Capitolo venticinque

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Passarono i giorni e poi pochi mesi.
Riuscii a guardare con attenzione l'arrivo della primavera e la scomparsa delle giornate fredde e delle pioggie torrenziali.
Ormai ero sempre lì sulla finestra e Noah accanto a me disegnava ciò che gli chiedevo di raffigurare. Aveva una buona predisposizione ma sapevo che non l'avrebbe mai curata.

Persino le nuvole grigie si facevano vedere meno spesso.
Al contrario invece dei miei genitori che sentivo almeno un'ora al giorno e venivano a trovarmi.
Per questo motivo ogni volta Alex evitava di invitare ragazze a casa, anche se in realtà non ne vedevo una da diverso tempo. Peró Renè c'era sempre, il che a pensarci era strano:io non gli scrivevo mai di venire eppure era sempre sulla porta di casa. Per quanto ero sereno non ci facevo caso al motivo della sua venuta.

Ormai infatti, noi quattro avevamo formato un bel gruppo e delle sere, ci ritrovavamo per parlare.
Renè si confidava su i suoi genitori, Alex delle problematiche con l'università e Noah era sempre l'ultimo a parlare e non diceva mai molto. Quando stavamo poi soli mi raccontava la sua vita prima della fuga da casa e a volte mi sembrava quasi che stesse per dire "mi mancano" ma non lo faceva mai, nemmeno quando era vero.
Ma come lui mi aveva incoraggiato a fare quello che mi sentivo con i miei genitori anche io dovevo almeno ascoltarlo.
"Perchè non vai a trovarli?" chiesi un giorno.
"Non ne ho motivo, voglio starne lontano"
"Neanche se vengo io?"
Mi guardò. Allungai il collo dalla parte opposta del letto e lo baciai accarezzandogli una guancia:
"Dai" dissi e lui sospirò.
"Ci penserò"
E ci ha pensato sul serio, un intero mese. Fino a quando non si è seduto accanto a me. Stavo guardando la tv appoggiato al divano e intanto indugiavo un po' sul numero di casa dei miei genitori. Le cose cambiano ma non sempre del tutto.

"Non chiami?" mi chiese.
"Si si lo faccio" dissi e un secondo dopo chiamai. Parlai con i miei genitori una ventina di minuti e Noah li salutò educatamente avvicinandosi al mio orecchio per farsi sentire al telefono.
Quando percepii che non si era ancora allontanato ma anzi aveva iniziato a far partire una scia di baci bagnati sul mio collo, rabbrividii. Trovai una scusa per chiudere la chiamata e poi mi lascia andare ai baci di Noah, con brevi sospiri.
"Voglio andare dai miei genitori Ethan, voglio essere coraggioso come te" disse poi alzando la testa e, inizialmente un po' deluso dalla fine di quelle attenzioni, rimasi a bocca aperta. Dopo annuii.
Avevo capito che Noah voleva essere per me un riferimento non solo amoroso ma forse, anche di protezione. Se lui non avesse parlato con i suoi genitori avrebbe indicato una specie di vigliaccheria che io,Ethan Carson, non avevo avuto.

Quindi,come lui era stato partecipe di quel momento difficile, anche io,in una giornata solleggiata della seconda settimana di marzo, lo accompagnai a casa sua. Lo vidi suonare il campanello ed essere riconosciuto con gioia dalla domestica.
Una volta varcato il cancello, avendo la visione dietro la casa della piscina dove io e Noah ci eravamo per la prima volta scoperti, ho sospirato e, dopo una quantità di tempo infinita che in realtà forse saranno stati 3 minuti, tutta la sua famiglia era scesa nell'ingresso.

Provai ad immaginare i loro occhi, che accoglievano la visione di un ragazzo che non era più come loro figlio: moro, dal portamento altezzoso, sempre elegante. Oltre ad aver tinto i capelli, Noah si vestiva semplicemente,come una qualsiasi persona, e si, forse il portamento era ancora un po' quello altezzoso che lo caratterizzava ma era anche tanto riservato e più sicuro di se.
"Noah" disse la madre con voce rotta e sorpresa.
Pensavo che il grigio si sarebbe espresso in un discorso vendicativo, con le sue giuste spine di rimorsi. Che avrebbe espresso il suo odio verso quel mondo.

Invece mi lascio a bocca aperta quando disse soltanto:"Sono tornato".
E devo ammetterlo, ci rimasi male.
"Sono tornato" non intendeva solo che gli aveva perdonati. Era tornato dalla sua fuga, per restare. Certo, non pensavo che io e Noah saremmo vissuti per sempre insieme ma ci speravo.

Subito a quelle parole la madre e Beatrice gli si buttarono addosso per abbracciarlo.
"Grazie Dio" sussurrò la madre mentre era ancora stretta a lui.
Noah asciugò le lacrime alla due bionde poi esse si girarono verso di me.
Beatrice mi guardò come se ormai fossimo amici e contagiò il sorriso anche alla madre ed il padre. Non mi fecero domande, nè le fecero a Noah.
Solo, mi accettarono. E accettarono anche loro figlio.

E quindi credo che stiamo arrivando al momento più triste forse, quando ho visto Noah scendere i gradini correndo con lo zaino del trasferimento sulle spalle.
Lo seguii tutto il tempo: in macchina, in giardino, in casa, in camera. Avevo fatto da poco un tour completo della gigantesca casa ma mi trovavo a mio agio solo nella camera di Noah.
Infatti appena arrivati mi sdraiai sul letto e rimasi lì, pensieroso, a guardare il soffitto.

Ad un certo punto il viso di Noah mi si parò davanti: "Tutto ok?"
"Si certo",si stese meglio su di me.
"Sai che non puoi mentirmi" disse poi infilando una mano tra i miei capelli, avevo notato che gli piaceva molto farlo.
Allora in risposta sospirai poi dissi:"Solo...mi mancherai"
"Anche tu zuccherino" mi baciò dopo aver fatto un'espressione triste, tra le poche chiare di Noah.

Man mano il bacio divenne più forte, bollente. Tanto che si diffuse sul collo, prima, e poi su ogni centimetro di pelle. Non avrei mai immaginato di potermi trovare in una situazione del genere, così tanto stupenda. Pelle contro pelle, labbra contro labbra, la nascita di un sentimento già provato ma mai sperimentato.
Quella fu la notte più bella della mia vita.
Toccarlo, essere suo.. Dio ancora oggi impazzisco al ricordo. Era tutto così perfetto, con Noah lo è sempre stato.
Quando fermandosi mi chiedeva se andava bene e io annuivo, lo tiravo e lo baciavo, perchè lui è e sarà sempre il mio unico amore. Lui e il suo corpo, la precisione delle sue mani su i miei angoli più nascosti. E la mattina, fu il paradiso, furono i suoi baci a svegliarmi, il ricordo imbarazzato della sera prima e poi gli abbracci, i "ora sei veramente mio".

E non facevo altro che sorridere,tanto che lo notarono anche Alex e Renè.
"Ma perchè così tanto felice?"chiese Alex la sera, appoggiato alla finestra accanto a Renè. Feci spalucce saltellando.
"Ma per caso tu e Noah..?" capii Renè.
E lì sfogai tutta la gioia raccontando i particolari. Cioè, non proprio tutti i particolari.
"Che bello l'amore" commentò la riccia a racconto finito.
"Già.." disse Alex a bassa voce,guardandola.
Da quando Alex guardava così le ragazze?
Ci arrivai dopo, motivo per cui li lasciai soli.

Il mattino seguente andai a trovare Noah e risuccesse. Solo che questa volta fui io ad iniziare e lui più che pronto a continuare. Grazie a Noah, le mie insicurezze sparirono, ero solo un pezzo di carne nelle sue mani, e non mi interessava il mio peso o la mia grandezza, solo come Noah mi prendeva.
Ma a tutto c'è una fregatura e l'avrei scoperta solo una settimana dopo.
Fu proprio il grigio a dirmela una sera che eravamo abbracciati a non fare niente, solo guardare le ombre della notte sul muro. Non c'era imbarazzo, e forse amore significa anche condividere i silenzi.

Mi disse che sarebbe andato al collage l'anno prossimo, uno scelto da lui personalmente. Per una volta non era una marionetta ma una persona con diritto di scelta, mi confidò.

Ma non stavo ragionando le sue parole: stavo pensando che mancava pochissimo alla fine della scuola, all'estate. Tre mesi in cui avrebbe dovuto preparare tutto per il trasferimento e non avremmo avuto tempo per noi.
E all'inizio della scuola poi? Ci saremmo lasciati per la distanza?
E io che avevo adattato la possibilità di rimanere un altro anno nella scuola che tutt'ora frequentavo, avrei camminato per quei corridoi senza di Noah? Ormai niente aveva più senso se lui non c'era.
Lo strinsi a me e piansi sulla sua maglietta, in silenzio.



Angolo autrice:
Solo, scusate per il tempo che ci ho messo ad aggiornare, ma quest'anno avevo gli esami e ho studiato come una matta. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto 🌺
•Revisione (22 agosto 2019):
Ho cambiato il periodo da presente a passato per articolare meglio gli scambi temporali e,come mi piace chiamarli, gli skip time. Credo di averlo fatto in maniera leggera, se peró secondo voi può essere considerato un errore(grammaticalmente e verbalmente parlando)non esitate a scrivermelo esponendo il vostro pensiero. A me sinceramente piace molto ma c'è sempre da imparare, bye❤️

Rain of feelings  -Tematica GayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora