Capitolo otto

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-...Ciao ragazzi, ci vediamo!-

Non appena Nora chiuse la porta Candice le andò velocemente incontro.
Secondi dopo, il suo campanello suonò.

"Ci risiamo..."

Nora aprì la porta e fece entrare i suoi genitori.

-Cosa ci fate a New York?-
-Volevamo darti il foglio.-
-Bene.-

Kennedy stava guardando la figlia, il suo viso era ancora rosso.

-Cosa stavate pianificando? Eh?
Lei è morta per colpa tua Nora. Perchè tu parlavi male di noi e lei ti ha creduta! Come hai potuto parlarle in quel modo di noi? L'hai allontanata e se non fosse per te lei adesso sarebbe ancora viva.-

Gli occhi luminosi di Nora in pochi secondi diventarono scuri e lucidi.

-Io ho parlato male di voi?
Nossignore. Ti sbagli di grosso.
Entrambe parlavamo male di voi.-
-E così allora, tu le hai messo i piedi in testa e..-
-NO MAMMA! IO E LEI VOLEVAMO ANDARCENE!-

I genitori della ragazza rimasero immobili, pieni di rabbia.

-Volevamo andare via di casa, insieme, però lei prima, voleva godersi la sua città preferita da sola, così è partita.
Noi vi odiavamo.
Io vi ho sempre odiati.
Mia sorella ha iniziato a farlo, quanto trattavate me come un sacchetto di merda e lei come un diamante da 24 carati. Pensava che eravate incoerenti. Non sopportava che voi riponeste la vostra fiducia in lei, non sopportava che a tavola parlavate solo con lei, non sopportava il fatto che lei poteva fare quello che voleva, mentre io ero costretta a uscire e farmi degli amici che neanche volevo, solo perchè la mia unica amica era Candice, non sopportava il fatto che con gli altri vi comportavate come una famiglia amorevole e quando invece eravamo insieme eravamo anche peggio di un film horror.
Non vi siete mai comportati da genitori e volevamo andarcene.
So cosa avete letto su quella pagina e sono felice che l'abbiate trovata.
Spero davvero che vi siano venuti i brividi e vi si sia gelato il sangue.
Lo spero con tutto il cuore.
Non avreste neanche il diritto di parlare di lei, in questa casa, in questa città, davanti a me, davanti a Candice, davanti alle sue foto.-

Nora avrebbe davvero voluto in quel momento lanciargli addosso un vaso, ma si scaricò piangendo e urlando.

-Ah e...Kennedy, Marcus, non fatevi più vedere.-

Candice dopo essersi girata, pochi secondi prima che i genitori di Nora uscirono, si blocco.
Lui era andato in bagno, ed era rimasto li.
Nora si voltò, guardandolo.

"Oh...merda."

-Scusate io..ero in bagno.-
-Non dovevi scoprirlo così.-

Si asciugò le lacrime.

-Cos'hai sentito?-
-Credo, che i tuoi genitori sono delle teste di cazzo...-

Nora sorrise abbassando la testa.

-...E, mi dispiace, per...tua sorella.-
-Bene, ora sai già una cosa in più di me.-
-Nora, ricordati di quello che ti ho detto prima, perfavore..-

Annuì e lo guardò uscire dalla porta.

-Cosa ti ha detto?-

Nora trattenne un sorriso e poi scosse piano la testa, prendendo tra le mani una cornice, con una loro foto.

-Niente di importante.-
-Okay.-

Prima che la ragazza bionda uscisse di casa, Nora la fermò.

-Credo di essere pronta.-

Candice sorrise e si ammorbidì.

-Allora ci vediamo domani.-

E la bionda uscì, lasciando Nora da sola, in quella casa, con i suoi pensieri.
Zayn aveva detto di essere disposto ad aiutarla.
In realtà, non gli era ben chiaro il perchè, e le sembrò strano avere l'appoggio di qualcun'altro, al di fuori di Candice, ma nonostante questo, sorrise involontariamente.
Andò in camera sua e si guardò allo specchio.
Davvero aveva detto di essere pronta?
Lo era davvero?
Era pronta per ricominciare da capo?
Probabilmente neanche lei lo sapeva.
Si passò una mano tra i capelli, lunghi e lisci.
Avrebbe incominciato da li.
I suoi capelli.
Sua sorella anche li aveva sempre portati lunghi, ma lei, era bionda, mentre Nora era castana.
Si gettò sul letto e chiuse gli occhi sorridendo.
Era un po' che non sorrideva per davvero.
Ultimamente lo aveva fatto con i ragazzi e con Candice.
Si ricordava quanto fosse bello sorridere, come dei bambini.
Si ricordava di una volta in cui la sorella era sempre triste, non parlava con nessuno e non usciva più, poi un giorno Nora, la vide fuori da scuola che parlava con un ragazzo gesticolando.
Sembrava arrabbiata, mentre il suo amico aveva un'espressione preoccupata.
Pochi secondi dopo si due si stavano baciando e nonostante lei e la sorella fossero lontane, riuscì a venere un ampio sorriso sul suo volto, anche i suoi occhi brillarono.

"Forse un giorno sorriderò così anche io..."

E non vedeva l'ora di sentirsi bene, non vedeva l'ora di fare delle nuove esperienze.
Fosse per lei, sarebbe partita in quel momento e sarebbe andata a cercare il primo tatuatore nelle vicinanze e si sarebbe fatta bucherellare la pelle migliaia di volte.
Pensò anche di fare qualcosa hai suoi capelli da sola, ma poi si tirò indietro, pensando che fosse meglio lasciare i suoi capelli nelle mani di qualche esperto, prima di combinare un disastro.
Erano soltano le cinque del pomeriggio e Nora non aveva idea di cosa fare, così prese in mano la sua macchina fotografica, intenzionata a uscire per fare qualche foto, ma la suoneria del suo telefono la bloccò.
Rabbrividì leggendo il nome sul display.
Era il suo numero.
Sicuramente si trattava di qualche scherzo bastardo.

-Pronto?-
-Nora? Sono a New York! Dovresti vedere quanto è bello il posto! Ho trovato un..-

Attaccò immediatamente e tremando lanciò il telefono davanti a lei sul materasso, quella era la sua voce.
Era una registrazione, era la telefonata che ebbero quando sua sorella arrivo in quella città, ovvero una settimana prima della sua morte.
Il suo telefono vibrò di nuovo, e nuovamente, quello era il numero della sorella.

-Adesso basta! Non è divertente!-
-Questo negozio ti farebbe impazzire, ci sono un sacco di maglie rock, e devi vedere i...-

Attaccò e spense il telefono.
Che fosse una vendetta da parte dei suoi genitori? Molto probabile.
Nora non aveva amici, e quelli della sorella, con lei non ci avevano mai parlato e in più dopo l'incidente andarono tutti via.
Se prima Nora sorrideva e aveva programmato di fare qualcosa di produttivo e rilassante, ora aveva decisamente cambiato idea.
Quelle chiamate l'avevano abbastanza destabilizzata.
Si alzò dal letto e andò in balcone, con la sua chitarra.
La accordò per bene, ma improvvisamente divenne malinconica.
Si sentì vuota, presa da un' attacco di tristezza infinita che le faceva rimbombare il cuore nella testa.
Non si sentì le gambe e le mani le tremarono.
Posò la sua chitarra ed andò in bagno, aprendo l'acqua fredda e riempiendo la vasca.
Quale modo migliore per calmarsi se non fare un bel bagno tiepido?
S'immerse nella vasca e poggiò la testa all'indietro, tenendo gli occhi aperti e fissando il soffitto.
C'era un' aria così strana in quel momento che Nora si sentì in pericolo.
Aveva decisamente bisogno di qualcuno che le stesse vicino ogni ora per trovare il modo migliore per non pensare.
Ecco, Nora pensava troppo, decisamente troppo.
Si lasciava risucchiare tutte le volte dai suoi pensieri e si incantava, come se entrasse in trance.
Lei stessa era stanca di provare quelle sensazioni.
Così con tutta la sua volontà, anche se spaventata, da non sapeva neanche lei cosa, mentre tremava e teneva gli occhi sbarrati e i muscoli tesi, si mise seduta e iniziò a cantare.
Finchè percepì addirittura le sue braccia scaldarsi, i suoi muscoli sciogliersi, e la sua voce farsi più dolce.
Patetico, come tornasse a fare sempre le cose che faceva con lei, nonostante stesse cercando di cambiare.

"Sono una stupida."

Ciaoooo, oggi mi sento particolarmente felice, ho fisto che sono 148° in classifica.😍
Spero che anche questo capitolo vi piaccia.❤

Guardian •Zayn Malik•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora