Entrance In-trance

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-Cosa?- chiedo, sperando di aver sentito male: non si può mai sapere con lui.
-Vieni.- non mi risponde e con il suo solito sorriso malizioso mi prende la mano... aspetta, la mano? Non mi ha mai preso la mano.
Comunque, scendiamo le scale, gradino per gradino l'ansia aumenta.
Ci fermiamo davanti a una porta nel seminterrato.
-Dietro la soglia c'è una ragazza che ti cerca, oltre ai mille insulti dice che ti cerca e ti deve aiutare.- sbarro gli occhi.
-Sai come si chiama questa ragazza?-
-Jane Foster o Frozen, una cosa del genere.- risponde disinvolto.
-Vuoi dire Froster.- metto le mani tra i capelli dalla felicità.
Schiocca le dita.
-Esatto! Quindi la conosci?-
-Me ne ha parlato mia madre.-
-Perfetto, scoprirai presto cosa succederà, le ho già spiegato la situazione e che se cercherà di scappare-- lascia in sospeso la frase e fa scattare la sicura alla pistola.
-Scherzo!- conclude in modo "scherzoso" -Ora entriamo.-
Con un lento e prolungato cigolio, apriamo la porta, rimanendo a osservare la ragazza legata alla sedia: lunghi capelli corvini, occhi nocciola e la pelle abbronzata.
-Jane?- chiedo.
Lei inizia ad annuire freneticamente, forse mi ha riconosciuto.
Le tolgo il bavaglio.
-Sei Lydia, spero.-
-Sì, sono io.-
-Vedi, Jade, è vero che ho la tua amica.-
-Si chiama Jane.- gli faccio notare sottovoce.
Lui mi fissa.
-Ma sì, Jade o Jane, è la stessa cosa. A me importa che possa fare quello che le ho chiesto.-
-Ok, basta che non le fai del male.-
Cosa mi impedisce di dirle che lui non mi farà del male? Beh, non ne sono del tutto sicura, ma spero sia così.
Jerome la slega.
-Va bene, ha spiegarlo sembra semplice ma è in realtà complicato. Tu devi diventare catatonica e poi io devo guidarti nella tua mente verso la fine di un percorso.- io la guardo allibita.
-Scusa, dov'è che sembra semplice a parole? E poi... Ma sei impazzita?! Col cavolo che entro in coma!- lei alza gli occhi al cielo.
-Non è la stessa cosa: il coma è quando le tue funzionalità celebrali sono al minimo, a rischio morte. Quando si è catatonici vuol dire che, come nel coma, si è immobili ma l'attività celebrale è molto alta, come se vivessi in un'altra realtà.- io la osservo ancora più scioccata di prima.
-Insomma, una cosa da niente.- dico sarcastica.
-Tu aspetta e vedrai.- mi risponde e questa risposta mi preoccupa molto.
Gli uomini di Jerome portano una specie di sedia simile a quella del dentista e io mi siedo sopra.
Jane mi attacca dei fili sulla fronte e sul collo.
-Ora, abbandonati a uno stato di trance, rimani incantata a guardare un punto, mantieni il respiro regolare.- non credevo che ci si mettesse così poco a entrare in trance, so solo che, dopo aver trovato un punto fisso, io non vedo più nulla.

Sono in una specie di stanza ammuffita, più della casa di Jerome.
Sono seduta sulla sedia da dentista (l'unico modo per dare l'idea di com'è fatta) ma non c'è nessuno di fianco a me.
-Lydia.- sento qualcuno che mi chiama come da un autoparlante.
-Lydia, ascoltami bene.- la voce sembra quella di Jane -Oltrepassata la porta, non puoi più tornare qui dove sei. Non posso dirti cosa affronterai, so solo che per prendere il controllo di te stessa, il percorso non sarà facile.-
Ma sono già in trance? È stato fin troppo facile...
Mi devo concentrare su quello che ha detto Jane.
Scendo dalla sedia e mi dirigo a passetti verso la porta: sembra spessa e in ferro.
Il gelo invade il mio corpo dalla pianta nuda dei miei piedi.
Timorosa ma sicura di me, afferro la maniglia e spalanco la porta: un semplice corridoio freddo, desolato e polveroso.
La soglia alle mie spalle si chiude con un tonfo seguito dall'eco.
Decido di percorrere il corridoio.
Man mano che cammino diventa sempre più soffocante, con l'aria densa e la luce debole; anche le pareti sembrano restringersi gradualmente.
Mi blocco: davanti a me c'è una specie di botola in vetro e al suo interno scorgo una scala che scende.
Delicatamente la apro, do un'ultima occhiata al corridoio malcontento per poi scendere nella luce soffusa.
La botola si chiude, come la porta precedente.
Non finisco di scendere la scala, riapro il vetro ed esco.
Subito quest'ultimo si richiude, ma questa volta sento bussare sotto i miei piedi: c'è Marshall, tutto insanguinato e ferito.
-Aiutami!- grida, mentre spinge la botola nel tentativo di aprirla.
Prima di questo momento, non sembrava che mi preoccupassi davvero, ma ora qualche interruttore nella testa è scattato.
Vedo dell'acqua che inizia a salire.
Subito mi metto in ginocchio e cerco di aprire lo sportello.
-Marsh!- lo chiamo disperata.
L'acqua scura come un incubo sta iniziando a inghiottirgli le caviglie.
-Aiutami Lydia!- mi chiede terrorizzato.
-Non si apre!- rispondo con gli occhi pieni di lacrime.
-Urla, Lydia! Urla contro il vetro!- piango ancora di più.
-Non so come fare!-
-Salvami!-
L'acqua ormai gli ha raggiunto la gola.
-No!- grido mentre la massa oscura gli copre il viso.
Tiro pugni alla botola.
-Marsh!- mi accascio a terra colma di orrore e di rabbia: è morto a causa mia.
La persona che amo di più al mondo è morta perché io non sono riuscita ad urlare.
Abbasso lo sguardo e la botola è sparita.
-Lydia.- qualcuno mi chiama, qualcuno con un tono calmo e giocoso.
Alzo la testa: Jerome è in piedi con un coltello puntato alla gola da un uomo incappucciato.
Lui non sembra terrorizzato, anzi, sembra a suo agio.
Io, al contrario, ho paura.
-Lascialo andare.- ordino con ancora le lacrime agli occhi al tizio coperto.
Quest'ultimo inizia a lentamente a tagliare la gola.
Jerome ride.
-Cos'hai da ridere?!- chiedo esasperata.
-Lydia, devi urlare per salvarmi.- il liquido salmastro ricomincia a bagnarmi le guancie silenziosamente.
-Non ci riesco.- ammetto.
-E sai perché?- mi domanda mentre il sangue inizia a sgorgare in maggior quantità.
Io scuoto leggermente la testa facendo cenno di no.
-Non ti accetti per il mostro quale sei.- queste parole sembrano una mazza che mi colpisce in pieno stomaco.
-Quando accetterai quello che sei, potrai urlare. Ricorda, se sei un mostro, non vuol dire che non sei umana.-
Il tizio intanto è quasi arrivato a metà gola.
Jerome ha ragione: se lui riesce a vivere con tante persone sulla coscienza, perché non dovrei riuscirci io senza aver mai fatto del male?

Criminal and Banshee Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora