Vuoi sposarmi?

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Arriviamo a una specie di Bed & Breakfast, tutto in legno e con l'insegna consumata.
Jerome scende mentre io rimango sul furgone con lo sguardo paralizzato.
-Scendi?- non rispondo.
-Lydia, ci sei?-
-Ehm.- alla fine lo seguo dentro l'edificio e appena le persone ci vedono non fanno niente.
-Qui è come se le notizie non arrivassero, quindi in questo locale siamo una semplice e giovane coppia.- si avvicina la cameriera.
-Noi non siamo una coppia.- sussurro a Jerome prima che la donna ci interrompa.
-Buonpomeriggio e benvenuti alla Casa del Boscaiolo Bill, come posso servirvi?-
-Vorremmo un tavolo.- dico.
-Prego seguitemi.- e ci conduce a un tavolino isolato in un angolo del ristorante, se si può definire così.
È quasi del tutto deserto, c'è solo un gruppetto di anziani che gioca a carte.
La cameriera ritorna con due listini in mano e ce li porge.
Ringrazio, ma subito dopo ritorna con una candela profumata accesa e la appoggia sul tavolo, mettendo attorno delle rose.
-Cosa vuole ordinare la coppietta?- ha un sorriso emozionatissimo sul volto.
-Ecco, noi-- cerco di spiegare, ma Jerome mi interrompe.
-La specialità della casa.-
-Arriva subito.- ci rivolge un ultimo sguardo compiaciuto e poi si dilegua.
Io guardo il rosso con aria di rimprovero.
-Noi non siamo una coppia.- dico di nuovo sottovoce.
-Andiamo, non vorrai di certo rovinare quell'espressione gioiosa sul viso della cameriera?-
-Da quando ti importa delle altre persone?-
-Da quando abbiamo scommesso che se ti baciassi tu concorderesti.- io gli rivolgo un sorrisetto falso, giusto in tempo per il ritorno della donnina.
-Ecco a voi due piatti della specialità della casa: spezzatino di cinghiale con contorno di patate gratinate. Buon appetito.- e ritorna in cucina.
Iniziamo a mangiare e, sorprendentemente, è buonissimo.
Jerome se ne accorge e sorride in modo compiaciuto (forse contento del fatto che mi piaccia il cibo).
Finito tutto, paghiamo e usciamo.
-Lo ripeterò all'infinito: sei strano senza la tua anormalità- dico, mentre ci dirigiamo al furgone, lui con le mani nelle tasche anteriori dei jeans e io incrociate al petto.
-Ti rendi conto che questa frase non ha senso?-
-O sì che ha senso, solo che sei troppo stupido per capirlo.- mi guarda male, ma poi ridacchia.
-Sai, Lydia.- si interrompe e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Mi hai sconvolto la vita.- mi ferma e si i ginocchia davanti a me.
-Vuoi sposarmi?- io lo guardo con gli occhi spalancati, ma poi sussurra le parole -La cameriera ci sta guardando.- e mi rivolge un'occhiolino.
Io sorrido divertita.
-Sì!- lui si rimette in piedi e gli salto al collo, poi mi prende a mo' di principessa e mi riporta nel furgone.
Appena partiti, scoppiamo a ridere.
-Questa è stata una cosa cattiva.- cerco di dire tra le risate.
-Sono pur sempre Jerome Valeska.- già, è pur sempre Jerome Valeska.
-Ora andiamo al rifugio?- chiedo.
-Sì.- risponde.
Appoggio i piedi sul cruscotto.
-Perfetto, non vedo l'ora di stare su qualcosa di più comodo.-
...
-Posso accendere la radio?- ormai è sera e spero che non manchi molto all'arrivo.
-Ok.-
Mi allungo e schiaccio il pulsante: purtroppo non c'è musica ma qualcuno che parla.
-Oggi è un giorno dall'incidente al ristorante, dove la ragazza rapita da Jerome Valeska, Lydia Martin, ha gravemente ferito tre poliziotti. La madre continua a sostenere che lei non sa cosa fa e che è una sidrome contratta anche dalla nonna della ragazza-- Jerome spegne la voce.
Io non inizio a piangere, no, ma sento un tuffo al cuore: ho ferito qualcuno.
È la prima volta che faccio del male e, la cosa peggiore, è che non l'ho fatto apposta, come un'imbranata totale.
Per di più mia madre considera la "condizione di banshee" come una malattia.
Mi sarei aspettata una reazione del genere dai giornalisti, ma non da mia madre, e questo non mi fa sentire triste, bensì arrabbiata.
Jerome fa come per schiarirsi la voce oppure una tosse finta per attirare l'attenzione.
-Sì?- chiedo, il mio tono è fin troppo tranquillo, talmente tranquillo da percepire dell'irritazione.
-Lydia...- pronuncia solo il mio nome.
-Ti ho già detto che odio quando le persone non finiscono le frasi.-
-Col tempo ci farai la mano, non ti abbattere.-
-Non sono abbattuta, sono solamente delusa, una delusione che mi provoca rabbia e non tristezza.- lui non risponde a questa frase.
-Comunque fuori dal ristorante ero serio.-
-Vuoi dire che vorresti sposarmi?- ridacchiamo entrambi.
-No, intendo sul fatto che mi hai sconvolto la vita.- io mi limito a un -Sì- non convinto.
Jerome appoggia la sua mano sulla mia.
-È vero. Lydia Martin, tu mi hai sconvolto la vita, un tempo non mi importava di essere solo, o meglio, facevo finta, ma con te una parte di me di cui non conoscevo l'esistenza ha iniziato a irrobustirsi. Questa parte di me, è quella che conosce un divertimento sano, che conosce i sorrisi normali, che conosce la felicità, l'imbarazzo, la tristezza, i sensi di colpa, che conosce l'amore. Io sarò sempre il pazzo Jerome Valeska che gira per le strade di Gotham a incutere terrore, mi piace e ormai è un marchio calcato sotto pelle. Ma ti ringrazio per avermi fatto conoscere la mia parte umana, ti ringrazio per aver iniziato a guardarmi come una persona normale, per sorridermi e per ridere sinceramente in mia presenza. Con te non sento il disagio o la paura nella stanza, non sento sguardi terrorizzati bucarmi la pelle. E solo tu puoi essere così con me, perché tu, Lydia, sei speciale, sei forte, sei intelligente e sai apprezzare.- io lo osservo, ammaliata da queste parole, con gli occhi luccicanti e il cuore pieno.
-Quindi, non ascoltare gli altri, tu sei una persona magnifica.- non rispondo e lui parcheggia.
-Siamo arrivati.-
Mi riprendo, poi scendiamo e subito corro dal rosso e lo abbraccio.
All'inzio sembra sopreso, poi si scioglie e ricambia.
-Grazie.-

Criminal and Banshee Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora