Ritrovare la luce

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To all the days we were together
To all the time we were apart
Of each other's lives
Heart to heart

[Heart to Heart-Mac De Marco]

Thomas cercò di gattonare il più velocemente possibile attraverso i condotti, senza preoccuparsi che Aris riuscisse a stargli dietro.
Quando arrivò nella sua stanza uscì di fretta e in preda al panico.
Minho fu il primo ad avvicinarsi ai due «Thomas, che è successo?»
«Hai trovato Sonya e Newt?» si apprestò a domandare Winston.
«No, ma adesso abbiamo un altro problema» In fretta furia sfilò un lenzuolo da uno dei letti e prese a legarlo intorno alla maniglia della porta nella speranza di fermare Janson o comunque di dargli un po' di tempo in più «Dobbiamo andare»
«Che stai facendo?»
«Presto! Dobbiamo andare via, subito!» Thomas continuava a muoversi come un forsennato; prese il materasso dello stesso letto e lo posizionò davanti la porta.
«Perchè?»
«Di cosa stai parlando?»
Continuavano a chiedergli i suoi compagni. Ma lui non poteva spiegargli il quadro completo, non aveva tempo per farlo, quindi ciò che diceva li confondeva ancora di più.
«Thomas, calmati e dicci cosa succede»
«È ancora viva... Ava Paige»
«Ava?»
«Thomas! Che diavolo sta succedendo!?» disse Minho che non ci stava capendo nulla.
«È W.C.K.D.! È sempre stato W.C.K.D.! Dobbiamo andarcene»
I suoi amici lo guardarono sconvolti ma quell'affermazione gli bastò per convincerli a seguirlo e a non fare più domande.

«Thomas, stiamo entrando» annunciò la voce di Janson dall'altra parte della porta, con un tono di voce abbastanza inquietante e che non prometteva nulla di buono.
Ma i ragazzi erano già tutti passati dal condotto ed ebbero giusto il tempo di sentire Janson che arrancava, aiutato probabilmente da qualcuno dei suoi uomini, nell'aprire la porta bloccata.
Qualche minuto dopo i ragazzi uscirono di fretta dal condotto, il rumore metallico della grata che veniva spostata risuonava ancora nelle orecchie di Thomas.
Si trovarono subito in un corridoio deserto e scarsamente illuminato, le luci al neon tremolanti sopra di loro non aiutavano a rendere meno tesa quell'atmosfera. 
Thomas si girò verso di loro con uno sguardo risoluto «Forza, andiamo!»
Ma Aris, invece di seguirli, si fermò «Voi andate avanti. Io devo fare una cosa»
Thomas lo guardò confuso «Che cosa?»
Aris lo guardò per un momento «Fidati, è importante» i suoi occhi si spostarono tra Thomas, Minho e Frypan, cercando di fargli capire che non c'era tempo per le spiegazioni «Volete uscire di qui, no?» aggiunse, quasi a sottolineare l'urgenza della situazione.
Thomas non capiva del tutto, ma era evidente che Aris aveva un piano. 
Forse era meglio non fare troppe domande, almeno per ora. 
Prima che potesse rispondere, Winston fece un passo avanti, deciso «Vado io con lui» il suo sguardo incontrò quello dei suoi amici, con un'espressione che non lasciava spazio a discussioni.
E così, senza aggiungere altro, Winston e Aris si separarono dagli altri, sparendo nell'oscurità del corridoio.
Thomas rimase fermo per un attimo, guardando il vuoto, e poi si girò verso Minho. 
Il suo respiro era ancora pesante dalla corsa e dalle emozioni, ma non c'era tempo per fermarsi.
«Adesso qual è il piano?» chiese Minho, cercando di focalizzarsi sul prossimo passo.
Thomas si strinse nelle spalle e, con un'espressione tesa, rispose «Dobbiamo trovare Newt e Sonya»
Frypan fece un passo verso di loro «Ma come? Non sappiamo nemmeno se sono ancora qui...» 
Thomas percepì la frustrazione stringergli lo stomaco come una morsa, ma non poteva permettersi di abbattere il morale del gruppo.
Lanciò un'occhiata preoccupata lungo il corridoio. 
Il silenzio sembrava denso di attesa. 

Poi, un allarme assordante squillò, tagliando l'aria come una lama affilata. 
Il rumore penetrò nelle loro orecchie, forte e incessante, e il cuore di Thomas saltò un battito. 
Stavano dando l'allarme che erano scappati.
Pochi secondi dopo qualcosa attirò l'attenzione di Thomas.
Un'ombra apparve improvvisamente all'estremità opposta del corridoio. 
Un uomo con un'arma in mano. 
Thomas trattenne il respiro, il cuore che gli martellava in petto. 
L'uomo li aveva visti.
Un colpo partì, e Thomas si accorse subito che quelli non erano normali proiettili. 
Un lampo blu, accecante e stridente, attraversò l'aria, emettendo un suono sinistro. 
Si trattava di scariche elettriche; lo scopo era chiaro: immobilizzarli, non ucciderli. 
Il soldato non aveva l'ordine di farli fuori, solo fermarli.
Thomas sentì l'adrenalina scorrergli nelle vene «Correte!» urlò, prendendo il comando e lanciandosi in avanti, con Frypan che lo seguì di corsa. 
Ma, con suo grande stupore, Minho non li fece lo stesso.
Thomas si voltò un attimo, appena in tempo per vederlo fermo a fissare l'uomo armato e, con un urlo potente, lanciarsi contro di lui. 
Era un attacco impulsivo, quasi folle, ma Thomas non poteva fare a meno di essere impressionato dalla rapidità con cui Minho si muoveva. 
Il ragazzo schivò con abilità i colpi elettrici, muovendosi con agilità e precisione, come se conoscesse ogni millimetro di quel corridoio. 
In fondo era ancora un Velocista e sapeva come muoversi in un luogo ostile.
Quando finalmente si avvicinò all'uomo, fece un salto, sfruttando la velocità e la forza per colpirlo con i piedi in pieno stomaco.
Il soldato emise un urlo soffocato, e l'arma gli cadde di mano mentre veniva sbalzato all'indietro.
L'uomo crollò a terra, stordito, incapace di reagire.
Minho non perse tempo. 
Si inginocchiò per prendere il fucile dell'uomo sollevandolo con sicurezza, poi gli sfilò una pistola dal fianco e si girò verso Thomas e Frypan. 
Il respiro era affannoso e il viso segnato dalla tensione e dall'adrenalina, ma negli occhi c'era una scintilla di determinazione.
«Forza, andiamo» disse, e ritornò dai due ragazzi che avevano assistito a tutta la scena.

Avevano ripreso a correre, i loro passi pesanti sembravano rimbombare in tutto il corridoio sovrastando anche il suono dell'allarme.
Dopo aver svoltato un angolo stretto, si trovarono faccia a faccia con la donna che aveva preso con sé Sonya il giorno in cui erano arrivati. 
«Che diavolo ci fate fuori dalla vostra stanza?» il suo volto era pallido e teso, e la tensione nei suoi occhi tradiva la paura che, nonostante cercasse di nascondere, era palese.
Thomas, senza perdere tempo, ignorò la domanda e si fece avanti, la voce dura «Dove sono Sonya e Newt? Ci porti da loro»
La donna lo guardò cercando di assumere un'espressione composta «Non sono tenuta assolutamente a fare ciò» rispose con un tono secco, ma con un chiaro segno di esitazione.
A quel punto, Minho fece un passo in avanti, sollevando l'arma con calma e precisione «Senta» disse con voce bassa ma minacciosa «L'ultima cosa che vogliamo fare è farle del male, ma se non ci porta dai nostri amici, le assicuro che se ne pentirà»
La donna, adesso, visibilmente spaventata, deglutì e fece un passo indietro, alzando le mani in segno di resa «Va bene, va bene... vi porto da loro» mormorò, i suoi occhi sfuggenti mentre si girava per guidarli.

Attraversarono due corridoi, svoltando a destra e poi a sinistra, cercando di tenere il passo con la donna, mentre Thomas si sentiva sempre più sotto pressione. 
L'adrenalina che gli scorreva nelle vene non accennava a diminuire.
Ogni passo che facevano li avvicinava ai loro amici, ma aumentava anche il rischio che qualcosa potesse andare storto.
Infine, dopo una serie di curve e strette svolte, arrivarono davanti a una porta metallica.
Thomas estrasse il tesserino, lo passò sullo scanner e, con un clic, la porta si aprì lentamente.
L'interno della stanza era ben illuminato, la luce tenue e distorta dei neon che si riflettevano sulle superfici lucide e fredde.
Quando varcarono la soglia, Thomas si accorse della presenza di due uomini, vestiti con camici bianchi, che stavano sistemando delle attrezzature su un piccolo banco vicino alla parete. 
Non appena entrarono, Minho alzò immediatamente l'arma verso di loro, senza esitazione «Mettetevi a terra!» ordinò con voce ferma.
Gli uomini, spaventati e con il respiro affannoso, non osarono ribattere. 
Fecero un passo indietro e, con le mani sollevate in segno di sottomissione, si inginocchiarono sul pavimento, mentre anche la dottoressa, che era con loro, non ebbe il coraggio di fare nulla se non seguire le istruzioni.
Thomas, mentre Minho e Frypan legavano le mani e i piedi degli uomini con corde di fortuna, si guardò attorno, cercando di capire dove fossero i suoi amici.
Il suo sguardo cadde su una tenda che separava una sezione della stanza dal resto. Con un passo deciso, Thomas si avvicinò e, senza pensarci troppo, tirò indietro il bordo della tenda. 
Dietro di essa, trovò Sonya, stesa su un letto. 
Una cannula per l'ossigeno le era attaccata al naso, e respirava lentamente, ma regolarmente. 
Il suo viso, anche se pallido, mostrava segni di tranquillità. 
Thomas sentì una scarica di sollievo farsi strada nel suo petto, mentre una gioia immensa lo travolgeva.
Era viva e sembrava stare bene.
Si girò verso Minho, facendo un cenno rapido con la testa «Pensa tu a lei» disse, mentre il suo cuore batteva sempre più velocemente.
Minho, senza dire una parola, si avvicinò a Sonya, mentre Thomas, con le mani ancora tremanti, si voltò verso una seconda tenda accanto al letto della ragazza.
Con il cuore in gola, la scostò lentamente.
E lì, disteso su un altro letto, c'era Newt. 
Il suo corpo era immobile, aveva una flebo attaccata al braccio e una cannula al naso, come Sonya. 
La visione di Newt, così fragile e vulnerabile, colpì Thomas come un pugno allo stomaco. 
I suoi occhi si inumidirono, e per un attimo la paura lo sovrastò. 
Era lì, eppure non lo era davvero, intrappolato in uno stato che non era né sonno né veglia.
Thomas fece un respiro profondo e si avvicinò al letto.
Con un gesto delicato, ma deciso, prese la mano di Newt, e poi lo scosse leggermente «Hei, Newt, svegliati» sussurrò, la voce un po' tremante.
Newt aprì lentamente gli occhi e quando incontrarono quelli di Thomas, un sorriso debole si disegnò sul suo volto «Tommy... che ci fai qui?» chiese, guardandosi intorno con un'espressione disorientata, ma anche sollevata nel vederlo. 
Thomas non poté fare a meno di sorridere, sebbene il cuore gli battesse ancora in modo frenetico «Te lo spiego dopo» rispose, cercando di mantenere la calma «Adesso dobbiamo andare»
Il biondino, con l'aiuto di Thomas, si sollevò piano dal letto, con un gesto lento ma sicuro. 
Si sfilò delicatamente la flebo dal braccio e la poggiò sul comodino accanto. 
Thomas, con movimenti rapidi, gli tolse la cannula dal naso, sfiorando delicatamente i lineamenti del suo viso, sentendo il calore della pelle di Newt sotto le sue dita. 
Un lieve sorriso comparve sul volto del ragazzo, e Thomas non poté fare a meno di sentire il suo cuore sciogliersi.
Newt, avendo capito che non c'era tempo da perdere, indossò le scarpe che si trovavano ai piedi del letto.
Ma Thomas non poteva non notare quanto fosse debole. 
Lanciò un'occhiata verso Sonya, e il suo cuore si sollevò quando la vide in piedi, accanto a Minho e Frypan, pronta a muoversi. 
Thomas sorrise, un sorriso breve ma sincero. 
Forse non tutto era perduto, forse stavano per farcela.

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