I ragazzi si erano calati attraverso la botola, l'eco del loro atterraggio venne attutito dal suolo freddo.
Anche se il pavimento era solido, l'oscurità che li circondava era opprimente e inquietante.
«Dovrei avere una torcia» disse Minho che cercava di mascherare la propria tensione.
Dopo qualche minuto, una luce intensa invase il tunnel.
Il ragazzo puntò la torcia attorno a loro, le ombre danzavano sulle pareti umide mentre cercava di orientarsi.
«Sembra una sorta di tunnel sotterraneo» intuì Thomas, il suo sguardo attento si soffermò sulle scritte sbiadite e sui graffi sulle mura.
L'aria era densa e umida, e una strana sensazione di inquietudine si impossessò di lui.
«Okay, ma da che parte dovremmo andare?» chiese Minho, cercando di mantenere la calma.
«Che ne dici di quella?» rispose Newt, indicando una freccia rossa dipinta sul muro, la vernice stinta sembrava quasi pulsare nella luce della torcia.I ragazzi stavano percorrendo il tunnel, il suono dei loro passi che rimbombava come un battito cardiaco.
Dopo una decina di minuti, mentre il freddo si insinuava sotto le loro giacche, Thomas, che era il primo della fila, sentì un tonfo sordo che ruppe il silenzio.
«Newt!» urlò Minho, l'ansia nella voce del ragazzo gli fece tremare le gambe.
Thomas si girò all'istante e il suo cuore si fermò.
Newt giaceva sul pavimento, la pelle pallida illuminata dalla torcia.
Corse verso di lui, le mani tremanti mentre si inginocchiava, afferrando delicatamente la testa del biondino.
«Newt, che ti succede?!» chiese, la voce rotta dall'angoscia.
«Non è niente, tranquilli» rispose Newt, ma la sua voce tremante tradiva la sua paura.
«Come sarebbe a dire che non è niente, stai sanguinando!» Minho, con la frenesia negli occhi, aveva sollevato la maglietta di Newt mostrando una ferita profonda sull'addome, il sangue che macchiava la stoffa.
Thomas osservò il taglio profondo, il rosso scuro che si diffondeva come un incubo.
Era certo che se l'era procurata quando avevano fatto quel salto nel vuoto dopo l'esplosione e si rimproverò per non essersene preoccupato prima.
«Dobbiamo fermare l'emorragia» pensò ad alta voce, la mente che correva per cercare una soluzione.
Minho frugò nel suo zaino e tirò fuori un lungo pezzo di stoffa, le mani che tremavano mentre cercava di fare il possibile per aiutare l'amico.
Thomas si piegò verso Newt «Hei, non devi addormentarti» implorò, mentre cercava di mantenere il contatto visivo con il ragazzo.
Le sue mani, macchiate di sangue, tremavano mentre cercava di sostenerlo.
«C-ci prov...» ma Newt fu interrotto da un colpo di tosse violento, il suo corpo che si contorceva.
«Tommy...» sussurrò, gli occhi che si chiudevano.
«No no, non parlare più, ti affaticherà il respiro» rispose Thomas, cercando di trattenere le lacrime.
Ogni secondo che passava sembrava un'eternità.
Thomas strinse la mano insanguinata di Newt, il panico che si radicava nel suo cuore «Non mi lasciare» mormorò, la voce rotta.
Ma Newt chiuse gli occhi, il suo respiro divenne un sospiro flebile.
«Newt! Svegliati!» urlò Thomas, la paura che lo sopraffaceva, ogni parola un grido di aiuto.
«Thomas, credo che sia solo svenuto» cercò di rassicurarlo Minho, appoggiando una mano sulla sua spalla, ma le parole non sembravano bastare.
Il cuore di Thomas martellava nel petto mentre osservava il corpo di Newt disteso. Ma poi, come un fragile raggio di speranza, notò un lievissimo sollevamento del petto... stava respirando.
La gioia che provò fu come un'esplosione di luce nel buio.
«Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli» disse Minho, la voce tremante ma piena di determinazione, mentre, come Thomas, si aggrappava alla speranza.Minho e Thomas sollevarono delicatamente Newt, il suo corpo leggero ma fragilmente inerte.
Lo portarono accanto a uno dei muri, cercando di trovare una posizione comoda per lui.
Thomas si sedette a terra adagiando la testa di Newt sulle sue gambe, le mani che iniziarono a carezzargli i capelli con una dolcezza che mai avrebbe pensato di mostrare.
Minho lo guardava, un po' perplesso, ma non disse nulla; la sua espressione rivelava una mescolanza di preoccupazione e comprensione.Era passata poco meno di un'ora, il tempo sembrava dilatarsi in quell'angolo buio del tunnel.
Quando Newt finalmente mosse la testa, il cuore di Thomas fece una capriola e un raggio di speranza illuminò il suo sguardo «Newt!»
«Hei Tommy» rispose lui a bassa voce, con una fragilità che strinse il cuore di Thomas.
Il biondino, però, non ebbe il tempo di dire altro: Thomas si fiondò sulle sue labbra in un bacio impulsivo.
Lo assaporò come se fosse la cosa più dolce del mondo, lasciando che le lacrime di gioia scivolassero sulle guance, mescolandosi con la loro connessione.
«Mi hai fatto prendere un infarto!» disse, distaccandosi ma mantenendo gli occhi incatenati ai suoi, come se il mondo intorno a loro si fosse dissolto.
Si scambiarono un sorriso carico di significato, un momento di pura felicità in mezzo al caos.
«Ehm... scusate, non vorrei interrompere questo bel momento, ma dovrei controllare la ferita di Newt» interruppe Minho, la voce seria mentre si avvicinava.
«Oh sì, scusa» disse Thomas, spostandosi rapidamente per lasciargli spazio, il viso che si colorava di un rosso imbarazzato.
«È di sicuro una brutta ferita. Dobbiamo disinfettarla e, se possibile, ricucirla, ma ovviamente qui non abbiamo niente per fare ciò» spiegò Minho, frugando nel suo zaino in cerca di qualche soluzione.
«Speriamo che tra quei tizi delle montagne ci sia un medico» suggerì Thomas, cercando di mantenere viva la speranza.Minho propose poi di riposare un po' prima di ripartire; entrambi, però, sapevano che avrebbero dovuto mettersi in marcia il prima possibile per trovare un'uscita.
Intanto, riuscirono a dare vita a un piccolo fuocherello con le poche cose infiammabili che avevano trovato, il calore che li scaldava mentre Newt aveva ripreso a sonnecchiare.
«Quindi tu e Newt...» iniziò Minho, con un sorriso che metteva in evidenza la sua curiosità.
«Stiamo insieme» concluse Thomas, arrossendo. Era strano parlarne con qualcuno, ma si sentiva come se si fosse tolto un enorme peso.
«E da quanto?»
«Dal Labirinto»
«Come mai non me lo avete detto? Sapete bene entrambi che potete fidarvi di me, non lo avrei detto a nessuno; e non lo farò nemmeno adesso, ovviamente» affermò Minho, serio ma gentile.
«Di te ci fidiamo eccome, solo che non sapevamo... cioè, più che altro io non sapevo come dirtelo. Sei arrabbiato?»
«Certo che no! Al contrario, sono molto contento per voi» rispose Minho, e un sorriso sincero si disegnò sul volto di Thomas.
«Hei, cosa state confabulando voi due?» chiese Newt, che si era svegliato, la voce roca e stanca come se avesse appena lasciato un bel sogno.
«Sempre con le orecchie tese tu, eh?» disse Minho, sorridendo e provocando una risata anche negli altri due ragazzi.
«Direi che adesso ci conviene uscire da questo posto» aggiunse Minho, la determinazione che tornava a farsi sentire.Dopo circa un'ora di camminata, rallentata dal fatto che Thomas e Minho dovevano sostenere Newt che faticava a tenersi in piedi, videro una luce in fondo al tunnel che stavano percorrendo.
Finalmente erano fuori.
La luce del sole, sebbene abbagliante, era un segnale di libertà dopo tutto quel buio.
Minho si coprì il volto con una mano «Bene, ora dobbiamo solo trovare gli altri»
«E un medico» aggiunse Thomas, il pensiero della salute di Newt che ancora lo preoccupava.
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Newtmas ||Sopravvivi||
Fanfiction*Terza storia appartenente alla quadrilogia sulla Newtmas* Finalmente i ragazzi sono fuori dal Labirinto e lontani dai viscidi Dolenti. Tutte quelle persone che sembrano volerli aiutare in realtà non sono chi dicono di essere; ha quindi inizio un lu...