Capitolo trentacinque

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Si girò dall'altra parte, mentre la sua porta veniva aperta lentamente.

-Non hai proprio fame?-
-No, mi si è chiuso lo stomaco, papà.-

Era strano, pensare di aver sempre avuto un buon rapporto con i propri genitori e poi di punto in bianco, questi ti organizzano la vita, stravolgento completamente tutti i tuoi piani e previsioni più prossime.
E Zayn si era proprio ritrovato i piani sotto sopra.
Vedere i suoi genitori cambiare di punto in bianco e decidere la sua vita, lo aveva destabilizzato.
Sua madre, con l'idea dell'uguaglianza e della liberta di parola, suo padre, con l'idea di forza e lotta per ciò che si vuole ottenere.
E allora, perchè condannare due persone a fare ciò che non vogliono?

-Stai bene?-

Osò suo padre.
Osò per davvero. Se Zayn non avesse avuto un minimo di autocontrollo in quel momento, e se invece di inspirare avesse espirato, avrebbe sicuramente spaccato qualcosa.

-Si, sono solo stanco.-

Si tirò su, mettendosi a sedere sul letto, mentre suo padre, si accovacciava davanti a lui.

-Sai come ho conosciuto tua madre?-
-Papà, voglio dormire.-
-Avevamo entrambi vent'anni. Ero su un pullman, lei stava per perderlo, così ho fermato l'autista, prima che ripartisse. Quando è riuscita a salire mi ha ringraziato e abbiamo iniziato a parlare.-
-Perchè adesso dici questo? La mamma me lo ha raccontato tante volte.-
-Perchè tua madre è furba, ed io ti ho sentito parlare di..Nora.-
-Cos'hai...-
-Tutto.-

Zayn abbassò la testa e Yaser, poggiò la mani destra sulla sua spalla, sedendosi accando a lui.

-Non so perchè ho organizzato tutto questo, ma ho capito che non è giusto per te. Ho avuto la fortuna di sposare la donna che amo e di passare la mia vita con lei, tu devi fare lo stesso. Non voglio toglierti la tua felicità. Non voglio impedirti di vivere. Me ne sono accorto tardi e ti chiedo di perdonarmi...-

Trisha interruppe i due, facendo capolino nella stanza.

-E di quello stupido matrimonio me ne occupo io.-

Yaser sorrise e Trisha lo assecondò, mentre Zayn sfregava i palmi delle mani sugli occhi.

-Partirai presto, non è vero?-

Gli occhi di Zayn su illuminarono a sentire quelle parola.
Sarebbe potuto tornare da Nora, avrebbe potuto spiegarle tutto.

-Però, vogliamo conoscerla, quindi prima o poi dovrai trascinarla qui.-

Lui annuì e abbracciò forte sua madre, che gli sorrise comprensiva.
Poi guardò suo padre, che era rimasto seduto.
Si alzò, e Zayn lo strinse dandogli una pacca sulla spalla, ricevendo un bacio sulla fronte.

-Sarà meglio che tu faccia le valige, Zayn.-

Lui annuì e sospirò.
I suoi genitori rimasero nella sua camera per qualche secondo ancora, poi uscirono, chiudendosi la porta alle spalle.
Zayn iniziò a tirare fuori tutte le sue cose e a metterle nelle valige.
La mattina presto, sarebbe andato a prendere i biglietti.
Gli rimaneva da aspettare.
Andò a dormire, o meglio, ci riuscì dopo qualche ora.
Era rimasto nel letto a sudare freddo.
L'idea di rivedere Nora, dopo quasi un anno gli faceva venire mille pensieri diversi.

E se avesse trovato un altro?

La sua maggior preoccupazione era quella.
Non riusciva a immaginarla accanto ad un altro che non fosse lui.
Non avrebbe sopportato tanta sofferenza.

E se tutti i miei sforzi fossero stati inutili?

Tornare li, e vederla con un altro?
No grazie.

E se fosse arrabbiata?

Tornare li, e temere di non essere capito?
Preferiva rimanere con i suoi.
Quasi...

E se..fosse cambiata?

Gli si accaponò la pelle. La sola idea che Nora potesse esser tornata a soffrire lo mandava su tutte le furie.
Gli aveva promesso che ci sarebbe stato sempre quando aveva bisogno, e invece, lui era distante. Non era con lei.
Ma presto sarebbe tornato.
Si addormentò, nonostante tutte le preoccupazioni, poi nel bel mezzo della notte, si svegliò, e non riuscì più a chiudere occhio.
Aspettò le 6.30 del mattino, e si precipitò a prendere il biglietto per New York.

-Un biglietto per New York.-
-Vuole un posto dalla parte del corridoio o..-
-È uguale! Per quand'è il volo?-
-Il più vicino è previsto tra tre settimane.-
-COSA?-

Spalancò gli occhi.
L'unica cosa che non sopportava del suo paese, erano i viaggi, sempre lenti.

-Bene lo prendo lo stesso.-

Annuì e pagò il biglietto, tornando a casa.
Alle 7.00 del mattino, Trisha era già in piedi che preparava la colazione.

-Buongiorno, hai preso tutto?-
-Si mamma...-
-Che succede?-

Sospirò, sedendosi su una sedia.

-Il volo, è fra tre settimane.-
-Oh...-

Senza dire niente, iniziò a fare colazione.

-Buongiorno.-

Salutò suo padre e poco dopo anche le sue sorelle.

-Così torni a New York.-
-Sì.-
-Tra quanto?-
-Troppo tempo.-

Affermò, guardando Doniya.

-Devo aspettare tre settimane...-

Sospirò per l'ennesima volta, e si ritirò in camera sua.
Voleva scrivere a Nora, ma aveva paura di dirgli che sarebbe tornato.
Si limitò a sedersi sulla sedia girevole della scrivania e a guardare fuori dalla finestra.


Se riesco più tardi pubblico di nuovo💗


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