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15.

Era strano sentirsi tanto rigenerato dopo un incubo del genere. Inspirava aria fresca e pulita, ma a questa si mischiava l'odore del sangue ancora umido sulle mani, e questo, invece di nausearlo, sembrava rendere ogni respiro più leggero e pacato. Le orecchie ovattate poterono sentire il rumore dei piedi sul terreno, uno strascichio stanco ma calmo.

Tutto il suo corpo sembrava esser rinvigorito e la testa aveva smesso di dolere; tra le tempie sentiva ancora il cuore pulsare frenetico, un rimbombo ritmico, non più affannato o in perenne tachicardia. Le gambe, forti come mai, reggevano quell'anima rinata e la trascinavano fuori dal bosco.

Aveva ancora il suo zainetto sulle spalle e ne soppesava il contenuto con la cura meticolosa di un chimico ossessivo. Lo scrollò appena per capire se tutto fosse al proprio posto. Le pillole ticchettarono nel barattolino. Avrebbe dovuto prenderle prima, ma non se ne preoccupò. Un sorrisetto cinico gli affiorò alle labbra. Lo cancellò col dorso della mano.

Si fermò ad ammirare la sua pelle nuova, compatta, tesa, sotto la quale i muscoli pompavano inarrestabili. Gli piaceva quel nuovo corpo che attirava a sé i raggi del sole e se ne nutriva. Sollevò la testa e li lasciò tramortire le palpebre chiuse.

Ebbe l'accortezza di deviare verso il lago e sciacquarsi tanto le mani quanto il viso, poi, indifferente, si spogliò nudo e si immerse finché l'acqua non annegò anche le ultime ciocche dei suoi capelli. I polmoni si riempivano e svuotavano a un ritmo costante.

A poco a poco, i rumori dell'ambiente circostante si fecero strada: un cinguettio allegro, il frinire dei grilli, le voci degli altri ragazzi in lontananza, le ruote del pullman sulla terra rossiccia.

Allargò le braccia e accoccolò la testa sul pelo dell'acqua. Solo allora osò schiudere gli occhi e vedere davvero ciò che lo circondava. Sul lago si stendeva un'enorme chiazza di luce liquida che, mossa da un venticello caldo, restituiva i raggi al suo sole. Le sue clavicole trasparenti ne riflettevano i piccoli giochi di colore. Quasi pensò che fosse il momento di lasciare andare il corpo e vedere se avesse resistito alla forza dell'acqua o si sarebbe fatto inghiottire da lei, quando notò qualcosa muoversi dentro la luce. Bollicine.

Istintivamente si coprì il petto e la consapevolezza di esser visto in quelle condizioni lo travolse come un camion in piena corsa, fermandosi a qualche metro dal suo sbuffo d'aria gelida. Il corpo s'irrigidì. Perse tutta la spavalderia quando riconobbe quel paio d'occhi che lo fissavano a una decina di metri da lui.

Col viso immerso nell'acqua e i capelli color dei raggi, lo stesso Jonah si chiedeva che diamine ci facessero lì, non senza un sorrisetto divertito e ben nascosto, i suoi occhi seguivano le labbra, e solo con quelli era possibile comprendere cos'è che la sua testolina curiosa stesse architettando.
In un complice gioco di specchi, Tyler immerse il viso, lasciando fuori solo gli occhi perché non glieli strappasse di dosso.

Hidewood (Parte 2/2) ↠ [🌈 LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora