Per la prima volta in vita mia mi gustai il Paese delle Meraviglie.
Devo ammetterlo. Per quanto odiassi quel posto, aveva dei tratti letteralmente meravigliosi.
Per la prima volta non stavo correndo. Per la prima volta da quando avevo fatto uscire Alice dalla mia vita, mi sentivo tranquillo. Mi sentivo, ebbi paura ad ammetterlo a me stesso, felice. Avevo trovato un pezzetto di felicità pura e mi ci aggrappai con tutte le forze che mi rimanevano.
Entrai in una radura e ignorai vistosamente il cartello più stupido e inutile di Sottomondo: non calpestare i palmipedoni. Come se la gente andasse in giro a calpestare le persone (anche se tecnicamente i palmipedoni non sono persone)!
Dovevo smetterla con quei pensieri. Mi sarebbe esploso il cervello. Avevo sempre cercato di vivere un esistenza normale e non farmi influenzare dalle stranezze del Paese delle Meraviglie.
Il mio piede finì in una pozzanghera azzurrina. Lo scrollai senza farci troppo caso. Non ricordavo avesse piuvuto di recente ma decisi di ingnorare anche quello.
Un sole pallido stava squarciando il cielo blu notte e le mie tanto amate stelle stavano sbiadendo in lontananza. Questa luce filtrava tra gli alberi dando un non so che di magico a tutto l'insieme.
Mi arrampicai su un albero dal tronco viola scuro. Avevo camminato per tutta la notte e ormai dovevo essere al limitare della foresta di Tulgey e quindi ad un paio d'ore da Marmorea.
Mentre salivo i miei piedi ulularono dal dolore.
Con un ultimo sforzo fui in cima. La vista quasi mi tolse il fiato. Dico quasi perché non era la prima volta che lo vedevo.
Degl'immensi prati verdi punteggiati delicatamente da (quei tanto fastidiosi) fiori parlanti. Delle colline dalla cima baciata dal sole. Delle montagne rosee in lontananza.
In cima alla più bella collina di tutte, non la più alta o la più grossa, risplendeva in tutto il suo splendore il palazzo di Marmorea.
Tutto quel bianco era così luminoso da far bruciare gli occhi e su quell'alberi che ne decoravano la piazza principale qualunque gatto o persona avrebbe voluto dormirci tanto sembravano comode nuvolette rosa.
Era stato quasi tutto inghiottito dal sole del nuovo giorno.
Mi guardai ancora un po' intorno.
Dal capo opposto al mio della foresta di Tulgey, si poteva facilmente notare un mulino a vento semi distrutto della casa del Cappellaio.
La mia Alice doveva essere appena arrivata là. Sospirai. Ero riuscito a guastare anche quel piccolo squarcio di felicità che ero riuscito a ritagliare.
Fui distratto da una panfarfalla che mi volò davanti. Con una mossa veloce della mano l'afferrai e la portai alla bocca.
Cogliendo il vuoto del mio cuore avevo anche appreso il vuoto del mio stomaco. Sentii il pane che veniva lentamente sciolto dal burro e dal calore. Lo mandai giù ingnorando i lamenti sottili dell'insetto che ancora si dimenava.
-Che fai a quella povera farfalla?!
-La...mangio?
-Ma è una farfalla!
-Una pan farfalla.- la corressi io.
-Ma...
-Chiediti Alice: è più una farfalla o una fetta di pane al burro?
Alice non rispose ma rimase con la bocca aperta a pensare ad una risposta. Sorrisi. Adoravo il carattere di quella bambina. Mi ricordava...il mio!
Quando passò un'altra panfarfalla gliela porsi.
-Hai deciso?- le chiesi.
-Che ne sarà della farfalla?
-Un'altra persona ti avrebbe detto che non si risponde ad una domanda con una domanda...
La sua espressione si indurì così mi affrettai a continuare.
-Ma per tua fortuna, sono solo io...e la farfalla la staccherò, la lascerò per terra e diventerà un verme.
-Un verme!?- mi rispose Alice con gli occhioni azzurri sgranati. Le sorrisi e lei prese il pane mentre io posavo a terra la ex-panfarfalla che mangiando un po' d'erba si ingrandì e diventò un verme a tutti gli effetti.
Quando mi girai mi ritrovai Alice tra le braccia.
La mia faccia era diventata così rossa da mettere invidia ad un pomodoro. Balbettai qualcosa di incomprensibile.
-Tutti abbiamo bisogno di un abbraccio di tanto in tanto!- mi rispose lei divertita.
Volevo ribattere, chiederle perché in quel momento, perché lì ma mi limitai a godermi il momento in cui eravamo così vicini e a stringerla più forte a me.
Sorrisi a quel flashback. Quel piccolo felice ricordo. Scesi dall'albero con l'abbraccio di Alice ancora sulla pelle anche se purtroppo era solo un ricordo.
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Alice in Wonderland, return to Underworld
FanfictionC'era una volta una bambina. Una bambina come tante altre. Una bambina che si perse nel Paese delle Meraviglie. Conoscete già la storia, vero? Impossibile. Perché? Beh perché questa è una storia che non ha ancora trovato il suo epilogo... Sorpresi...