Capitolo tre

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Nightmare tornò al suo castello, voglioso di raccontare tutto a tutti. Varcò l'arco a sesto acuto che componeva l'entrata avanzando imperterrito lungo i corridoi rivestiti da tappeti viola scuro, contornati di bianco e con, appesi ai muri, quadri su quadri, anche abbastanza costosi.
Torce incandescenti illuminavano le pareti, ancorate ad esse con dei appositi contenitori. Il fuoco crepitava, mentre i passi del ragazzo si facevano sempre più udibili a tutti, enunciando il suo ritorno.
Si infilò nella stanza a lui principale, cioè dove perdevano solitamente posto il suo gruppo di distruttori. Si sedette nel lungo tavolo, mentre tutti si rimettevano composti, attendendo le notizie del capo.
Error, svogliatamente, rivolse una mezza occhiata al Protettore degli Incubi, colmo di disprezzo. Le occhiaie più evidenti del normale e mescolava un caffè lentamente, perdendosi nella poca schiuma della tazza. «Allora? Hai notizie o sei andato lì solo a cazzeggiare?» disse aspro, posando le labbra sul bordo della tazzina e sorseggiando in modo leggermente rumoroso, forse proprio per attirare l'attenzione.
«Il piano è andato in modo magnifico.» mentì Nightmare, iniziando a raccontare della "gita" in quell'AU mai conosciuto da nessuno dei membri. Parlò di come aveva reso polvere gran parte della popolazione, e dello strano Sans di cui ancora non conosceva il nome. Disse riguardo l'articolo sul giornale, ma non proferì parola riguardo il fatto che l'avrebbe rapito, anche perché non si fidava dei suoi compagni, e non ne era certo di riuscirci.
Le figuracce non erano il suo genere di divertimento, soprattutto quando era lui a farle, però si lasciò sfuggire un dettaglio che diede nell'occhio ad uno dei suoi compagni di squadra, a quello che consideravano il più attento.
«E dimmi, genio del male, come mai avevi bisogno di far suicidare persone? Gli Star Sanses ti avevano per caso battuto?» chiese Error, ghignando dietro la tazza di ceramica.
«Io... sì, ok? Erano in tre contro uno e-» venne interrotto il maggiore.

«Io mica mi faccio battere, quando sono contro quelle principesse, hah!» esclamò, non riuscendo a trattenere una risatina, il glitch. Nightmare non ci vide più, umiliato davanti ai compagni di squadra dal suo stesso ex.
Lo afferrò con uno dei tentacoli, sollevandolo in aria e facendo cadere la tazza, spargendo cocci e caffè ovunque. «Se non ti va bene, per me puoi anche andartene da questo stupido gruppo!» esclamò, lanciandolo contro una parete, facendo cadere due delle torce che illuminavano la stanza.
Il glitch tremava, mentre gli occhi iniziavano a riempirsi di lacrime e le gote diventavano giallastre, in procinto di piangere, impaurito da tale contatto così improvviso ed inspiegato per lui. Cercò di riprendersi dalla sua fobia, aprendo un portale e scappando nell'antivoid, dove iniziò a sentire fin da subito dei singhiozzi, di cui il produttore cercava di trattenere e strozzare in tutti in modi.
Nightmare guardò i glitch scomparire dopo il mezzo di teletrasporto, stranito da tale comportamento.
Error si era abituato a essere toccato dal ragazzo moro, eppure, questa volta, ha avuto un vero e proprio attacco di panico, controllato a stento. Eppure ignorò. «Ad ogni modo... userò quell'AU solo per ricavarne negatività» alterò ancora la verità, infilandosi le mani pallide nelle tasche, sorridendo ai compagni. «Per un po' lascio a Blight il controllo di questo gruppo, ok?» disse, mentre il marinaio si alzava in piedi, assieme agli altri, pronti a dileguarsi da quella breve ma interessante assemblea.
I tentacoli si ritrassero nella schiena del Protettore degli Incubi, dopo che gli altri se ne furono andati, raccolse le torce, di cui i tizzoni stavano per dar fuoco ad uno dei tappeti color porpora.
Le ripose accuratamente al loro posto, sistemando le sedie e dirigendosi in un'altra stanza, non ché la sua camera da letto, sedendosi sul letto a baldacchino dalle stesse tonalità violacee e iniziando a pensare al grande colpo.
Per la prima volta dopo secoli, letteralmente, stava per lavorare da solo. L'idea, stranamente, lo entusiasmava, tanto ché non riuscì quasi a dormire, e gli ci vollero delle gocce di melatonina (che di solito usava un vecchio suddito, morto da poco), riuscendo finalmente a chiudere occhio.


Angolo autrice:
Oggi la solita prof che mi sorveglia ad alternativa non c'è, ma c'è quella di non so cosa (io sì, che dopo due anni non so manco quali docenti fanno quali materie) che ci ha lasciato ugualmente.
Mezz'ora per scrivere tutto, mentre ieri mi c'è voluto due ore. DUE ORE. Cioè... cos?
La scuola mi da 'na voglia innata d scrivere. Forse perché so di avere solo un'ora e per questo mi muovo. Welp... ho finito di parlare.
See ya!




Zucchero // Fluffymare (Human)Where stories live. Discover now