Sospetti

229 18 4
                                    

Fortunatamente era quasi mattina, Thomas immaginava che presto li avrebbero fatti uscire da quella stanza.
Si sciacquò varie volte il viso con l'acqua gelida del piccolo bagno che avevano a disposizione, per cercare di scacciare via dalla sua mente l'incubo della sera prima, ma senza grandi risultati.
Dopo circa una mezz'ora si sentì uno scatto metallico e subito dopo la porta si aprì rivelando la figura di Janson.
«Buongiorno ragazzi, spero che abbiate dormito bene»
L'uomo però non aspettò nessuna risposta «Recatevi tutti in mensa» poi si spostò a lato della porta per far passare i ragazzi; non appena uscirono tutti la richiuse e si mise in coda alla fila.
Thomas stava per aprire bocca, ma si fermò.
La stessa domanda continuava a ronzargli in testa: dove sono Newt e Sonya? 
Non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero, ma sapeva che non avrebbe ottenuto risposta.
Janson, con il suo sguardo ambiguo e il sorriso di chi ha sempre tutto sotto controllo, non era un uomo di cui potersi fidare. 
C'era qualcosa nel suo comportamento che non quadrava, un piccolo dettaglio che lo faceva sentire a disagio, come se stesse recitando una parte, celando qualcosa di più oscuro.
Thomas scosse leggermente la testa. 
Era impossibile sapere cosa stesse nascondendo, ma l'istinto gli diceva che Janson non era lì per aiutarli. 
Forse aveva già deciso da tempo da che parte stava.

Con un sospiro trattenuto, Thomas abbassò lo sguardo, sentendo una crescente ansia nel petto.
La mancanza di Newt e Sonya non era solo un vuoto fisico, ma una crescente paura che gli fosse accaduto qualcosa di brutto. 
E quel qualcosa, secondo lui, aveva a che fare con Janson.
Arrivati alla mensa, Thomas e gli altri si sedettero al tavolo che avevano già occupato il giorno prima, un angolo tranquillo lontano dai chiacchiericci e dalle voci che riempivano la stanza.
Nonostante l'apparente calma, l'aria sembrava carica di tensione, un sottile senso di attesa che aleggiava sopra di loro. 
Le pareti fredde e grigie, il suono metallico delle posate contro i piatti, e il brusio degli altri ragazzi sembravano tutto troppo normali, troppo banali, considerando quello che avevano passato.
Thomas sentiva come se il tempo si fosse fermato per lui. 
La sua mente non riusciva a concentrarsi sul cibo, che tuttavia mangiava meccanicamente. 
Non riusciva a ignorare il nodo che gli stringeva lo stomaco, la preoccupazione per i due ragazzi aumentava ad ogni minuto che passava. 
Non era più una semplice ansia, era una morsa.
E ora, più che mai, sentiva l'urgenza di agire.
Non avrebbe passato un altro giorno senza risposte. 
Non poteva starsene con le mani in mano mentre Sonya e il ragazzo che amava erano dispersi in quel posto o chissà dove.
Continuava a ripetersi che qualcosa non tornava.
Il modo in cui erano scomparsi, il fatto che tutti si comportassero come se non fosse successo niente, la velocità con cui sembravano essere svaniti nel nulla... tutto era troppo sospetto.
Il ragazzo si sentiva come se ogni minuto che passava senza fare nulla fosse un'opportunità persa. 
Non poteva permettersi di restare lì ad aspettare, a sperare che tutto si risolvesse da solo. 
No, doveva fare qualcosa.
Il piano che aveva in mente non era stato definito nei minimi dettagli, ma sapeva che il primo passo era muoversi, essere veloce e astuto.
Il pensiero lo spinse ad alzare lo sguardo verso i suoi amici, non gli aveva detto nulla ma sapeva che se avesse avuto bisogno del loro aiuto loro non ci avrebbero pensato due volte.
Thomas respirò profondamente... doveva calmarsi e aspettare il momento adatto per agire.

Il ragazzo stava fissando la lunga finestra della mensa che dava su un corridoio, la mente persa tra pensieri confusi e inquieti. 
Fu allora che il suo sguardo si posò su una figura familiare. 
Una ragazza.
La luce dei neon sul soffitto illuminava il suo volto in modo che Thomas potesse vederla chiaramente, nonostante fosse a una certa distanza.
«Teresa...» mormorò, senza nemmeno accorgersi che stava parlando a voce troppo bassa per essere udita da qualcuno, tanto meno dal gruppo di ragazzi che si trovava accanto a lui.
Era lei.
Ma come era possibile?
Non riusciva a distogliere lo sguardo.
Il cuore gli batteva più forte, come se ogni battito cercasse di scacciare il turbamento che lo stava assalendo.
Minho, che lo stava osservando con un'espressione curiosa, inclinò la testa «Che hai detto?» chiese.
Thomas non distolse lo sguardo dalla ragazza, la quale, nel frattempo, stava seguendo una dottoressa, la stessa donna alla quale era stata affidata Sonya il giorno prima.
Le due stavano camminando lungo il corridoio che costeggiava la mensa. 
La ragazza sembrava assorta in un centinaio di pensieri.
La sua figura si muoveva con la stessa grazia che Thomas ricordava, ma qualcosa di più profondo sembrava trasparire dal suo volto.
«Teresa» ripeté, indicando la ragazza con un lieve gesto della mano, poco prima che lei scomparisse dietro l'angolo, facendo perdere ogni traccia del suo passaggio.
Aveva attirato l'attenzione anche di Frypan e Winston che adesso lo stavano guardando per cercare di captare dettagli sulla conversazione già iniziata.
Minho lo seguì con lo sguardo, gli occhi fissi sulla figura che svaniva «È lei?» chiese, le sopracciglia alzate «La ragazza dei tuoi ricordi?»
Thomas annuì lentamente, un nodo alla gola «Se si trova qui...» iniziò, ma non completò la frase.
Non serviva.
Era ovvio: se Teresa era lì, era stata salvata, proprio come era accaduto a tutti loro.
E se erano riusciti a salvarla, era possibile che fosse stata portata fuori da uno degli altri Labirinti.
Minho incrociò le braccia «Vuol dire che anche lei era in un Labirinto»
Anche lui aveva fatto il suo stesso ragionamento.
«Sei sicuro che sia proprio lei?» Frypan non sembrava tanto convinto.
«Al cento per cento. Devo trovare un modo per parlarle»
I ragazzi rimasero in silenzio, mentre l'ombra di Teresa si allungava, misteriosa e lontana.
L'idea che la ragazza potesse trovarsi lì, in mezzo a loro, sembrava incredibile.
Dai ricordi che aveva riottenuto sapeva che Teresa era una dei suoi amici più stretti quando si trovavano da W.C.K.D. e che loro due erano stati scelti per dare il via al Labirinto.
Ricordava anche che lei era stato l'ultimo volto che aveva visto prima di addormentarsi per poi risvegliarsi nella Radura.
Erano stati separati ma sentiva una strana sensazione, come se il mondo avesse deciso di ricongiungerli.
Ma Thomas sapeva che, come sempre, nulla era mai semplice.

Newtmas ||Sopravvivi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora