Sospirai per l'ennesima volta quando Jo si tirò nuovamente il lenzuolo tutto su di sé. Coricato a pancia sotto e con il viso girato opposto al suo, avevo pochissima voglia di muovermi così allungai semplicemente una mano e tirai il misero lenzuolo di nuovo su di me, coprendo almeno il sotto del mio corpo. Quasi di nuovo in un sonno profondo, dettato dai respiri lenti che sbuffavano piano dal mio naso, la ragazza si spostò facendo muovere il letto e presto ritrovai il suo corpo schiacciato contro la mia schiena. Grugnì infastidito, non capendo perché stesse facendo in quel modo. Non che non potesse ma dormivo realmente poco perché la maggior parte dei miei turni erano notturni e, quando capitava che potessi dormire a casa nel mio letto, volevo usufruire anche dell'ultimo secondo prima del suono della sveglia. La risatina della ragazza comunque mi riportò nuovamente all'interno della camera.
«Jo, ti prego, tra un'ora devo alzarmi» mormorai un po' più rilassato quando le sue dita presero ad accarezzare il mio collo in movimenti circolari.
«Lo so, ma sono le sette ed io non riesco più a dormire» disse piano baciando la mia spalla prima di poggiare il mento tra le mie scapole.
Sospirai, esasperato quasi, mentre strofinavo il mio viso contro la fodera calda del cuscino. «Ricordami la prossima volta di scoparti quattro volte invece di due... almeno la mattina dormi per la stanchezza e fai dormire anche me.» mormorai irritato. Un lamento e mezza risata uscirono dalla sua bocca mentre pizzicava i miei fianchi, costringendomi ad allungare una mano per darle un colpo sulla coscia. «Cosa vuoi fare? Oltre disturbarmi ovviamente». Fu più forte di me, ma dovetti sorridere quando la sua risata leggera risuonò per la stanza.
«La prossima volta ti farò andare in bianco, così vediamo se dormi o no» disse piano, facendomi aprire di poco gli occhi per poterla guardare. Il suo viso sembrava rilassato nonostante l'espressione da saputella.
«Sei sicura di quello che stai dicendo? Perché, mi va di ricordarlo nonostante un galantuomo non lo faccia, che mi hai volontariamente strappato i jeans per prendere il mio cazz-»
«Liam!» rise dandomi un colpo sul braccio, facendomi ridacchiare. «Sei terribile!» sibilò mentre prendeva ad accarezzare la mia schiena.
Il movimento rilassante mi fece sospirare e costrinsi il mio cervello a spegnersi per evitare di dare determinate risposte alla ragazza. Nonostante il tempo passato insieme, quando sbottavo cose sporche con le labbra sul suo corpo, continuava ad arrossire come una ragazzetta di quindici anni alle prese con le prime cotte. Non che fosse una donna di trent'anni, ma stavo iniziando ad abituarmi ad alcuni modi da bambina che continuava ad avere.
Sobbalzai di poco quando si mise seduta sopra il mio sedere, ridendo quando le dissi di spostarsi perché mi stava seduta addosso scomodamente e mi schiacciava determinate parti intime contro il materasso. Sospirai quando prese ad accarezzare con le dita piccole la mia schiena. Le passò sopra alcune bruciature e alcune cicatrici, facendomi sospirare quando si abbassò per baciarle una ad una e le sue labbra calde mi diedero i brividi.«Sono state tutte sul lavoro?» domandò piano. «Sono tante» disse con un pizzico di tristezza nella voce.
«Non fanno più male» dissi cercando di spostarmi di poco e afferrando la sua mano. «Entra tra i rischi del lavoro che facciamo, è stata un scelta.» dissi piano, girandomi sulla schiena quando Jo decise di spostarsi sulla parte di letto che era ormai diventata sua.
«Ti piace fare questo lavoro?» domandò poggiandosi sui gomiti, a pancia sotto e con il viso rivolto verso di me. Mi ritrovai a fissarla, scendendo con lo sguardo sul suo collo e sul solco dei seni a disposizione per i miei occhi. Mai nessuno mi aveva chiesto qualcosa del genere. Tutti pensavano sempre che fare il vigile del fuoco fosse un lavoro figo e in parte era così: la divisa, i turni, i colleghi, i rapporti che si instaurano l'uno con l'altro. Ma mai nessuno pensava al fatto che vedessimo la morte con i nostri occhi, che alcuni di noi l'avevano quasi provata sulla pelle solo per essere salvati dal fato o dalla fortuna appena qualche secondo prima di quello che, inconsapevolmente, sarebbe stato l'ultimo respiro; che, a volte, eravamo i primi ad entrare e mai ad uscire.
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Firefighters » Liam Payne
Fanfiction«Tu tratti me come se fossi stupido» dissi di getto, senza realmente collegare le cose. Jo si voltò istantaneamente verso di me corrucciando le sopracciglia. «Cosa vuoi dire?» chiese piano. «La foto» dissi guardandola mentre, adesso, era come se si...