Capitolo 8

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Canzone o cantante preferito di Sanremo?

Irama, Einar, Mahmood, il Volo. Anche se adoro tante altre, però per me sono le migliori.

🎵🎼🎵🎵🎧🎧🎤🎤❤❤

Quella mattina, diversamente dalle altre, non mi svegliai, non percepì alcun rumore o qualcosa che semplicemente non andava.

Nel sonno percepivo serenità, tanta serenità.

Feci dei sogni estremamente teneri e rassicuranti.

Non ricordo l'ultima volta che ricordai il sogno fatto precedentemente o quel normale tepore che avvolge il tuo corpo.

Con la stanza avvolta nel buio, aprì gli occhi.

Dal rumore che proveniva dall'esterno capì che la giornata non era affatto delle migliori.

Rimasi coricata quei minuti necessari per capire chi fossi, dove sono, perché esiste la mattina e perché mi sia svegliata.

Il mio caloroso buongiorno.

Aprì la porta, convinta che i bambini dormissero.

Una volta in cucina, dovetti ricredermi.

Nicolas stava giocando con Giorgio e i gemelli sono nel loro box a giocare.

Era perfetto.

Mancavo io, forse era meglio così.

Nicolas passa poco tempo con loro, nonostante il suo amore indiscusso.

Ieri poi ho fatto solamente un disastro coi bambini.

Forse dovevo allentare.

Però, non posso non essere gelosa.
Cavolo!

È riuscito a tenerli a bada tutti e tre, la semplicità trionfa.

Oppure è proprio mio marito che ha un qualche potere magico...

"Te la cavi bene"
Dissi entrando, sorrisi e gli diedi un bacio.

Andai verso il frigo per prepararmi la colazione.

"Si accontentano con poco"
A quella innocente frase, mi girai con sguardo assassino.

Povero, non sa l'inferno che incombe determinati giorni.

"Che ho detto?"
Chiese, prendendo Giorgio e farlo sedere sul suo ginocchio.

"Beata innocenza"
Sorrisi.

"Come mai questa vacanza?"
Squadrai da capo a piede il suo look casual.

Jeans grigio chiaro, ecco che fanno capolinea le sue cosce marmoree, frutto di lunghi e duri allenamenti.

Una felpa bianca e le pantofole di casa.

Volevo accarezzare i suoi capelli biondi e sottili.

"Ieri abbiamo fatto tardi, coloro cge non erano alla festa, hanno preso il nostro posto"
Annuì.

"Usciamo? Lavoro?"
Chiesi, cercando una specie di ordine per la giornata.

Avevo del lavoro arretrato, avrei potuto cogliere questo momento di pace e mettere tutto in ordine.

"Pensi di sistemare il lavoro arretrato in, due ore?"
Buttò un'orario, scelto secondo un bilancio calcolato in pochi secondi.

Forse è anche eccessivo, beh, avrei avuto qualche minuto in più per sistemarmi.

"Ok, jeg er i den"
Sorrisi, fiera di me.

Ricordavo ancora il norvegese, non sono messa tanto male.

Spesso Nicolas parlava a Giorgio nella sua lingua madre.

Nostro figlio non lo capiva molta e qualche volta si innervosiva, piangendo a dirotto.

Il papà sorrideva di parlare, utilizzando la lingua italiana.

Adesso, Giorgio lo capisce.

Ha sangue norvegese, è nel suo DNA, sarebbe capitato.

Lo stesso accadrà ai piccoli.

Già vedo l'immagine, si insulteranno in due lingue: italiano e norvegese.

Ahhh, che meraviglia.

"Cosa frulla in quella testolina diabolica?"
Picchiettò la mia fronte, risvegliandomi.

"Il nostro futuro"
Ogni traguardo, ogni ostacolo, ogni caduta, ogni rialzo, ogni sorriso, ogni lacrima.

La nostra esistenza.

Ci unimmo in un tenero e forte abbraccio.

Dopodiché lasciai a lui il comando e me ne andai a sistemare i vecchi documenti dei miei pazienti, appunti e fogli volanti.

Presi la mia agenda per controllare i vari appuntamenti, apportare delle modofiche e fare delle chiamate di routine.

Andai in bagno, mi sistemai con una BBcream, matita blu e mascara.

Presi dei semplicissimi jeans, una maglietta a maniche corte grigia ed una felpa bianca, abbinate alle mie adorate superga bianche.

Una spazzolata e via.

"Bene. Apposto, usciamo"

Feci la mia apparizione teatrale e diedi un valido motivo a tutti, per ridere.

Questa influenza mi ha distrutta.
Chi come me è stata/o malato/a?

Un amore impossibile 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora