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14.

Venne a trovarlo uno di quei sogni ricorrenti.
Legato a un palo in legno, osservava il moto ipervelocizzato dei nuvoloni che chiudevano un cielo aperto. Grigi e grassi, si scontrarono l'uno contro l'altro finché non piovve, un'enorme burrasca di gocce gelide e taglienti a sfregiarne il viso già martoriato.

Davanti ai suoi piedi, sospesi sulle acque torbide del lago, un fumo nero avanzava e indietreggiava in una danza macabra. Poteva sentire l'odore di terra bruciata arrivare da miglia di distanza, pur senza voltarsi, sapeva che gli scintillii rossi e guizzanti provenivano da quel bosco alle sue spalle che stava prendendo a fuoco.

Sollevando gli occhi, vedeva un'onda sempre più grande avanzare impetuosa, ma lui li teneva bassi e pregava che né le fiamme né l'acqua lo raggiungessero.

Sentì la propria voce urlare e la bocca della sua mente sussurrare parole sconosciute e infime nella speranza di potersi svegliare.

Nessun urlò ne arrestò il moto.

Quando fu pronta a travolgerlo, chiuse gli occhi. In quell'attimo, qualcosa di affilato tagliò la corda che lo legava, insieme ai suoi polsi. Il sangue macchiò le acque.

Una mano familiare gli accarezzava il capo e due voci si alternavano in frasi di rassicurazione. Nulla, però, riuscì a tacere quel pianto angosciato.

«Era un brutto incubo... era solo un brutto sogno...»

«Tyler? Mi senti? Svegliati, su! Era solo un brutto sogno...»

I due lo tirarono su in piedi e ne accompagnarono i passi incerti lungo il sentiero.

Capì, dalla strada fatta, che doveva essersi allontanato parecchio dal ceppo di legno sulla quale si era addormentato.

Col braccio, Abraham cingeva i fianchi; vicino, Simon l'osservava preoccupato.

Gli spiegarono di averlo cercato ovunque e per tutta la mattina, di averlo chiamato a gran voce, di aver chiesto a chiunque dove e se l'avessero visto, e che tutti si erano premurati di andare in giro per il bosco; ancora una volta, il suo sonnambulismo aveva avuto la meglio.

Lo fecero sedere davanti al fuoco spento e gli servirono una ciotola di latte d'avena e cereali, poi il fratello sbucciò una mela e insistette perché mangiasse ogni cosa. Solo quando li lasciò soli per andare ad avvisare gli altri Lupi d'aver trovato il fuggitivo, Simon gli si avvicinò e, con voce melensa, gli chiese scusa per la sera prima, giustificandosi con il fatto di aver bevuto un po' troppo vino passato di contrabbando.

Tyler non disse nulla. Non osò guardarlo nemmeno, neanche quando il suo sorriso d'argento gli si pose davanti al viso e i suoi occhi verdi ne cercarono lo sguardo ammutolito.

Lo accarezzò, ma al contatto con la pelle, dalla bocca di Tyler uscì fuori un rantolio rauco, di una voce che non pareva esser sua. Disse solo: «Va' via», e al tentativo di opporsi di Simon, la stessa voce oscura sibilò: «Non osare toccarmi.»

Hidewood (Parte 2/2) ↠ [🌈 LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora