Thirty-fourth / Liam

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Valentine's day, second part

Quando quella mattina mi ero alzato per fare una sorpresa a Jo, non mi ero di certo immaginato che quel giorno sarebbe diventato quasi un incubo.
Dopo il pranzo, mentre tornavamo in albergo attraverso la funivia, quest'ultima si bloccò creando un po' di ansia negli altri passeggeri. Un bambino solo, inoltre, mi aveva raggiunto quando avevo affermato di essere un vigile del fuoco e di cercare di mantenere la calma. Scappato dai nonni in montagna per tornare dalla madre, adesso stava fermo in un angolo Jo mentre quest'ultima mi urlava quasi addosso.

«Che vuol dire vai fuori?» chiese guardandomi.

«È un suicidio» affermò uno dei ragazzi poco distanti da noi.

Sospirai, portando le mani sul viso prima di batterle l'una contro l'altra. «Ascoltate ho chiamato il centro assistenza. È la nostra ad essersi inceppata. Potremmo aspettare ma passeranno ore prima che qualcuno arrivi qui in elicottero» spiegai con tranquillità. «Quindi se mi fate fare il mio lavoro, ognuno potrà tornare alle proprie attività nel giro di mezz'ora»

Piccoli brusii si alzarono nella cabina mentre Jo afferrava con forza il mio maglione per farmi girare verso di lei. «Ti sei per caso giocato il cervello, cazzone?» chiese facendomi ridacchiare.

«No Jo, sto facendo solo il mio lavoro, torna dove eri prima e aspetta solo un po'» dissi guardandola.

«Non hai niente con te» parlò nuovamente. «Elmetto, tuta, attrezzi... niente» disse esasperata. «Siamo a quasi mille metri di quota, cosa pensi di fare? Se voli da qui...» disse lasciando la frase in sospeso.

«Non volerò Jo, promesso» dissi annuendo con un sorriso.

La sentì mormorare qualcosa prima di mandarmi al diavolo, tornando dal bambino. Mi guardai intorno e afferrai la piccola cassetta d'emergenza sotto un sedile. La aprì, notando delle chiavi di diverse dimensioni e dei guanti, quello che mi serviva. Spiegai ai ragazzi come posizionarsi, mentre facevo leva sulle loro gambe e colpivo la botola per farla aprire. Quando ci riuscì, feci leva sulle mie braccia per uscire fuori e subito una ventata di aria fredda mi colpì in viso. Un brivido passò per la mia schiena, mentre mi facevo passare gli attrezzi e aprivo il piccolo contenitore dove vi erano tutti i fili. Notai come il cavo d'azionamento si fosse spanato e il fusto principale bloccato. Strinsi le viti larghe in modo che non creassero danni, prima di stringere le mie gambe attraverso la botola, dove i ragazzi mi tenevano. Legai con lo scotch nero il cavo d'azionamento spanato prima di bloccarlo con un fil di ferro alla centralina. Poi aprì il fusto principale sbloccando le assi e i cavi, così di colpo la cabina prese a muoversi e un urlo scappò dalle mie labbra. Subito fui tirato dentro, dove caddi sulla mia spalla facendo muovere fortemente la cabina prima che si riassestasse. Jo fu subito con le mani attorno al mio collo, non capendo se volesse strangolarmi o abbracciarmi, ma il sospiro che uscì dalle sue labbra mi fece pensare alla seconda opzione. Mi baciò forte mentre un applauso e delle risate si sollevavano nell'aria.

«Va tutto bene» mormorai al suo orecchio abbracciandola.

«Ti odio, testa di cazzo» sussurrò stringendomi ancora più forte, prima di staccarsi e mettersi in piedi.

Ringraziai i ragazzi che mi aiutarono, prima di ricevere dei complimenti da parte di altre persone. Non servivano comunque, perché aiutare le persone in difficoltà era quello che facevo ogni giorno della mia vita con passione e amore, sempre.

Una volta sulla terraferma, trovai il responsabile della funivia alla quale spiegai il problema e che momentaneamente era risolto, ma quelle cabine dovevano essere messe fuori uso e controllate una per una. Mentre parlavamo, il bambino lasciò la mia mano e iniziò a correre urlando. Iniziai a camminargli dietro, fermandomi quando notai che stringeva le braccine intorno al collo di una signora, che si avvicinò a noi.

Firefighters » Liam PayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora