Sei anni.
Erano passati sei anni.
Sei anni da quando avevo perso tutto, tutto ciò che per me era importante.
Il mondo mi era crollato addosso quando avevo visto il suo corpo senza vita: avevo capito che non avrei più visto quella luce nei suoi occhi, più sentito la sua risata, la sua voce rassicurante, il suo profumo e tutti quelle altre piccole cose che facevano di Charles Kingsley mio padre. E la perdita di tutto questo mi uccideva ogni giorno un po' di più
Tra lo scalpitare dei cavalli sul terreno non sentivo più il battito del mio cuore e il mio mal di testa peggiorava.
Le campagne londinesi scorrevano piano fuori dal finestrino della carrozza. Fissavo l'erba verde ed il grano secco per evitare lo sguardo truce di mia madre.
D'accordo. Non mi ero vestita esattamente come avrei dovuto.
Una mano mi sistemò un ricciolo che era sfuggito alla complicatissima pettinatura.Scossi la testa.
-Perché ci andiamo?- chiesi riferindomi al posto dove ci stavamo dirigendo -Dubito che noterebbero la nostra assenza...
-La noterebbero...- rispose mia madre con fare pensieroso.
-Dov'è il tuo corsetto!?- chiese, ricordandomi la dimenticanza.
Il suo sguardo mi incendiò e sollevando la gonna celeste scoprì le mie gambe nude.
-E non hai le calze!
-Sono contraria, lo sai bene.
-Ma il tuo abbigliamento non è appropriato!
-E chi decide cos'è appropriato!?- contestai -Se si dicesse che è apropriato indossare un merluzzo sulla testa tu lo indosseresti?!
-Alice!
-Per me un corsetto è come un merluzzo...- sbuffai incrociando le braccia al petto -Papà avrebbe riso.- dissi malinconicamente.
Mia mamma abbassò lo sguardo. Capii subito che avevo detto la cosa peggiore che avessi mai potuto dire.
-Mi dispiace. Sono stanca. Non ho dormito bene questa notte.
-Ancora i tuoi incubi?
-Uno soltanto. È sempre lo stesso da quando ne ho memoria. Secondo te è normale? La gente non dovrebbe fare sogni differenti?
Formulai soltanto alcune delle domande che avrei voluto fare a proposito dei miei incubi, o meglio, incubo. Lo ricordavo nitidamente, ricordavo ogni creatura, ogni sensazione, ogni spavento. Non andava via, era come una presenza che compariva ogni volta che chiudevo gli occhi; in pratica: non ero mai sola.
Papà avrebbe capito, ogni notte sarebbe venuto ad infondermi coraggio, a salvarmi dai miei demoni. Ma ora se n'era anldato, gli incubi erano continuati, e francamente stavano cominciando ad annoiarmi.
-Non lo so- rispose mia madre, non credo ci abbia riflettuto a lungo.
Ormai ero abituata alla sensazione di vuoto sotto i piedi, è solo che a volte sembrava aumentare, diventare insupportabile. Avevo tremendamente bisogno di un'ancora.
Le mani di mia madre mi circondaro il collo e quando sentii un rumore metallico capii che mi aveva messo la sua collana. Si trattava di una perla nera, un regalo di papà a giudicare dalla stranezza. Era molto bella.
-Sei bellissima. Ora me lo concedi un sorriso?
Increspai leggermente le labbra e continuai a sbirciare il paesaggio intorno a noi
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Alice in Wonderland, return to Underworld
FanfictionC'era una volta una bambina. Una bambina come tante altre. Una bambina che si perse nel Paese delle Meraviglie. Conoscete già la storia, vero? Impossibile. Perché? Beh perché questa è una storia che non ha ancora trovato il suo epilogo... Sorpresi...