Forty-second / Liam

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Camminai avanti e indietro per il corridoio della caserma, cercando di non svegliare nessuno. Avere il turno di notte era diventato insopportabile: non riuscivo a dormire, non più di due ore comunque, un po' per la campana d'allarme che suonava e un po' perché soffrivo d'insonnia ultimamente. Lo avevano notato tutti: ero spesso nervoso, le occhiaie sempre profonde e dei tremori frequenti alle mani. Non ne sapevo il motivo, poteva essere qualsiasi cosa, ma da qualche tempo seguivo delle sedute con lo psicologo del quartier generale. Sedute inutili, tra l'altro.

Sbuffai afferrando gli stivali e la giacca vicino la brandina, camminando fuori dai dormitori. Le luci spente, solamente qualche lume acceso per evitare di sbattere in caso di corse notturne. Arrivai in cucina, dove indossai gli stivali e la giacca, poi misi l'acqua nella macchinetta del caffè per farne un po'. Se non potevo dormire, tanto valeva trovare qualcosa per rimanere sveglio. Quando fui nella neve, con la tazza di caffè caldo in mano e il cappello a coprire le orecchie, afferrai il telefono dalla tasca del pantalone.

A: Jo x, 02:11
Dormi? x


Sospirai scuotendo la testa, guardando il messaggio e sperando che arrivasse un qualsiasi tipo di risposta. Quando successe, non potei fare a meno di sorridere.


Da: Jo x, 02:13
No, ultimamente è diventato difficile dormire senza di te. Tu che fai? Una chiamata? x


A: Jo x, 02:15
No, non riesco a dormire nemmeno io. Ti amo, davvero. x


Negli ultimi tempi sentivo il bisogno di ripeterlo spesso, così come lo volevo sentir dire da lei. Non sapevo perché, ma riusciva a regalarmi sempre momenti di calma. Era l'unica, ormai. Bestemmiai mentalmente quando fui richiamato, tanto che la tazza cadde a terra e si spaccò, rilasciando il caffè sull'asfalto.

«Cazzo, era la mia tazza preferita.» mormorai abbassando, in modo da raccogliere i cocci.

Sentì il capo ridere mentre mi raggiungeva. «Ci sono trecento tazze, Liam.» disse subito, incrociando le braccia al petto.

«Nessuna come questa.» mormorai ancora, guardando i cocci prima di buttarla all'interno del cassonetto. Scossi la testa e sospirai. «Mi dispiace capo, non so cosa succeda.»

Lo guardai, spostando poi lo sguardo. «Non dormi bene la notte?» chiese osservandomi. «Hai delle occhiaie pazzesche.» precisò.

«Non prendo più i sonniferi, quelli che Halstead mi aveva prescritto tempo fa.» gli dissi, incrociando le braccia al petto. «Sono finiti, non voglio prenderne ancora.» spiegai.

«C'entra per caso Josie?» chiese, costringendo il mio sguardo ad alzarsi sul suo. «Te lo chiedo solo per curiosità, non voglio farmi i fatti vostri.» disse sorridendo.

Sorrisi scuotendo la testa. «Posso stare tranquillo anche senza tutte quelle medicine.» dissi guardandolo. «Tra i sonniferi, gli antidolorifici e tutto il resto, sento di poter diventare dipendente.» mormorai scuotendo la testa. «Jo mi aiuta, spesso. L'ultima volta mi ha dato un pugno in pieno stomaco, cazzo, convinta che dovessi rigettare tutto!» dissi ridendo.

Il capo rise annuendo più volte. «Sì è così, sa convincerci. Facciamo sempre quello che ci dice, no?» chiese, facendomi annuire.

Firefighters » Liam PayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora