Rapimento?

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Mi risveglio.
-Buongiorno.- mi saluta Marshall.
-Che ore sono?- chiedo, mentre mi metto a sedere.
-Hai dormito per tutto il resto della notte.-
Mi volto e gli sorrido.
-Grazie di essere rimasto con me, Marsh.-
Si siede anche lui e mi lascia un bacio a stampo sulle labbra.
-È mio dovere.-
A interrompere la tranquillità è James Gordon, che irrompe nella stanza seguito da mia madre che fa polemica.
-Insomma! Ha visto anche lei cos'è successo ieri sera! Ha avuto un trauma lasci che mia figlia si riposi!- anche mio padre entra in camera.
-Natalie, sta cercando di fare il suo lavoro.-
Mia madre si zittisce ancora indignata.
-Infatti mamma, va tutto bene. Cosa vuole sapere detective?-
Si schiarisce la voce.
-La telecamera riprendeva solo la zona del palcoscenico e non quello che era dietro le quinte, diciamo.- ferma per un momento il discorso e mi guarda -Quindi vorrei esattamente sapere cos'è successo e se è vero che a fermare lo spettacolo di Jerome fossi stata tu.-
Mi alzo in piedi, con Marsh che mi prega di stare attenta.
Sistemo la gonna e raddrizzo la postura.
-Non so esattente cos'è accaduto ieri sera, prendo consapevolezza di aver urlato, tutto qui.-
-Secondo certi testimoni il tuo urlo ha rotto bicchieri e qualsiasi oggetto in vetro frantumandolo.-
Lo osservo dritto negli occhi.
-E beh? Non ha mai visto una persona con un urlo talmente acuto da rompere un vetro?-
-Il tuo faceva tremare i muri.-
Non so cosa rispondere.
-Le ho già detto che ho semplicemente urlato, tutto qui; se scoprirò qualcos'altro glielo verrò a riferire. Buona giornata.- e mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia calda.
Quando esco, vestita in modo più comodo, c'è solo Marshall.
Si alza e si avvicina.
-Devo tornare a casa, i miei saranno preoccupati per te e vorranno sapere come stai.- ha sempre quello sguardo dolce sul viso.
Sorrido.
-Non ti preoccupare, sto meglio.- lo abbraccio e lui mi bacia la testa coperta dai capelli biondi fragola.
-Se hai bisogno sai che io ci sarò sempre.-
Dopo essere rimastri stretti l'uno all'altra per quasi un minuto, Marshall se ne va.
Sento un applauso lento e mi volto: sbianco dall'orrore.
-Che bella coppietta che siete.- dice con quella voce giocosa e allo stesso tempo tenebrosa.
-Cosa ci fai qui?-
-Sai com'è, mi ha talmente incuriosito la cosa che hai fatto ieri sera.- ride - Dunque ho deciso di rapirti.-
Faccio per scappare ma qualcosa mi colpisce in testa e cado a terra senza sensi, ancora una volta.
...
Mi risveglio sempre sul mio letto, con i miei genitori e Gordon che aspettano il mio risveglio.
Mi agito.
-Dov'è Jerome?- chiedo spaventata.
Gordon sposta la mano sulla sua pistola.
-È qui?-
Tocco il retro della nuca.
-Lo era.-
-Ti ha detto qualcosa?-
Emetto un lieve gemito di dolore quando premo più forte sulla ferita.
-Ha detto che mi avrebbe rapita e poi qualcuno mi ha colpito alla testa. Ma perché non mi ha portata via subito?-
James si ricompone.
-Non lo so, sarà uno dei suoi soliti giochetti. Metterò dei poliziotti di pattuglia che ti manterranno sotto controllo.-
Mia madre sembra stia per avere un infarto e mio padre è disperato.
-State calmi, con la polizia che ci controlla, quel pazzo non riuscirà a prendermi.- cerco di rassicurare i miei genitori.
-Già, magari poi usi il tuo urlo sonico.- dice ironizzando Gordon.
-Ok, ora esca subito!- si impettisce mia madre.
Il detective alza le mani in segno di arresa e se ne va.
-Mamma, voleva solo scherzare.-
-Esatto, e se non da fastidio a lei non deve dare fastidio nemmeno a te.- mi dà ragione mio padre.
Mia madre sbuffa.
-E va bene. Ma visto che la polizia non può dormire con te, chiama Marshall e digli di rimanere qui.-
Sospiro e prendo il telefono.
-Ciao Marsh, non so se hai saputo la notizia ma quel pazzo di Jerome ha cercato di rapirmi. La polizia ha messo guardie ovunque che mi seguiranno. Mi sentirei più al sicuro se ci fossi anche tu.-
-Va bene, arrivo il prima possibile.- e mette giù la cornetta.
Scendo in cucina per fare colazione.
Mentre addento un pezzo di pane e marmellata, mio padre mi domanda se Marshall ha detto "sì".
-Appena può viene qui.-
Mia madre tira un sospiro di sollievo.
La guardo.
-Non ti fidi della polizia?-
Lei si gira sorpresa.
-Lydia, hai visto com'è andata con i Wayne, si è dovuto far giustizia Bruce.-
-Senza il detective Gordon non avrebbe mai trovato l'assassino, per inciso.-
-Ora non ho voglia di discutere, non ora che rischi di essere uccisa.-
-Tra tutti i trauma che prende.- aggiunge mio padre, senza distogliere lo sguardo dal giornale.
-Walter!-
Mio padre abbassa il pezzo di carta e la guarda.
-Natalie, nostra figlia è una ragazza matura e forte, per di più ha Marshall al proprio fianco, non devi temere niente.-
Mia madre si alza ed esce dalla stanza.
Mio padre sbuffa e la segue.
Sento un fruscio e qualcosa di leggero toccarmi il piede, abbasso lo sguardo: un biglietto.
Lo afferro e lo leggo -Ehi dolcezza, come va la testa?-.
Rileggo il messaggio più e più volte: non è possibile.
Arriva un altro foglietto, questa volta sul tavolo bloccandosi grazie al vasetto di marmellata.
Comunque, il secondo inquietante messaggio dice -Guardati le spalle, nemmeno il tuo fidanzato potrà aiutarti.-
Ok, è davvero inquietante.
Sobbalzo.
-Marsh, sei tu.- dico calmandomi.
Mi alzo e vado ad abbracciarlo.
-Sono qui, tranquilla.- mi sentirò sempre al sicuro tra quelle braccia forti.
Mi sciolgo dall'abbraccio e gli faccio vedere i biglietti.
Subito mi stringe a sè e inizia a scrutare la stanza.
-È solo un pazzo, non ha speranza di entrare.-
-Speriamo.- mormoro, forse non mi ha neanche sentito da quanto era debole il sussurro.

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