Twenty-nineth / Liam

242 12 0
                                    

Christmas' day, part one

Quando la mattina del venticinque dicembre suonò il cellulare alle otto e venti, strinsi i denti provando a non tirare una bestemmia galattica proprio in quel giorno tanto speciale.
Mi mossi tra le coperte calde che sapevano di Jo, cacciando fuori dal calore un braccio per poterlo allungare e afferrare quell'aggeggio malefico che non voleva sapere nulla di smettere di suonare.

«Pronto?» sbottai irritato, sospirando subito dopo.

«Ancora dormi? Liamriconobbi subito la voce -fin troppo alta- di Jo, che mi sbottava contro irritata. «Devi essere alle dodici da tuo papà, cosa fai ancora lì?»

Sospirai socchiudendo gli occhi. «Senti piccola, apprezzo il fatto che ti preoccupi di me e che arrivi in orario...» dissi iniziando con calma, dolcemente. «Ma sono le otto, cazzo!» sbottai.

Un leggero silenzio piombò dall'altro lato, facendomi quasi pentire di essere stato così sgarbato, poi però Jo prese a ridere. Nolente, un sorriso pigro si aprì lo stesso sulle mie labbra.

«Liam, tesoro, forza» mormorò piano. «Devi alzarti, rasarti per bene e andare da tuo papà» disse prontamente. «E per favore, vestiti adeguatamente»

«Che vuol dire adeguatamente?» chiesi facendo finta di essere offesso. «Sono sempre vestito in modo adeguato!»

Jo rise dolcemente, una risata quasi cristallina. La cosa più bella e soave che un uomo potesse sentire alle prime luci del mattino.

«Tesoro sai cosa intendo. Passerò più tardi, va bene?» disse, continuando senza aspettare la mia risposta. «Ti amo» rise prima di urlare, contro quello che pensai fosse il capo, e chiuse la chiamata.

Guardai il cellulare, notando come realmente mi aveva chiuso in faccia, poi scossi la testa e lo lanciai sul letto. Rimasi altri dieci minuti coricato, guardando il soffitto e contemplando il nulla, poi scostai le coperte e scesi dal letto - maledicendo il parquet freddo. Arrivai in cucina dove preparai del caffè e presi una mela del cesto, prima di dare un morso. Non che avessi realmente fame, ma prendendo i medicinali dovevo obbligatoriamente mettere qualcosa sotto i denti.

Quando il caffè fu pronto, afferrai una tazza e, sorseggiandolo piano, mi recai in camera da letto deciso a scegliere i vestiti adeguati da indossare ma tutto fu inutile perché, qualche ora dopo e vestito di tutto punto, Jo mi guardava come se fossi un alieno sul pianeta sbagliato.

«Che problema c'è?» domandai guardandola, mentre lei chiudeva gli occhi e portava le dita -pollice e indice- sul ponte del naso, sospirando. «Non sono abbastanza adeguato?»

«No non lo sei» disse guardandomi seriamente. «Insomma non stai andando ad una partita di football, è un pranzo di Natale» disse poi allontanandosi e sparendo nel corridoio.

«Dove stai andando adesso?» urlai per farmi sentire dal salotto.

Quando non ricevetti risposta, mi incamminai lentamente verso la stanza da letto, dove la porta della cabina armadio era aperta e la luce accesa. La richiamai, nuovamente, entrando nella cabina dove la ragazza stava esaminando i miei abiti.

«Jo?» dissi nuovamente, mentre mi avvicinavo dietro di lei. «Cosa stai facendo?»

«Ho trovato il tuo outfit ideale» disse vittoriosa, guardandomi. «Pantalone nero, camicia bianca e puoi scegliere tra due opzioni» disse puntandomi due dita contro. «Maglione beige sopra o maglione rosso» sorrise.

Firefighters » Liam PayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora