Epilogo#La farfalla all'orizzonte

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Piansero tutti quel pomeriggio.
Ad aprire le danze fu il Signor Ascot quando gli venne accordato il permesso di entrare nello studio di mio padre.
-La polvere.- disse -È su tutte le carte.
Mia madre non tentò nemmeno di nascondere l'orgoglio e la malinconia quando mi vide con la divisa di papà.
-Lui lo sapeva,- singhiozzò -lui me l'ha sempre detto, ti capiva, io non l'ho mai fatto.
Mi sentii sciocca di fronte a tutta questa sincerità, a tutti i cambiamenti successi in così poco tempo.
Non potei far altro che stringere la mano al Signor Ascot e abbracciare mia madre.
Piansi anche io, non lo nego; passai molte ore chiudendo gli occhi e sorridendo per il contatto che non si era estinto tra Will e me. Quando mi concedevo di sognare ad occhi aperti non c'era più nessuno a rimproverarmi quanto fosse stupido e sbagliato.
Margaret pianse quando la nave si staccò dal porto in uno scroscio di applausi e uno sventolio di fazzoletti.
Non sapevo quanto sarebbe durato quel viaggio, poco importava.
Avevo imparato che l'unico modo per ottenere l'impossibile è pensare che sia possibile, se l'uomo non fosse stato portato a credere questo saremmo ancora chiusi dentro centinaia di caverne sfamandoci con carne cruda.
Mio padre parlava molto dei suoi viaggi e di come, trovandosi nell'occhio di un ciclone, riusciva a sopravvivere guardando la morte negli occhi.
Non avevo mai compreso appieno cosa significasse, cosa si provasse a trovarsi in una situazione del tutto surreale.
Il cuore in gola, l'adrenalina su per la spina dorsale, la paura nello sguardo e, perché no, un pizzico di follia.
Il vento soffiava sempre più sparpagliando i miei riccioli biondi e le emozioni del tutto nuove che mi stavano riempiendo il cuore. Allora ordinai di issare la vela, che immediatamente si gonfiò come un pallone spingendoci ad una velocità superiore.
La luce del tramonto conferiva a tutto quello che vedevo una sfumatura aranciata, tingendo d'oro la vela prima bianca come il latte.
Verso l'orizzonte stavamo andando la vela ed io, in un futuro pieno di possibilità.
Non avevo rimpianti, solo dolci ricordi.
La mia anima era come se fosse appena nata, una tela bianca, di una vita da colorare.
Devo ammettere che pensai giorno e notte a tante cose, spesso alla mia famiglia, a mio padre.
Ma una delle sue storie dominava su tutte: narrava di un posto che non ha eguali sulla terra, questo luogo è unico al mondo, una terra colma di meraviglie, mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti, matti quasi come un cappellaio.
"Dovrai porti questa domanda, se mai un giorno vorrai recarti in questo mondo: sei disposta a cambiare? Perché succederà. Potresti ritrovarti a rincorrere un coniglio bianco dagli occhi rosa e la mania della puntualità, potresti cadere in una buca, venir accorciata, allungata o ingrassata, potresti nuotare in un mare di lacrime e venir trascinata in un ballo scatenato, imbatterti in una allegra combriccola di matti, essere legata ad una profezia e venir costretta da questa ad uccidere una creatura mostruosa. Potresti trovare te stessa. Ma non dimeticare che ogni sogno ha una fine. Non disperare però, piccola mia, sii migliore della persona che eri prima di sapere perché un corvo assomiglia ad una scrivania: potrebbe sorprenderti quanto questo mondo sia simile al Paese delle Meraviglie."
Una piccola farfalla blu svolazzò sulla mia spalla, regalandomi un sorriso proprio quando il porto svanì completamente tra le onde che inghiottirono la mia vecchia vita.
-Ciao Brucaliffo.

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora