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44.

Da quando i Lupi li avevano raggiunti, non si erano più rivolti la parola, né salutati al momento in cui Josh fu affidato alla custodia di Lucas e Matisse, perché non disturbasse i compagni la notte.

Dormire nella camerata dei Capi era più comodo che stare nella propria; se non fosse stato per il pensiero di rivedersi il giorno dopo, magari, avrebbero anche chiuso occhio.

L'adrenalina punzecchiava le loro fantasie.

Furono tanto presi dal rivedersi che la passeggiata lungo il bosco sembrò durasse un'eternità. Josh mimò la stessa scenetta di lamentele e guaiti a cui Tyler si finse indifferente, poi, una volta che i Lupi furono andati via, lui stesso gli mostrò il coltellino e indicò lo zaino stracolmo di corde e leccornie.

Quando tirò fuori un pacco di caramelle ai frutti di bosco, i suoi occhi parvero illuminarsi.

Per giorni, quello fu il loro rituale quotidiano. Chiacchierarono di film e cinema, libri e personaggi della vita reale e non. Josh gli spiegò che metà della sua famiglia aveva discendenza tedesca, e seppur non conoscesse bene la lingua, aveva imparato ogni sfumatura possibile di imprecazioni che lo zio gli lanciava contro.

«Una volta, arrabbiandosi con mio zio, cioè, il figlio di mia nonna... che sarebbe mio zio perché è fratello di sua mamma -cioè, di mia mamma... Hitler sarebbe suo zio perché è fratello di mia nonna... Capito?!»

Tyler gli sorrise confuso ma annuì.

«Come si chiama?»

«Erik. È anche il mio migliore amico. Siamo legatissimi. Lui... lui mi stima molto, sai?»

Lo esortò a proseguire col suo racconto.

«Hitler era su tutte le furie. Aveva rotto un servizio di piatti e mollato pugni alla parete» disse concitato mimando ogni movimento descritto. «Erik mi ha preso sotto braccio e mi ha letteralmente lanciato fuori dalla porta, tipo così! E io ho fatto una capriola e mi son aggrappato alla ringhiera della scala. Avevo sette anni, tipo. Forse otto. E a un certo punto sentiamo Hitler che urla: "Geh weg! Arschloch!", che significa: "Vattene, buco di culo!". Io, all'inizio, non ho capito perché in macchina si fosse messo a ridere...»

«Erik?»

«Sì. Siamo andati a dormire da un suo amico, quella notte. L'ho capito col tempo perché si fosse messo a ridere...»

Mantenne quel silenzio atto a creare un po' di suspense e attese che Tyler l'esortasse a continuare.

«L'ha chiamato buco di culo, ed Erik è frocio!» sghignazzò divertito, senza badare al rossore sul viso di Tyler, alle sue mani che avevano coperto la bocca sorpresa e agli occhi fiondatisi altrove.
«Lui non sapeva che era gay. L'ha saputo prima che se ne andasse via di casa... o forse se ne andò via di casa per questo...»

Hidewood (Parte 2/2) ↠ [🌈 LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora