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42.

Solo quando fu certo che ogni Lupo si fosse allontanato, Tyler si diresse verso la seconda porta e la schiuse appena da vedervi dentro. Seduto in un angolino, sudato e stremato, Jonah lo fissò senza capire.

«È meglio che tu non esca... aspetta...»
Si precipitò a sciogliergli il bavaglio bagnato, poi tornò nell'altra stanza.
«Per un po' staranno via, non credo penseranno a te...»

Non riuscì a credere ai suoi occhi quando lo vide spuntare con un panno bagnato e fresco con cui gli asciugò il viso.

«Mi farai ammattire...» esalò esanime.
«Non so più...»

«Ssssh... Aspetta.» Sparì un'altra volta e tornò poco dopo. Si sedette vicino a lui e armeggiò con il bricco di un succo di frutta.

«Ho lo zaino pieno di roba da mangiare. Io ho fatto colazione prima che aprisse la mensa. Non-non sapevo che gusto preferissi, però...»

Le sue labbra non raggiunsero la cannuccia. Scoppiò in un pianto inconsolabile cui lo stesso Tyler rimase a guardare senza riuscire a muovere un dito.

«Scusami se ti ho fatto cadere, scusami! Non volevo che inciampassi, ma loro si divertono solo con quello. Qui-qui... ti sembrerà strano, ma sei davvero al sicuro. Qui sei al sicuro... Da-davanti a me, Abraham non si azzarda a essere violento, e prometto che ti starò col fiato sul collo finché non usciremo da qui. Lo giuro. Non ti mollo. Tu continua a fidarti...»

I suoi singhiozzi coprirono metà delle parole dette. Gli doleva la bocca, con braccia e gambe fuori uso non poté che dondolare avanti e indietro in una litania infinita e disperata.
«Voglio solo tornare a casa...» balbettò.

Le mani di Tyler gli accarezzarono la testolina bionda. Portò la cannuccia alla sua bocca e lo invitò a bere.
«Anch'io lo vorrei per te.»

Per un'ora buona, solo quel succo di frutta sorseggiato lentamente sembrò consolarlo. Solo quando si calmò fu più semplice parlargli. Si sentì stanco e flaccido e si afflosciò contro il muro. Il walkie talkie gracchiò dalla cucina e Tyler corse a rispondere. Disse di avere tutto sotto controllo. Quando tornò da Jonah, reggeva un pacco di biscotti tra le mani.

«Ho controllato, puoi mangiarli...» mormorò avvicinandosi. «Ho anche del pane e cioccolata, se vuoi...»

Ma il suo stomaco si rifiutò di assumere cibo. Aveva la nausea e solo con un paio di bicchieri d'acqua si attenuò.

«Non bere troppo» bisbigliò.

«Vuoi privarmi anche di bere?!» fece impettito.

Tyler strinse le labbra. Gli sfiorò il viso arrossato, ma lui si tolse dalla sua presa.

«Vattene...» sibilò. «Voglio stare solo.»

Seppur quelle parole lo ferirono, si sollevò in piedi e tornò nell'altra metà. Lasciò la porta socchiusa. Cercò alla radio qualche pezzo che potesse piacergli e controllò la spia del walkie talkie che avvisava quando questi erano vicini; se premuto, un pulsante avrebbe fatto suonare l'altro dispositivo anche a un chilometro di distanza, così che fosse impossibile perderli. Immaginò che se il fratello si fosse incamminato nella sua direzione, avrebbe saputo quando sarebbe arrivato, sempre che si fosse portato il walkie talkie dietro.

Hidewood (Parte 2/2) ↠ [🌈 LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora