Capitolo 36#Dover rubare una spada magica ad una regina cattiva

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-Alice! Come restai?- esclamarono i gemelli stringendomi le mani. Sorridevano come se niente fosse, come se non fossero prigionieri nel castello della Regina.

-Sei così altalunga, come mai?- domandò Pincopanco (o Pancopinco?).

-Non è altalunga, è così normalmente- lo corresse il fratello.

-Ma era più piccola quando l'ho conosciuta!

-Ha bevuto la mezzastazza per passare dalla porta, ricordi?

-Ah, già...

-Dov'è il Bianconiglio?- mugugnai quando finirono di discutere.

-Da quella parte- risposero all'unisono indicando parti diverse.

Sbuffai e mi incamminai verso uno dei due corridoi con i due piccoletti alle calcagna.

Continuai a girare, una volta a destra una volta a sinistra, come in un labirinto. Sentivo l'ansia a mille e quando vidi un piccolo gruppetto di facce note alla fine dell'ennesimo corridoio buio accellerai.

-Tu che ci fai qui?- mi aggredì immediatamente Lela squadrandomi dalla testa ai piedi.

Indossava un corsetto bianco a cuori con dei pantaloni e stivali in tinta. Non le donavano quei cuori, stonavano con quella sua espressione dura e decisa.

In fondo mi era mancata la sua arroganza, ma molto in fondo...

-Salvo i miei amici- risposi ricambiando quello sguardo accusatorio.

-Io salvo i nostri amici,- replicò a tono lei -tu? Spoporzionata e senza nessuna spada?- mi sfidò sguainando una lunga lama affilata.

-Sto cercando di procurarmene una! Dov'è la spada Bigralace?

Lela alzò le spalle e guarda da un'altra parte, Capitan Libeccio scosse le penne e continuò a canticchiare un motivetto marinaresco, il Bianconiglio cominciò a zampettare in giro agitato.

-Bianconiglio...che cos'hai?- domandai abbassandomi per guardarlo negli occhietti rosa.

-Io...io so dove si trova...- balbettò tormentandosi i guantini bianchi.

-Bene. Andiamo?

-Oh, non ti piacerà...- esordì Lela continuando a lucidare la sua spada.

Cominciai a spaventarmi ma seguii comunque il coniglietto in uniforme reale che zampettava davanti a me.

Mi sembrava tutto un deja-vou. Tutto identico a come era iniziato. Ero curiosa e avevo seguito quell'animaletto, se non l'avessi mai fatto ora non mi troverei a dover rubare una spada magica ad una regina cattiva. Buffo, vero? Come la vita posso portarti in luoghi strani a fare cose che non ti saresti mai immaginata.

Arrivammo ad una porta pesante in legno che aprii con uno scricchiolio.

Portava fuori in un piccolo giardino.

Mi sembrò un sollievo uscire e poter rivedere le stelle. Le stelle. Che cosa magica. Palle di aria calda a migliaia e migliaia di chilometri da qui. Ma forse nel paese delle meraviglie è diverso.

Il giardino era tappezzato di sassi che si interrompevano in dei punti per lasciar uscire arbusti di rose.

Era tutto calmo, troppi calmo. Mi aspettavo una gabbia circondata da carte-soldato.

Ascoltai attentamente e distinsi un suono nell'aria. Come di qualcosa che respirava.

La palla di pelo bianca che avevo ai piedi fece qualche passo avanti ed indicò qualcosa nella nebbia.

Strizzai gli occhi per distunguere qualcosa e quel qualcosa cominciò a prendere forma davanti a me. Pezzi di legno ammassati...una lanterna forse... Era una capanna.

Più mi avvicinavo, più il suono si faceva più forte, più la mia consapevolezza cresceva fino a spaventarmi.

-È...è...lì dentro...- balbettò il Bianconiglio.

Mi avvicinai e curiosai trai rametti. Grazie alla luce fioca della candela riuscii a scorgere quel qualcosa che vi era all'interno.

Muso grosso, denti marci, pelo ispido a pois, artigli affilati. Quando mi allontanai con uno scatto una sola parola mi si affacciò nella mente: il Grafobrancio.

-Io non ci vado li dentro- mormorai spaventata al coniglio.

Improvvisamente la ferita al braccio bruciava di più, scostai la benda rossa per vedere e scoprii gli squarci rossi e gonfi.

-Guarda cos'ha fatto al mio braccio!- mi lamentai mostrandogli la ferita.

-Oh...oh cielo! Pe...perché non me ne hai parlato prima?!

-Non sembrava tanto grave...

Il coniglietto cominciò a respirare a fatica finché con un ultimo sospiro ansioso svenne ai miei piedi. Conigli...

Lanciai un'ultimo sguardo al mostro che sonnecchiava e ricordai quel giorno lontano in cui lo avevamo reso cieco.

Guardai cautamente quelle orbite rosse e vuote, come se potesse vedermi in qualche modo. Ma non poteva. Era costretto in un sonno eterno, ma la colpa non era del tutto mia. Allora mi venne un'idea.

Tornai indietro e cercai con lo sguardo la mia nemica bionda: Lela. Aveva qualcosa che apparteneva al mio amico Grafobrancio.

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora