Twenty-third / Liam

247 13 0
                                    

Sospirai per l'ennesima volta cercando di rimanere calmo mentre Jo continua va a fare avanti e indietro per casa mia in modo da poter sistemare. Ero stato dimesso dall'ospedale tre giorni prima e per tutti e tre i giorni era rimasta qua, a prendersi cura di me insieme a Lola e alle volte insieme a mio papà.
Il capo, ovviamente, non faceva altro che chiamare, probabilmente per assicurarsi che sua figlia fosse ancora tutta intera. Al pensiero, sorrisi.

Spostai lo sguardo avanti e indietro, come uno spettatore ad una partita di tennis mentre la ragazza continuava a raccogliere le cose che, appositamente, lasciavo in giro. Non lo facevo con cattiveria, ma Jo si era puntata sul fatto che dovesse fare tutto lei, anche togliere le porcherie che lasciavo per casa senza nemmeno lamentarsi, pur sapendo che le desse fastidio. Due giorni prima avevo lasciato lo scatolo della pizza per terra e, tenendosi il fastidio dentro, lo aveva tolto con un sorriso sulle labbra. Odiavo questa Josie, volevo di nuovo quella prima dell'incidente. Quella che si lamentava per il cartone di latte vuoto nel frigo, per la bottiglia di succo d'arancia che non chiudevo mai bene, quella che si lamentava per i vestiti sparsi in camera da letto e i boxer che lasciavo per terra quando facevo la doccia.

«Lee, sto andando al supermercato, ti serve qualcosa?» domandò guardandomi.

La guardai di rimando, osservando quanto bella rimanesse sempre: i capelli biondi sciolti in piccoli boccoli oltre le spalle; un paio di jeans stretti che fasciavano le sue magnifiche curve e una maglietta a maniche corte azzurra. Ogni giorno che passava, mi innamoravo sempre di questa ragazza.

«Voglio che ti siedi qui, accanto a me e ti rilassi un po'. Puoi farlo?» domandai con un sorriso sulle labbra.

«Ma è tardi ed io-»

«Jo» dissi guardandola semplicemente. «Vieni qui»

Sospirò togliendo i capelli dal suo viso prima di sedersi accanto a me. Le afferrai la mano mentre con l'altra le accarezzavo il viso.

«Amore devi darti una calmata» le dissi piano. «Andrà a finire che mi riprenderò io e schiatterai tu e tuo papà mi darà la caccia per sempre» sorrisi quando lei rise.

«Voglio solo darmi da fare per farti star bene» mormorò piano, mentre mi osservava.

«Lo so, e ti ringrazio davvero piccola, ma mi sto riprendendo» dissi sorridendo. «Adesso puoi anche respirare e tornare a fare le cose che facevi prima»

«Bene» disse facendo una piccola pausa, «smetti di lasciare le tue cazzo di cose in giro quelle poche volte che ti muovi» disse guardandomi e facendomi ridere.

Afferrai dolcemente la sua mano facendo sì che si sporgesse verso di me e la baciai. La tirai un altro po' ma rimasi deluso quando staccò le sue labbra dalle mie e poggiò piano la mano sul mio petto dove vi era ancora qualche livido.

«Jo» dissi piano. «Per favore»

«Vorrei e lo sai, ma stai ancora male» disse piano, con un sorriso dolce sulle labbra. «Ti prometto che avremo tempo per questo, quando starai meglio almeno all'ottanta per cento» sorrise, mentre io alzavo gli occhi al cielo.

«Bene, va a fare la spesa» dissi sospirando e facendole segno con la mano di andare via. «Sparisci da qui forza»

Jo si alzò saltellando e ridendo, mentre si avvicinava alla porta mandandomi un bacio volante. «Torno tra poco, non ti muovere da lì» disse chiudendosi poi la porta alle spalle, lasciandomi solo con un sorriso pieno sulle labbra.


*



«Cazzo»

Mi fermai poggiando entrambi le mani contro la parete del corridoio quando la stampella mi volò dalle mani nell'esatto momento in cui la porta si chiuse con un tonfo pesante. Jo mi avrebbe ucciso. La sentivo chiamarmi dal salotto, dove avevo lasciato la televisione accesa e un pacco di patatine sul divano. Le molliche sparse ovunque.

Firefighters » Liam PayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora