Se ci rivedremo ancora

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Durante la notte non ho avuto incubi, fortunatamente.
Guardo l'ora: le 8.00.
Alzo gli occhi al cielo quando ricordo cosa mi aspetta oggi.
Prima di tutto scendo in cucina a fare colazione.
-Buongiorno.- saluto.
-Già sveglia?- chiede mio padre.
-Sì.- e mi siedo per fare colazione.
Più che altro sto qui seduta a fissare il cibo, sperando che arrivi la fame.
-Non mangi?-
-Non ho appetito.- mia madre posa la tazza di tè.
-È perché partiamo, vero?- annuisco e lei sospira.
-Sei una ragazza meravigliosa, Lydia, troverai altre persone che ti vorranno bene a Beacon Hills.-
-Lo so, è solo che soffro già nostalgia per Gotham.- lei scuote il capo e ritorna a guardare la sua rivista.
Suona il campanello.
-Vado io, sarà l'autista. In caso prendo io i bagagli e li carico.- ed esce dalla cucina.
Infatti ha ragione, inizia a fare su e giù dalle scale con dozzine di valigie e scatoloni.
-Non gli dai una mano?- chiedo a mia madre.
-Se voleva una mano poteva fare un altro Martin maschio.- la guardo un po' disgustata.
Siccome non mangio, decido di andare in bagno per farmi la doccia.
Apro il rubinetto e il getto caldo ricade sul mio corpo.
È una sensazione molto rilassante e purificatrice, a mio parere.
-Quanto ti manca?- sobbalzo, ma poi stranamente sorrido.
Faccio sbucare la testa dalla tendina.
-Jerome!- ma la mia espressione si spegne: lui non c'è.
Ritorno sotto la doccia con il cuore che mi si stringe.
Perché mi manca così tanto? E soprattutto, col tempo passerà? Perché non voglio stare male, è l'ultima cosa che desidero.
Vorrei avere almeno la possibilità di salutarlo, ma dopo quello che ho fatto non penso che vorrà parlarmi.
Chiudo il rubinetto ed esco, per poi asciugarmi.
Mi cambio con una maglia a maniche corte bordaux, una gonna a scacchi e degli stivaletti col tacco beige.
Mi sento degli occhi puntati addosso, una sensazione che ho già provato: ma so che non è qui, quindi non mi volto.
Prendo una borsa abbastanza larga e metto alcune cose che non ho inserito in valigia (un libro che posso leggere durante il viaggio).
Dopo aver controllato le ultime cose, scendo le scale e raggiungo i miei genitori.
-Aspettate, mi sono dimenticata una cosa.- lascio lo zaino a mia mamma e corro in camera mia.
Mi avvicino al comodino per prendere la collana e la vedo, ma sotto c'è una specie di foglio, più che altro una lettera.
Sto per aprirla ma le urla di mia madre mi interrompono.
-Lydia sbrigati! A momenti arriva la polizia e dovremmo restare!-
-Arrivo!- afferro la busta e la collana, per poi salire in auto.
-Scusate, non la trovavo.- e partiamo.
Guardando la mia città scomparire, quasi mi dimentico della lettera.
La afferri e lentamente la apro, per poi iniziare a leggerla, con la voce di chi l'ha scritta.
-Lydia, non so nemmeno come iniziare questa maledettissima lettera e non so come andranno le cose da qui in poi.
Non so perché hai saltato o perché io non ti abbia semplicemente ascoltato.
Visto, non so molte cose, al contrario di te che conosci tutto sulla Beretta BM 59.
Ti ho già detto come mi hai cambiato radicalmente la vita, quindi non posso scriverlo su questo foglio o ti annoierei.
Posso aggiungere che con te mi sono divertito molto e con te ho capito cosa vuol dire amare una persona talmente tanto da tenere alla sua vita più della propria. Purtroppo non sono ancora del tutto guarito dalla mia pazzia e quando dovevo lasciare i Maniax e stare con te, non l'ho fatto. Un'altra dimostrazione de "Tutti i mostri sono umani", perché ogni umano sbaglia e anche molto.
E spero che leggendo questa lettera tu non stia piangendo, perché le principesse non piangono, ricorda.
Mi mancherà moltissimo vederti alla mattina, guardarti era la cosa che preferivo della giornata; mi mancherà molto anche il tuo sarcasmo, non so da chi l'hai preso ma sono contento che tu ce l'abbia. Spero che dove tu stia andando ti troverai bene e, che so, magari un giorno ci rivedremo, quando avremo ancora un anno di differenza, e anche se avremmo cinquant'anni, io voglio stare con te.
E sì, l'ho detto, ti amo Lydia, un amore che non darò a nessun'altra e che custodirò gelosamente, anche perché sei l'unica che sa come trattarmi e che sa tenermi testa.
Se ci rivedremo ancora,
Jerome-
Ho gli occhi umidi e un sorriso malinconico/divertito sul viso: Jerome ha detto che mi ama.
E mentre siamo ancora in viaggio, guardo il suo nome scritto con l'inchiostro.
Come per accarezzare la sua testa rossiccia, passo il pollice sopra il nome.
C'è il solito odore di sangue e vedo capelli rossi sparsi per terra, e non il mio biondo fragola come nella vasca, ma un rosso ginger. Tremolante di paura, lentamente ne raccolgo una ciocca e la guardo terrorizzata.
Si sente di nuovo la risata.
Poi il rumore di un coltello che penetra nella pelle.
Gli occhi iniziano a produrre liquido salmastro.
-No...- mormo.
La risata si trasforma in un respiro soffocato dal sangue.
Infine urlo.

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