Capitolo ventuno

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"Lui..."
"Si"
"Tu..."
"Si"
"Voi..."
Annuisco. Renè è accanto a me nei corridoi di scuola e ci stiamo dirigendo in classe.
Gli ho appena raccontato di Noah, della sua dichiarazione nel buio, del nostro silenzio in seguito ad essa.
"Oh mio dio Ethan!" grida saltandomi addosso e ridacchio.
"Ti ama ti ama ti ama" ripete canticchiando e gli metto una mano sulla bocca.

Dopo il nostro ultimo incontro Derek e i suoi seguaci mi hanno completamente ignorato, ma sono sicuro che alla prima occasione saranno pronti a prendermi di nuovo di mira con il nomignolo di "frocetto innamorato".
Renè si calma un po' nelle ore successive ma continua ad avere un sorriso quasi piú largo del mio.

Noah's pov

È la seconda ora e sono seduto in fondo all'aula per non essere notato da nessuno. Voglio diventare invisibile così come ero all'inizio. Tranne che per qualcuno. Ethan.
Avró il suo nome tatuato sulle palpebre per quante volte al giorno lo pensi.
Per la prima singola volta nella mia vita, sto agendo con azioni dettate dall'istinto e credo che,se avessi seguito la ragione, non mi sarei dichiarato in piena notte ad un ragazzo verso cui non ho ancora compreso i miei sentimenti.
È strano, lo è davvero. Quando stavo con lui, non pensavo mai "ma è maschio", riuscivo solo a vedere i particolari che mi piacciono di lui. Forse amo.
Riconosco che non è un'adorazione platonica, nè un semplice piacere. È di più.
Amare significa questo?
Mi vedo accanto ad Ethan e mi vedo bene.

Sono stanco di negare che adoro i suoi capelli la mattina appena sveglio,le sue labbra rosee che ho avuto la fortuna di assaggiare,la pelle lattea, il corpo magro e piccolo che posso racchiudere tra le braccia. Amo anche le sue piccole manie, la fissasione ancora inspiegata del cielo, dei miei capelli grigi, di me. Amo il fatto che sia intelligente, che stia sempre tranquillo finchè non deve gridare addosso ad Alex. E lo amo anche lì.
Amo il fatto che lui mi ama.
Perciò ho deciso di chiederglielo, di provare a stare bene. Sorrido e lo raggiungo nella classe dove ha lezione quando suona la campanella.
Lo trovo ad uno degli ultimi tavoli con Renè, arrivo da dietro e mi piego per lasciargli un morso sulla guancia. Lui sussulta poi capisce che sono io e arrosisce a dismisura.
"Ma Noah!"
Ridacchio e prendo posto accanto a lui:"Ti va di uscire sta sera?"chiedo appoggiandomi con il braccio sul tavolo.
"Oh... si ok"
"Dove andate?" si intromette Renè e mi giro verso di lei.
"Magari è una sorpresa" replico, misterioso e anche un po' seccato.
Noto una complicità di sguardi tra i due e poi Ethan si rivolge di nuovo a me:
"P-posso chiedere come mai?"
Faccio spalucce:"Voglio uscire con te Zuccherino, punto"
Lui annuisce e sorride.

Ethan's pov

"No" scarto una maglia
"No" la segue un jeans
"Assolutamente no" faccio volare altri vestiti per la camera.
Alex e Renè,disperati, siedono di fronte a me e da circa un quarto d'ora hanno rinunciato a darmi consigli.
"Ethan andrá benissimo un completo semplice" sbuffa Renè con i contemporanei sospiri di Alex.
"Ho scopato ragazze vestendomi con molta meno ansia" commenta quest'ultimo.
Lo guardo male.

"Bhe... Alex ha più o meno ragione Ethan. A Noah piacerai sempre"
"E chi te lo dice??" scarto un altro pantalone.
"Lo so e basta"
"No no è qualcosa di importante, me lo sento. Non sarebbe sceso senó per 'controllare una cosa per stasera'.
O mi molla o... o niente, non stiamo manco insieme"
Sospiro ma vedo i miei due migliori amici sorridere.
"Che?"
"Non stanno insieme.." dice Alex e Renè ghigna.
"Ehi! Voi due potete finirla con questa telepatia e spiegarmi cosa pensate?"
"Nulla nulla" dice Renè poi si alza e mi butta tra le braccia una felpa grigia e un semplice jeans che mi va un po' largo sulle caviglie scoperte.
"Con le converse sotto e la giacca di jeans nera" aggiunge e poi mi spinge in bagno.
Metto gli occhiali e quando torno entrambi fischiano e,inefetti, non mi dispiace.

Quando ormai sono le 20:00 attendo il ritorno di Noah che citofona poco dopo e mi chiede di scendere.
Corro sulle scale e mi fermo un attimo ad aggiustare i capelli prima di uscire e vedere un alto, bello, accattivante Noah Blake che mi sorride.
Indossa una maglia nera con la giacca di pelle e i jeans, anche essi, neri.
Ricordo che era andato a prendere dei vestiti nuovi dopo Natale, mi aveva accennato ai soldi che ancora aveva da quando era scappato di casa.
Mi sorride e mi vienie in contro.
"Hey"
"Hey"

Iniziamo a camminare ed evito il suo sguardo. Non smetto di chiedermi dove mi stia portando.
Quando vedo il mare illuminato solo dalla luce della luna capisco, o almeno spero, che ci stiamo dirigendo lì.
Inefetti abbiamo camminato molto.
Mi prende per mano e in poco siamo nel porto.
Ci sono navi giganti, pescherecci, piccoli motoscafi e grandi o minuscoli yacht. Uno di essi, bianco immaccolato e non molto grande, è decorato da tante luci che rendono l'atmosfera al dir poco bellissima. Inizio a pensarlo quando Noah mi porta verso quella direzione e si ferma davanti lo yacht.
"Vieni" mi dice salendoci sopra dalla scaletta e allungando la mano.
"Noah non possiamo!"
"Shh è dei miei genitori, so come entrare"
Tentennante salgo su. Noah mi sorride e mi tira a se per un breve bacio che mi fa perdere cento battiti.
Arrosisco a dismisura e in poco tempo mi trascina dentro. Non mi sono manco accorto di quando ha forzato la serratura.

Entriamo in una piccola stanza illuminata da una luce sul soffitto. Sul pavimento c'è un tavolino con cartoni di pizza fumanti.
"Scusa per il cibo ma qui non potevo cucinare niente, nè lo so fare, e ho pensato che è comunque il tuo piatto preferito e-" non termina la frase che lo bacio. Ci stacchiamo,sorridiamo.

Mi siedo su un cuscino posizionato a terra e mi prendo un po' di tempo per guardare i quadri alle pareti, i letti a balconcino nell'angolo e -non so come possa esserci entrata- una libreria bianca.
L'odore dei soldi quasi si sente.
"È bellissimo" dico riferendomi soppratutto alla sua cura nei dettagli e nella sistemazione delle luci fuori. È come se mi avesse mostrato un pezzetto del suo mondo, o forse di quello vecchio, ma cosparso di lui, delle emozioni che proviamo entrambi. Lui sorride e mi invita a mangiare.
Addento un pezzo di pizza ma ben presto mi trovo a strozzarmi con la mozzarella e tossire come un bambino. Quando torno calmo e con il viso completamente rosso rispondo al "Tutto ok?" di Noah.
"Si, sono solo un imbranato" ridacchio e lui ride con me.

Finito di mangiare usciamo di nuovo e ci sdragliamo sulla piccola prua dello yacht. Stiamo fermi a guardare il cielo e non parliamo fino a quando Noah non si mette seduto. Io resto steso.
Si gira a guardarmi e i nostri occhi si perdono in quelli dell'altro.
"Perché tutto questo?" dico deglutendo.
"Perché ti amo Ethan" dice senza interrompere il nostro contatto visivo.
"E-e?"
"E quindi..." sospira.
"Voglio stare con te."

Lo guardo, lui mi guarda. È un sogno e non voglio svegliarmi.
La paura di sbagliare mi travolge. La paura di soffrire, che tutto sia o diventerá un'illusione.
"Senti se non te la sent-..."
No, niente paure. Sono stanco di essere limitato, di essere un perdente. Per una volta ho vinto Noah, ho sudato per il suo amore, per la mia felicità. Salto seduto e lo bacio, lui circonda la mia vita con le braccia e ricambia all'inizio un po' sorpreso.

Passano i minuti e ci ritroviamo a scendere piano, non staccandoci nemmeno per un secondo. Torniamo sdragliati a terra ma lui sopra di me, le sue labbra sulle mie. La mia lingua unita alla sua, le mani intrecciate, le gambe che tremano sulle altre.
Un momento meraviglioso, perfetto. Il prima di qualcosa di inevitabilmente fantastico... Se non fosse per il sasso lanciato contro la bolla di vetro di quel momento.

"Noah?" ,ci stacchiamo al sentire quella voce. Alzo la testa.
Di fronte allo yacht, ci sono la sorella di Noah con i suoi genitori.

Rain of feelings  -Tematica GayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora