Capitolo diciotto

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Faccio fermare Alex e balzo giù.
Corro a perdifiato.
"Noah!" grido e lui si gira a guardarmi.
Lo raggiungo e mi ci butto addosso.
Mi stacco subito completamente rosso. Ma cosa mi salta in mente? Probabilmente gli faccio schifo.

Lui mi squadra, e quando mi ricordo che ho ancora il pigiama prendo ad arrossire ancora di più.
"Ehy" sorride.
Mi tremano le gambe di fronte quel sorriso.
"C-ciao" balbetto.
"C-cosa ci fai q-qui, e-ero preocupato"continuo, lui fa spallucce.
"Volevo solo venire qui, a vedere come..stavano. Ma non ci sono"
"Come lo sai?"
"La domestica accende gli irrigatori alle 11:15 quando non ci sono, invece che alle 10:00"
"Sai dove sono allora?" chiedo non appoggiandomi con lui ma cercando il suo sguardo .
"A qualche spiaggia esotica" sbuffa e mi guarda.
E adesso, è come se ci guardassero per la prima volta, mentre tremo, e non solo per il freddo.

Mi mordo il labbro, non riuscendo a contrastare la pesantezza di quegli occhi, e così abbasso i miei. Lo sento muoversi verso di me.

"Hai freddo zuccherino?"
Alzo lo sguardo trovandomi il suo lontano pochi millimetri dal mio.
Scuoto la testa ma i miei brividi mi tradiscono.
"Perché sei sceso a cercarmi?"
Non rispondo.
"Pensavi che non sarei più tornato?"
Mantengo il mio silenzio.

Senza dire niente mi circonda la vita con un braccio e questo mi incoraggia a parlare: "A-all'inizio pensavo eri a scuola, p-poi ho capito..."
Lui annuisce.
"Ti va di fare un giro?"
Faccio di si con la testa mentre mi battono i denti. Lui si toglie il suo giubotto e me lo infila, mi va largo, ma è caldo e profuma di Noah. Me lo chiude davanti e mentre le sue dita salgono la cerniera fino al mio collo mi fissa le labbra e poi gli occhi.
Sembra quasi che stia per...

No, si gira e si mette a camminare. Lo seguo. So che Alex, vedendoci andare via si allontanerà anche lui.

Noah's pov

Alla fine decide Ethan dove andare, farfuglia qualcosa sulla lontananza di un certo quartiere e percorriamo al gelo tutte le strade, mentre gli lancio qualche sguardo e lo osservo.

Non so perchè ieri l'ho baciato. Mi è venuto d'istinto: era così piccolo, timido, ma allo stesso tempo era l'accendino del fuoco che stava scoppiando dentro di me.

Quegli occhi... Quando ti guardano come stavano facendo con me, senti l'arroganza, la forza e la sicurezza crollare.
Perchè io, Noah Blake ,mi sono sentito stravolgere dal desiderio di toccarlo e spingergli le mie labbra contro le mie, solo per quegli occhi.

È carino anche adesso, mentre si stringe il giubotto addosso. E non centra che è maschio. E qualcosa in lui, qualcosa che mi attira, che mi fa dubitare di quello che sono stato fino adesso. È qualcosa di cuore, nemmeno di aspetto.

Se avessi visto quegli occhi in un'altra persona, il tutto non sarebbe stato perfetto come è lui adesso, con le guance rosse, i denti che battono, il labbro che viene morso...
Per tutti potrebbe sembrare una cosa da niente, e anche a me. Potrei ignorarlo.
Ma non ci riesco, non dopo che ho sentito quanto erano morbide le sue labbra, non dopo l'insonnia dell'intera notte e la mia piccola fuga stamattina, essendo un po' spaventato da tutto.
Non mi ero mai visto né fidanzato né sposato, e neanche ora riesco a farlo.
Ricordo solo le ragazze con cui mi sono sfogato, e quelle che mio padre invitava a casa. Dei passatempi.
Ma non sono uno stronzo, loro la pensavano come me. Ma ora, guardando il ragazzo che mi sta accanto,capisco che non è quello che succederà questa volta.
Magari non succederà nulla e basta.

Dopo un po' raggiungiamo questo quartiere alberato e pulito. Ci sono case che si susseguono una dopo l'altra, prati curati, ma anche erba non tagliata, decorazioni natalizie accanto a verande vuote, case abbandonate.

Vedo Ethan rigido mentre si morde il labbro.
"Dove siamo?" chiedo, ma penso di aver già capito.
"Stiamo andando a casa mia" dice.
Annuisco e mi trattengo dal prendergli la mano.
Forse, non sarebbe il caso.

Gli rimango a fianco mentre si guarda intorno stringendosi nel cappotto. È come se avesse paura ma allo stesso tempo fosse abituato.
"Tutto ok?" chiedo.
Lui scuote la testa e mi guarda. Lo vedo tentennare e poi allunga la mano.
Vuole che gliela stringo? Sul serio?

Gli vedo la vergogna in faccia mentre si riporta la mano nei capelli. Appena la mette giù mi avvicino e la prendo. Gira la testa, so che sta sorridendo.

Mi tira fino ad una delle case, non è la meglio curata, e come decorazioni ci sono solo delle luci rosse sul balcone.
"Eccoci"
"Ethan... Non è qui" dico, convinto.
"Si, certo che è qui. Era casa mia"
"Ethan, non c'è Carson come cognome" dico indicando la cassetta della posta. Lui stupito controlla.
C'é un altro cognome.

Ethan rimane immobile, mentre dentro capisco che sta sprofondando e lo prendo velocemente dai fianchi.
"Non sai perché?" dico e lui inizia a balbettare confuso.
"S-se ne s-sono andati, lo h-hanno fatto d-davvero"
Gli scende una lacrima incredula e -ripeto che è l'istinto confuso e strano che me lo fa fare- non essendo capace delle mie azioni, lo circondo con le braccia e gli faccio appoggiare la testa sul mio petto.

È proprio basso. Cioè, io non sono una cima, piuttosto nella media, ma riesco a superarlo anche così.
"Credo che... Che si siano trasferiti. Dopo essermene andato gli ho chiamati una sola, singola, volta e mi hanno urlato di non farlo più perché se ne sarebbero andati. I-io non pensavo..."
"Troviamoli" dico staccandomi da lui.

"Non mi importa trovarli" deglutisce lui, ma dopo che lo guardo negli occhi lo vedo mordersi, per la millesima volta, il labbro,nervoso. Il desiderio di sistemare tutto anche se quelle persone si sono rivelate stronze gli galeggia in testa. Mi sembra quasi di vedere il pensiero fare su e giù . Ma io non volevo e non mi riferivo a quello.
"Trovali o darli per morti" dico, sperando per il suo bene che dica la seconda opzione.
Lui prende come ovvia però, la prima.
"Solo se mi aiuterai tu"
"Non ho altra scelta zuccherino"

Rain of feelings  -Tematica GayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora