Non è un posto sicuro

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Thomas aprì lentamente gli occhi, sentì il suo corpo ancora intorpidito dal sonno. 
Aveva trascorso tutta la notte abbracciato a Newt, un calore familiare e confortante che ora, con il sorgere del nuovo giorno, sentiva fuggire via, lasciandolo a contare i battiti del cuore che si facevano lentamente più veloci. 
Non gli dispiaceva stare così, vicino a lui, e l'idea di distaccarsi da Newt gli sembrava quasi insopportabile. 
Si accigliò un momento, poi, senza fare rumore, gli sfiorò la fronte con un bacio, come se volesse imprimere nella pelle di Newt un ricordo, prima di alzarsi.
Il fuoco, che durante la notte aveva dato loro un po' di calore, era ormai spento, ridotto a una cenere grigia che non lasciava nemmeno il ricordo di quella piccola fiamma di speranza. 
Thomas si piegò in avanti, stirandosi le braccia e le gambe, cercando di sciogliere la tensione nei muscoli. 
Poi, con uno sguardo rivolto al cielo opaco del mattino, si avvicinò al cumulo di legna e cercò qualche brandello di fiamma rimasto... non c'era nulla.

Minho fu il primo a muoversi, sbuffando e scuotendo la testa per svegliarsi. 
In pochi minuti, uno dopo l'altro, i ragazzi si alzarono, alcuni più lenti, altri più rapidi, ma tutti con lo stesso scopo: mettersi in cammino.
Non c'era tempo da perdere.
Presto raggiunsero un punto alto, una piccola collina che offriva una visuale migliore della zona.
Il panorama che si stendeva davanti a loro non prometteva nulla di buono. 
Oltre la pianura, a qualche centinaio di metri di distanza, si intravedeva quella che sembrava essere una città, con i suoi grattacieli enormi e irregolari. 
Delle montagne, però, non vi era nemmeno l'ombra; probabilmente dovevano attraversare la città nella speranza di riuscire a vederle dato che gli alti palazzi coprivano l'intera visuale.

Proseguirono il cammino, ma mentre si avvicinavano all'ingresso della città, il paesaggio che si stagliò davanti a loro non era affatto quello che avevano immaginato. 
Lì, dove una volta si trovavano alti edifici e strade trafficate, ora non c'erano altro che macerie.
I palazzi, ridotti a scheletri di cemento e ferro, giacevano schiantati e vuoti, mentre le macchine abbandonate erano ridotte a semplici rottami metallici, come se il tempo stesso avesse deciso di fermarsi lì, congelando tutto in un momento di morte.
«Ma che cavolo è successo qui?» chiese Frypan, con la voce bassa e incredula.
Il suo sguardo si spostava nervosamente da un edificio all'altro, incapace di accettare la devastazione che li circondava.
«Non ne ho idea» rispose Newt, passandosi una mano sulla fronte «Sembra che sia disabitato da tanto tempo»
«Spero che il resto del mondo non sia così» disse Sonya, con un filo di voce.
I suoi occhi, solitamente brillanti e vivaci, erano ormai offuscati dalla paura e dalla fatica.
Thomas, però, non riusciva a concentrarsi completamente sulle parole dei suoi amici. Qualcosa lo stava disturbando, un rumore quasi impercettibile ma sospetto.
Si fermò di colpo, alzando lo sguardo, cercando di concentrarsi «Aspettate, fate silenzio» 
I suoi compagni si fermarono immediatamente, gli occhi fissi su di lui, in attesa.
Il rumore che aveva catturato la sua attenzione era flebile, ma crescente.
Non un rumore qualsiasi, ma un battito metallico che si faceva sempre più forte «Lo sentite?» chiese a quel punto.
Il rumore, adesso, era diventato chiaro: le pale di un elicottero.
«Nascondetevi!» urlò all'improvviso, mentre correva verso un pilastro crollato.
I ragazzi si buttarono dietro a macerie e detriti, rannicchiandosi velocemente in cerca di copertura.
Thomas, con il cuore in gola, scrutava il cielo, cercando di vedere da dove provenisse la minaccia.
Poco dopo, sopra di loro, passarono due elicotteri a bassa quota, il rumore delle pale che vibrava nell'aria come una sentenza ineluttabile.
Ma ciò che gli fece trattenere il respiro fu il velivolo che li seguiva, molto più grande e imponente.
Thomas non riuscì a identificare la macchina volante, ma capì immediatamente di cosa si trattava: W.C.K.D. li stava cercando.
Il rumore degli elicotteri si allontanò lentamente, ma il terrore non svanì.
Quando finalmente il silenzio tornò a farsi strada, i ragazzi uscirono dal loro nascondiglio, con gli occhi pieni di paura e confusione.
Minho si voltò verso di loro «Continueranno a cercarci, vero?»

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