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49.

Tyler pianse, rannicchiato in un angolo, sordo alle proteste di Joshua che batteva i piedi affinché lo slegasse. Singhiozzò tanto forte da non riuscire a sentire nient'altro che l'eco del proprio petto in tumulto.

Quando trovò il coraggio per andar fin da lui, lo trovò in piedi con gli occhi gonfi di lacrime. Le mani tremavano incessanti e parve passare un'eternità prima che potesse tornare libero. Confuso, gli chiese più volte di spiegare cosa fosse successo o cosa sarebbe successo, ma lui rimase muto a piegarsi sullo stomaco, accartocciato.

«Ti prego!» lo esortò Joshua, terrorizzato quanto lui. «Parlami, Ty! Ti prego!»

Gli si gettò contro il petto. Strinse forte la sua maglia, unico appiglio rimasto verso la sanità. Correre fino alla Torre per prendere le pillole avrebbe richiesto fin troppo tempo. La discesa verso l'ennesimo crollo di nervi era più scivolosa che mai. Joshua continuava a fargli domande eppure le sue orecchie non riuscivano a coglierle. Gli sembrò che l'intero corpo potesse cedere da un momento all'altro, morirgli fra le braccia, abbandonarsi una volta per tutte, decomporsi fra quelle mura e rimanerci per sempre.

«Donnie?! Donnie?! Almeno tu mi senti?!»

A quel nome, qualcosa nella sua mente sembrò zampillare.

«Donnie?! Donnie, ti prego... mi ascolti? Mi senti?»

Ricordò solo che le sue mani salirono per il collo di Jonah, che la sua bocca fosse alla ricerca d'aria e fosse riuscita a trovarla solo incontrando la sua. Tyler lo tenne stretto e lo baciò finché i polmoni non gli esplosero. A occhi chiusi, non poté vedere il suo viso, l'espressione meravigliata che aveva assunto. Sentiva solo il proprio pianto scorrergli sulla pelle, accarezzargli le gote e cadere lungo il collo, sotto la maglietta, su quel petto che bruciava incessante, colmo di scempi procurati dalle sue stesse mani.

Mani.

Mani.

Non aveva mai pensato di provare un tale benessere a sentire il proprio viso, carezza dopo carezza, premere contro il suo, il calore di un paio di labbra in cerca di lui, un petto stringersi forte e sanare il proprio al sol contatto.

Gli accarezzò i capelli biondicci, gli occhi a mandorla, i fianchi, la schiena a cui si aggrappò prima che la testa cadesse. La spalla di Josh attutì la presa. Le sue mani portarono il viso al suo. Gli ripeté, fino a che la lingua non divenne secca e la bocca arida, che lui non era più solo e non lo sarebbe stato mai.

In borbottii confusi, Tyler riuscì a ripetere ogni singola parola che aveva ascoltato quando, a metri di distanza, aveva beccato i Lupi nel bosco. Gli raccontò di ciò che sopportava ogni giorno con Abraham, delle volte in cui, legandolo a una sedia, in una camera buia, gli aveva messo le cuffie alle orecchie e, tenendogliele ferme, lasciava che una riproduzione di urla e grida gli fracassasse i timpani, degli insulti e delle imprecazioni che gli rivolgeva se un appuntamento organizzato da lui non finiva come desiderasse, dei sacchetti calati sulla testa e delle lame che faceva scorrere sulla sua pelle, le stesse con cui l'avrebbe ridotto a brandelli se si fosse ribellato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 03, 2021 ⏰

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