. lett. della frase araba) in cambio del Messaggero di Allāh, così da poterlo avere sotto le proprie grinfie ma, infine, Abū Tālib rifiutò tale scambio.

Quello che sarebbe un atto definitivo, quindi, con esito certo, era attuare un boicottaggio sociale ed economico verso l'intero clan dei Banū Hāshim. Anche perché i continui interventi del capo clan a favore del proprio nipote lasciarono l'oligarchia meccana pensare che il suo nemico non fosse in realtà il Messaggero di Allāh stesso, ma suo zio che era sempre lì come difensore del nipote che predicava una religione ed un codice diverso dal loro, il monoteismo contro il radicato politeismo e l'idolatrìa, la giustizia e l'uguaglianza sociali contro l'ingiustizia e barbarie. Abū Tālib viene ora considerato come un esplicito traditore dei valori tribali e della cultura dei propri avi. Presto il capo clan trovò avversa contro di sé l'intera penisola arabica;

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